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CARO ENERGIA: L’UE IN ALLERTA, DRAGHI E I SUOI MINISTRI METTONO LA TESTA SOTTO LA SABBIA. L’energia resta un tema caldo nella campagna elettorale e non solo. Il prezzo del gas ad Amsterdam oggi si è attestato sui 272 euro al megawattora. La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen è tornata a dire che l’interruzione delle forniture dalla Russia è una possibilità reale. Il prezzo dell’energia è esploso in tutti i Paesi europei. C’è la data per la riunione straordinaria dei ministri europei dell’Energia: si terrà il 9 settembre. La novità è che oltre a intervenire in emergenza Bruxelles starebbe lavorando per riformare strutturalmente il mercato dell’elettricità: a dirlo è la stessa von der Leyen. Invece, la data del Consiglio dei ministri italiano non c’è. Forse non ci sarà neanche il Consiglio dei ministri. Dopo gli allarmi delle associazioni e dei partiti in campagna elettorale, il governo di Mario Draghi fa sapere che preferisce gestire la questione con riunioni tecniche, che è difficile che gli interventi arrivino questa settimana, e il premier esclude del tutto lo scostamento di bilancio. Insomma, l’urgenza dell’autunno non sembra impensierire i Migliori. Poi c’è la tesi espressa ancora oggi da Mariastella Gelmini, ministra uscente per gli Affari regionali ora nelle fila di Azione: “Se il governo non fosse in carica solo per gli affari correnti sarebbe tutto più semplice”. In questi giorni lo hanno ripetuto Renzi, Calenda, Di Maio ed Enrico Letta: doveva restare Draghi. Sul Fatto di domani vedremo che non è vero che il governo è limitato (e anzi dovrebbe farsi avanti per le emergenze) con il parere del costituzionalista Gaetano Azzariti.
IMMUNITÀ PARLAMENTARE, NORDIO IMBARAZZA LA DESTRA. LEGA: “NON È UNA PRIORITÀ”. Tornare all’epoca in cui su deputati e senatori non si poteva indagare. La proposta avanzata da Carlo Nordio, candidato nelle liste di Fratelli d’Italia, riporta le lancette della politica a prima del 1993, quando con lo scoppio di Tangentopoli si riformò l’istituto dell’immunità parlamentare (previsto dai costituenti) e si decise di limitare l’autorizzazione del Parlamento solo ai casi di perquisizioni, arresti non in flagranza, intercettazioni e sequestro di corrispondenza. Oggi Nordio (che era uno dei nomi della triade di centrodestra per la Presidenza della Repubblica) ha difeso la sua idea di “riforma della giustizia” (in direzione dell’impunità), riconoscendo che bisognerebbe spiegarla bene perché non appaia un favoritismo alla casta. Le sue parole sono state accolte con un silenzio imbarazzato. Anzi, il leghista Andrea Ostellari, presidente della Commissione giustizia a Palazzo Madama, ha espresso parere contrario: “Senza polemica con l’amico Carlo Nordio, l’immunità per i parlamentari non è una priorità per gli italiani, quindi non lo è per la Lega”. Sul Fatto di domani vedremo che impatto ha avuto la proposta dell’ex pm sulla coalizione. Intervisteremo poi sullo stesso tema il magistrato Eugenio Albamonte (ex presidente dell’Anm), che si oppone fermamente all’ipotesi.
LE “STRANE” COINCIDENZE TRA SALVINI E MELONI: LA RINCORSA DELLA LEGA SU FDI. Nel frattempo, è un caso la coincidenza di agende tra la campagna elettorale di Matteo Salvini e quella di Giorgia Meloni. I due leader alleati e concorrenti si ritrovano spesso nelle stesse date nella stessa Regione, a volte a pochi chilometri di distanza. Guardando i sondaggi è inevitabile non pensare a una “rincorsa” del leghista su Fratelli d’Italia. Oggi i due hanno provato a smentire la rivalità con una foto insieme. Anzi a pubblicarla è stato Salvini su Facebook, aggiungendo il commento: “Lasciamo alla sinistra divisioni. Uniti si vince”. Meloni si limita a ritwittare e ha dichiarare alle agenzie che “non c’è nessun derby in corso”, ma il tempo da qui al 25 settembre è poco ed è normale che le agende coincidano. Oggi erano entrambi a Messina, per dire. Il tempo dello scatto e le divisioni erano già tornate in primo piano, comunque. E su una questione tutt’altro che irrilevante a destra come i flussi migratori. Fratelli d’Italia ha proposto addirittura il blocco navale contro gli arrivi, mentre Salvini, che sul tema ha costruito la sua ascesa politica nel 2018, ha sostenuto più modestamente che basterebbe riattivare i decreti sicurezza (“li reintrodurremo al primo Consiglio dei ministri”, ha detto oggi). Sul Fatto di domani vedremo che la Sicilia è terra di più di uno scontro nel centrodestra.
UCRAINA, “BOMBE DI KIEV” SU ZAPORIZHZIA. SCHOLZ CALZA L’ELMETTO. Dopo giorni di scambi di accuse sulle responsabilità per i missili caduti vicino alla centrale nucleare, oggi i filo-russi denunciano un bombardamento ucraino che avrebbe colpito il tetto di un edificio di Zaporizhzia. La prova sarebbe il fatto che il proiettile verrebbe da un obice di fabbricazione americana. Intanto l’Aiea ha confermato la missione presso la centrale, che durerà da mercoledì a sabato. Nel frattempo Olaf Scholz ha assunto una inedita postura bellicista. Ignorando l’appello con cui 40 deputati della SPD hanno chiesto iniziative diplomatiche e meno armi, dopo essersi fatto fotografare a bordo di un panzer destinato a Kiev il cancelliere tedesco oggi è passato all’aviazione. Ha caldeggiato la costruzione di un sistema di difesa aereo europeo e ha affermato che “la Germania assumerà una responsabilità particolare per l’assetto dell’artiglieria e della difesa aerea ucraina”. All’opposto, nel Regno Unito, dove il nuovo premier sarà deciso dalle primarie dei Conservatori domenica, cominciano a filtrare dubbi sulla capacità di continuare a inviare aiuti militari all’Ucraina, causa recessione alle porte. Sul Fatto di domani vedremo cosa sta succedendo nei due Paesi.
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