“Sinistra è chi la sinistra fa”. Parola di Stefano Fassina che prende in prestito le parole del “filosofo” Forrest Gump per sottolineare gli applausi che hanno accompagnato l’intervento di Giuseppe Conte del Movimento 5 Stelle di fronte alla platea della sinistra dispersa che non ha più casa nel Pd. “Conte che ringrazio ha interrotto la sua campagna elettorale per venire a parlare qui”, dice Fassina, padrone di casa al centro di via dei Frentani a Roma che ospita la presentazione del suo libro “Il mestiere della sinistra” (Castelvecchi) a conclusione di una tre giorni della sua scuola politica, “Patria e Costituzione”. E sinistra è chi la sinistra fa, a prescindere da chi se ne intesta la storia o la tradizione.
“Il blocco dei licenziamenti durante la pandemia l’abbiamo fatto solo noi e la Spagna assumendoci una responsabilità non scontata né facile”, ha detto Conte rivendicando le scelte operate a Palazzo Chigi di fronte al Covid, che “ha rotto il verbo del neoliberismo segnando un ritorno almeno da noi al welfare state. È stata – ha aggiunto – una scelta valoriale, quella di non lasciare indietro nessuno. Mettendo in salvo 300 mila posti di lavoro e permettendo al tessuto produttivo di mantenersi resiliente”.
La platea di sinistra applaude anche quando il leader pentastellato la butta lì: “Non mi sentirete parlare di sinistra e non perché io la consideri uguale alla destra. Ma perché noi abbiamo ripensato al Movimento dalle basi a partire dal manifesto progressista che abbiamo posto a fondamento della nostra prospettiva dove la questione morale è fondamentale perché la dimensione economica non può che essere intrecciata da uno spirito solidaristico”. Questione morale, transizione ecologica che “è necessaria e conviene”, lotta al cambiamento climatico, empowerment femminile, contrasto alla dispersione scolastica, giustizia sociale e lavoro “che vuol dire contrastare la piaga perniciosa del lavoro sottopagato perché con 3 euro lordi all’ora non si fa la spesa”. Pilastri di un neoumanesimo che non sono parole d’ordine da campagna elettorale. “Vorrei sapere la politica cosa intende fare a fine settembre quando scade il decreto Dignità. Per me una politica progressista è dire stop al precariato e dare una prospettiva di vita ai giovani. La nostra è un’agenda progressista che parla al popolo democratico”, ha detto Conte mettendo in mora il Pd pur senza mai nominarlo. Nomina invece il governo che “deve dire la verità: nell’Ue non c’è stata alcuna risposta all’emergenza energetica. È stata una sconfitta. Non possiamo aspettare che la Germania pieghi le ginocchia”. E ancora: “Le sanzioni alla Russia vanno mantenute ma la politica non la possiamo affidare a Washington anche perché gli interessi strategici degli Usa non sempre coincidono con quelli dell’Europa. Queste cose dobbiamo avere il coraggio di dirle anche ai nostri amici tedeschi che come risposta al conflitto hanno risposto con un riarmo da 100 miliardi. Che idea di Europa è questa?”.
Insomma sull’energia, ma anche sul negoziato di pace occorre essere ambiziosi. “La pace va costruita altrimenti finirà che prima o poi i governi abbandoneranno l’Ucraina in braghe di tela come è stato in Afghanistan”.