Piombino&C.

Cingolani e il bluff dei rigassificatori: le date non tornano

Tempi lunghi - Inverno scoperto: lavori finiti in aprile e a fine 2024 per Ravenna. Problema: qualunque addetto del mercato sa che non è così e si chiede se il ministro possieda dati sconosciuti al settore o stia solo bluffando

3 Settembre 2022

Forse, a furia di ripeterlo, Roberto Cingolani se ne è davvero convinto. D’altronde il ministro della Transizione ecologica lo ha ribadito anche ieri: “La cosa importante sono i rigassificatori, per essere in sicurezza dobbiamo averli installati a inizio dell’anno prossimo per usufruire delle nuove forniture africane, se no potremmo avere dei problemi”, ha detto al Tg1. Ne è talmente sicuro che il piano d’emergenza italiano è costruito su quest’assunto. Problema: qualunque addetto del mercato sa che non è così e si chiede se il ministro possieda dati sconosciuti al settore o stia solo bluffando. Nel secondo caso rischia di essere un serio problema. I rigassificatori servono a riportare in forma gassosa il gas naturale liquefatto (Gnl) che arriva via nave, ora essenziale per sostituire le forniture russe. Con la guerra è partita la corsa ad accaparrarsi quelli mobili via nave, che hanno tempi più rapidi degli impianti fissi. La Germania ne ha acquistati ben 5, l’Italia due con Snam, la società pubblica che gestisce la rete nazionale del gas. A maggio, per 350 milioni di dollari, ha preso la nave Golar Tundra, a luglio la Bw Singapore (400 milioni). La prima è la più rilevante nei piani del governo: dovrebbe garantire 5 miliardi di metri cubi di gas in più l’anno, e il governo ha scelto il porto di Piombino come destinazione, almeno per i primi anni.

Come noto, su quest’opera è in atto uno psicodramma politico, con i partiti favorevoli a livello nazionale e contrari sul territorio, a partire dal sindaco Francesco Ferrari di Fratelli d’Italia. La realtà è che l’opera si farà, ma il vero problema è che le tempistiche non tornano: se va bene, non sarà pronta prima di aprile, anche se potrà contare sull’iter iper-veloce previsto dal governo nel decreto Aiuti con tanto di commissario straordinario (il presidente della Regione Eugenio Giani). In sostanza, niente normale Valutazione di impatto ambientale, ma una procedura semplificata con 30 enti coinvolti nella conferenza dei servizi. Quest’ultima sarà convocata entro il 19 settembre, per concludere l’iter entro il 29 ottobre: 120 giorni in totale. Poi partiranno i lavori, che nel cronoprogramma si dovrebbero concludere ad aprile 2023: vanno infatti costruiti 9 km di gasdotto per collegare la nave – che non arriverà prima di febbraio – alla rete Snam. Nello stesso comunicato con con cui annunciava l’acquisto della nave, a luglio, Snam spiegava che “l’avvio di Golar Tundra come Fsru, è atteso durante la primavera del 2023”. Chi lavora al dossier, considera questi tempi un record (va anche aperto il bando per trovare i fornitori), il dubbio è che che alla fine si arrivi all’estate.

Come si intuisce, in ogni caso, Piombino non servirà per l’anno termico 2022/23, che si chiude ad aprile. Eppure il governo sembra ignorare questo fatto. Giovedì in Cdm, illustrando il piano italiano per fare a meno del gas russo, Cingolani ha ribadito ai colleghi che se Piombino non verrà realizzato, “c’è il rischio concreto di andare in emergenza nel marzo 2023”. Non è una boutade, è scritto nero su bianco nella bozza già presentata a luglio scorso. Quel documento sosteneva di poter scavallare l’inverno anche in caso di stop totale dei flussi. Con un caveat, però: “In tutti gli scenari valutati – si legge – è di fondamentale importanza che il primo rigassificatore galleggiante entri in funzione entro gennaio 2023 e il secondo entro la fine del 2023”. Anche senza menzionare gli altri assunti del piano – assai generosi (dagli stoccaggi pieni e totalmente utilizzati, agli 8 miliardi di mc di Gnl in più previsti per il 2023, fino al prezzo del gas come variabile non rilevante) – è evidente che c’è un gigantesco equivoco alla base. Da cronoprogramma, peraltro, l’altra nave, la Bw Singapore, dovrebbe entrare in funzione nel terzo trimestre 2024 e non “a fine 2023”, né tantomeno “a inizio anno prossimo”, come detto ieri da Cingolani, anche perché il rigassificatore sarà collegato a 10 chilometri al largo di Ravenna e il collegamento da realizzare è lungo 40 km.

Il governo, però, finge che non sia così. E con esso metà dell’arco parlamentare, che parla di Piombino come uno spartiacque salvifico. Citeremo, a titolo di esempio, l’appello di Matteo Renzi a Giani di giovedì: “Se la Regione Toscana non sblocca la nave rigassificatrice a Piombino, noi rischiamo il razionamento”. Giani però non sta bloccando niente. A pensare male, si sa, si fa peccato, ma sembra si stia preparando il capro espiatorio se si dovesse arrivare al disastro.

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