Insieme al successo di Fratelli d’Italia, l’astensionismo record è il risultato più netto che esce da queste elezioni. Sarebbe un errore attribuirlo a una generica apatia della cittadinanza, ma anche a moralistici giudizi sulla scarsa qualità del ceto politico. La motivazione più profonda è di natura istituzionale e riguarda i frutti avvelenati della sistematica opera di annichilimento della partecipazione popolare realizzata nei decenni da partiti e da poteri di ogni colore e orientamento.
Anche solo guardando il 2022, come periodo terminale di un processo ultradecennale di degenerazione delle istituzioni, sono state definitivamente cancellate senza alcuna risposta una serie di leggi di iniziativa popolare depositate in Parlamento già nella scorsa legislatura. Soprattutto, è stato impedito all’elettorato di esprimersi con un referendum sui temi del fine vita, della cannabis e dei magistrati, vanificando la partecipazione di 2 milioni di persone che avevano sottoscritto le proposte dell’Associazione Luca Coscioni.
L’ultimo capitolo dell’“anno orribile” per la partecipazione è stato scritto dall’attuale governo, che ha accolto nell’assoluta indifferenza la richiesta di riconoscimento della firma digitale per la presentazione delle Liste alle elezioni. La pietra tombale alla questione è stata posta dai tribunali, che si sono rifiutati di esaminare per tempo la questione della validità delle firme digitali raccolte dalla lista Referendum e Democrazia con Cappato, promossa da Eumans per elezioni che – ancora una volta – hanno visto l’esclusione al voto di almeno cinque milioni di fuorisede. La mia gratitudine va in particolare alle persone che hanno esercitato il diritto di rilasciare una dichiarazione ai seggi per denunciare la violazione dei diritti civili e politici dei cittadini sulla legge elettorale che impedisce libertà di voto, sulla firma digitale, sulla divisione binaria maschio/femmina ai seggi.
Ora che le elezioni sono passate diventa ancor più inutile agitare la paura dell’“uomo nero”, in questo caso donna. Serve invece ricostruire le possibilità per la partecipazione democratica, attivando gli strumenti esistenti (referendum, leggi di iniziativa popolare, deliberazioni locali) e creandone di nuovi, come le assemblee civiche estratte a sorte, che riproporremo al nuovo Parlamento a partire dal tema dei cambiamenti climatici. Se davvero si aprirà il cantiere delle riforme istituzionali, la partecipazione democratica sarà la nostra priorità.
Nel merito, ogni legge che intendesse far fare passi indietro sul piano delle libertà civili e del diritto all’autodeterminazione ci troverà pronti a utilizzare i referendum abrogativi, non senza riformare radicalmente le possibilità per la Corte costituzionale di continuare a impedire la libera espressione della volontà popolare.
Di questo, delle disobbedienze civili, delle iniziative giudiziarie e di tanto altro discuteremo all’Università di Modena, in occasione del Congresso dell’Associazione Luca Coscioni e dell’Assemblea di Eumans dal 13 al 16 ottobre. Sarà il primo Congresso senza Gianfranco Spadaccia, il cui contributo alle principali riforme sui diritti civili nel nostro Paese costituisce una memoria indispensabile per affrontare le sfide del futuro.
*Associazione Luca Coscioni e Co-presidente di Eumans