SUL PALCO DEL FATTO: ILARIA CUCCHI, ROBERTO SPERANZA, CARLIN PETRINI E ROBERTO SCARPINATO. ll ministro della Salute Roberto Speranza recita il mea culpa della sinistra, per aver abbandonato i più deboli alla mercé dei rischi della globalizzazione. Ilaria Cucchi invece ricorda il suo passato di destra e mette in guardia sui rischi di un governo con Meloni premier. Sul palco della festa del Fatto, con Paola Zanca e Alessandro Mantovani, gli esponenti del centrosinistra rispondo alle nostre domande sulla sanità, sul futuro governo e sulla crisi energetica. Contro il caro-bollette, senza citare scostamenti di bilancio, Speranza auspica un intervento “il più corposo possibile”. Ilaria Cucchi invece morde Meloni: “Sono terrorizzata, so cosa vuol dire annientare e calpestare i diritti umani”. Dopo di loro è il turno del centrodestra: Annamaria Bernini (Fi), Giovanni Donzelli (Fdi) e Federico Freni (Lega) – intervistati da Peter Gomez e Fabrizio D’Esposito – hanno parlato dello scenario che si aprirà dopo il voto. Sulla carta, tutti d’accordo: basta governi di unità nazionale. Ma la distanza tra è emersa su altri temi: Reddito di cittadinanza, flat tax a diritti civili. Sul giornale troverete la cronaca anche degli altri incontri: “Cos’è la transizione ecologica” con Carlin Petrini, intervistato da Ettore Boffano e Luca Sommi; “La restaurazione a 30 anni dalle stragi” con Roberto Scarpinato, sul palco insieme a Gianni Barbacetto e Giuseppe Pipitone (clicca qui per il programma completo).
L’INCIUCIO DOPO IL VOTO. Letta ha giurato: “Mai con la Meloni”. Giorgia lo ripete: governerà il centrodestra. Al coro contro le larghe intese oggi si è aggiunto Silvio Berlusconi: “Appartengono a una stagione politica finita, avremo una maggioranza ampia”. Ma la possibilità di un governo all’insegna della “condivisione” resta sul tappeto, come scriviamo oggi sul Fatto Quotidiano. L’articolo riporta gli incontri avvenuti tra il Quirinale e la leader Fdi. Oggi il Colle smentisce le date dei colloqui (agosto) senza negare che siano avvenuti. Non è mistero l’attenzione del Presidente ai dicasteri chiave: Economia, Viminale, Difesa e Farnesina. E del resto, di fronte ad una legislatura “da far tremare i polsi” – crisi energetica, guerra in Ucraina, pandemia, Pnrr – Giorgia Meloni oggi ha messo le mani avanti: “Non siamo messi bene e non verrò qui a dirvi facciamo i miracoli, no…”. L’aspirante premier potrebbe scegliere la via della collaborazione con le altre forze in Parlamento, oltre ad affidare i dicasteri chiave a ministri tecnici. Intanto, Fratelli d’Italia si prepara a governare assoldando i leader (o lobbisti?) di varie categorie e associazioni: balneari, cacciatori, tassisti, Family Day. Sul giornale di domani i retroscena dell’inciucio in “salsa Meloni” – con un’intervista a Massimo Cacciari – e la nostra risposta alla nota del Colle.
LA TRAMA DEL CENTRINO. Neppure Matteo Renzi sembra apprezzare la soluzione del “governissimo”, qualora a palazzo Chigi andasse l’ex ministra della Gioventù: “Se c’è un governo Meloni io voto contro, se c’è Draghi a favore”. Ma di giravolte se ne intende, l’uomo di Rignano, che intanto manda un pizzino a Giorgia: “Non so se vinci ma sappi che ogni due anni faccio cadere un governo”. In attesa del voto, le manovre al centro sono già iniziate. Soprattutto in Campania dove Renzi sta corteggiando i Cesaro, il padre Luigi e il figlio Armando: il primo, senatore berlusconiano, è noto come Giggino a Purpetta; il secondo è un ex consigliere regionale di Forza Italia, recordman di preferenze con più di 22 mila nel 2015. Sul giornale racconteremo il dialogo del Terzo Polo con i resti del berlusconismo. Poi poseremo una lente sugli accordi tra Renzi e Calenda: doveva essere un patto paritario, ma non è detto che i seggi saranno divisi in parti eque. Infine andremo in Calabria, per osservare da vicino la campagna elettorale di Maria Elena Boschi. Quattro anni dopo la candidatura a Bolzano, la renziana di Arezzo è stata paracadutata nel profondo sud.
UCRAINA, PERICOLO ATOMICO A ZAPORIZHZHIA. Dopo l’allarme dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), oggi anche il presidente francese Emmanuel Macron rivolge il suo appello: “Per garantire la sicurezza e l’integrità degli impianti nucleari, siamo al fianco del presidente Zelensky nel chiedere alle forze russe di ritirarsi dall’area”. L’arcivescovo di Kiev accusa i russi di usare “persino la centrale di Zaporizhzhia come scudo umano”. Sul Fatto di domani leggerete un approfondimento sui rischi nucleari in Ucraina, oltre alla cronaca dei combattimenti. Prosegue la controffensiva ucraina nel nordest, iniziata il 6 settembre per recuperare il terreno ceduto ai alle truppe di Mosca. Al centro dello scontro ora ci sono le città di Kupiansk e Izyum, a sud di Kharkiv. A Izyum, anche i filorussi ammettono come la situazione sia “molto difficile”. Per le forze ucraine, Kupiansk sarebbe tornata sotto il controllo di Kiev. Ma in tutta la regione di Kharkiv non si fermano i bombardamenti. Anche a Sud, nell’area di Kherson, va avanti il contrattacco. Secondo Zelensky, i soldati di Kiev sono riusciti a penetrare “fino a 50 chilometri nel territorio precedentemente controllato dalla Russia”.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Covid. Oggi i nuovi casi sono 15.565, 18 i decessi. Ma i contagi in età scolare nell’ultima settimana sono aumentati dell’11%. Pessima notizia, a ridosso della riapertura della aule.
Cordoglio criminale. Andremo a Orta Nuova (provincia di Foggia), dove vige il lutto cittadino per la morte di un boss.
Lampedusa. I militari sull’isola sicula – che si occupano dei salvataggi in mare dei migranti – si ribellano, attraverso il sindacato, per le loro condizioni di lavoro massacranti.
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