“Reginetta di coattonia”, la definisce Francesco Merlo rispondendo ai lettori di Repubblica, che assai deplorano la Giorgia Meloni “paonazza che urla contro le sinistre”. In origine il termine “coatto” era assimilato alla malavita delle periferie (i sottoposti a provvedimenti di PS). Parola che nel vernacolo romanesco ha poi finito per comprendere un’intera categoria di personaggi rozzi e sguaiati. Non proprio un complimento, anche se la leader di FdI ammette di scaldarsi un po’ troppo nei comizi (“Io ci provo a essere più pacata, ma sono della Garbatella e l’anima ogni tanto esce”).
Senza contare la canzone del 1998 dedicata all’allora giovanissima leader di Azione studentesca dalla band di estrema destra “Aurora”. “Coatto antico in un corpo da bambina. Ce tieni un core grosso e ’na mente fina. Coatto antico dici troppe parolacce. Ma quanta grazia con il trucco e con le trecce”. Quattro versi in rima baciata, che la premier in pectore ricorderà sicuramente come uno scherzo goliardico da cui lei, “coatta antica”, non si sarà sentita offesa, anzi. Tutto bene dunque se alla “reginetta” non fossero attribuiti i pieni poteri su “coattonia”, nel caso in esame non esattamente una piccola comunità borgatara ai margini dell’urbe.
Bensì quei sette-otto milioni circa di cittadini italiani (forse anche di più) a leggere quel 23-24% che i sondaggi attribuiscono al simbolo con la fiamma tricolore incorporata. Va da sé che una così vasta porzione dell’elettorato non possa essere definita e marchiata come un’Italia borderline, triviale e paonazza in volto. Simile a una plebaglia che emerge urlante dai vicoli per dare l’assalto alla Bastiglia-Palazzo Chigi. Così come i sostenitori del Pd non sono tutti “radical chic” racchiusi nelle ztl della grandi città (compresi i pariolini che non votano tutti per Calenda). Sarebbe come pretendere che i voti 5Stelle provengano tutti dai percettori del reddito di cittadinanza, sdraiati su comodi divani a non far nulla. Il dileggio dei leader (e tra i leader) non dovrebbe mai oscurare il principio secondo il quale i cittadini hanno uguale dignità sociale e politica (articolo 3 della Costituzione). Si chiama rispetto per le opinioni altrui, anche per quelle che non condividiamo. Il resto è razzismo.