Oltre l’immaginabile. Le esequie pubbliche di un figlio del capo clan locale, ucciso per futili motivi, vengono vietate dalla questura in ragione dello “spessore criminale” del papà del defunto, ma omaggiati, con la proclamazione del lutto cittadino, dall’amministrazione comunale.
Bandiere a mezz’asta ieri mattina a Orta Nova, uno dei paesi della provincia foggiana conquistati dalla criminalità organizzata al punto che il sindaco, Domenico Lasorsa, avverte la necessità di stringersi alla famiglia di Francesco Gaeta manifestando, nel modo più solenne e ufficiale, il dolore di tutta la comunità per la scomparsa del figlio Andrea, freddato a colpi di pistola dopo una lite provocata dalla gelosia dell’omicida verso la sua ex fidanzata legata appunto al figlio ventenne del boss.
Il sindaco, ufficiale di governo, decide di farne carta straccia del provvedimento di pubblica sicurezza emesso dal questore per gravi motivi di ordine pubblico e annuncia il lutto cittadino nelle due ore (dalle 8 alle 10 di ieri mattina) previste per lo svolgimento della cerimonia privata.
Domandarsi cosa sia oramai lo Stato, anzi dove sia finito lo Stato, pare purtroppo una considerazione consumata e vuota. Ancora di più in questo territorio a nord di Foggia, divenuto il recinto entro il quale la criminalità ha deciso di rifiutare ogni potere pubblico asservendo le funzioni statuali ai propri interessi. La Capitanata, la grande piana un tempo nota per essere il granaio d’Italia è così divenuta il fortilizio del crimine, il terreno di scontro e di sfida con lo Stato.
Resta da interrogarsi se la ministra dell’Interno non intenda, come immaginiamo, stabilire che i confini della legalità sono stati di molto oltrepassati, l’immagine dei poteri pubblici oltraggiata e derisa e quindi provvedere a rimuovere dalle funzioni il sindaco che l’ha nei fatti sfregiata.