In un libro di meritato successo, Niente di vero, Veronica Raimo, a proposito d’una madre molto apprensiva nei confronti del figlio (di cui denuncia continuamente la scomparsa) scrive che “in quella particolare circostanza mio fratello non era ancora morto, ma ridotto in fin di vita. Si trovava in un garage dopo esser stato sequestrato e torturato da aguzzini del Partito democratico. Era da poco diventato assessore alla Cultura del Terzo municipio di Roma e di tanto in tanto capitavano delle scaramucce con i colleghi di partito”. A dispetto del titolo e dello stile deliziosamente paradossale (altro termine che ricorre in famiglia) nella scena immaginata l’arte imita la vita e, riguardo al Pd, perfino al di sotto del reale. Come del resto dimostrato dalla dialettica ferina sfoderata da Albino “Rocky” Ruberti e dai pistoleri pidini nell’O.K. Corrall di Frosinone. Che la politica sia sangue mescolata con quell’altra materia lì assai prima di Rino Formica lo avevamo appreso sui banchi scolastici a proposito delle Idi di Marzo, finite come sappiamo per beghe cesariste di partito. Cattive abitudini da cui, nella comune percezione Ztl, i Dem erano e sono considerati ontologicamente immuni. Come partito dei diritti e dunque naturalmente inclini a difendere immigrati, donne, gay e ad aiutare le vecchiette sulle strisce pedonali.
Senza contare il tratto così garbato dei suoi leader più recenti, da Nicola Zingaretti a Enrico Letta, generi ideali nei sogni di qualunque mamma. Non dell’ansiosa signora Raimo, che forse qualcosa doveva aver intuito sulle turbe genetiche di un partito nato, s’è detto fino allo sfinimento, dalla fusione fredda tra l’eredità Dc e quella Pci. E che, pur tuttavia, col tempo, una qualche energia purtroppo non positiva deve averla generata soprattutto nel partito romano squassato da risse e inquinato da veleni (per non parlare di certe cointeressenze con Mafia Capitale). Tutto ciò come se nell’Urbe si fosse shakerata la parte peggiore di entrambe le pur gloriose tradizioni: le mani in pasta democristiane con l’asserita superiorità morale comunista. Comunque, a quanto sappiamo, Christian Raimo riemerse sano e salvo dal garage pd. Lo stesso non si può dire per l’ex capo di gabinetto del sindaco Gualtieri che, in mancanza di meglio, potrebbe ispirare una serie tv dal titolo: “Romanzo frusinate”, oppure: “Te devi inginocchià”.