Pandemia energetica. Viaggio in 11 grandi strutture da Torino a Palermo. La Fiaso: “Nel 2022 la spesa passa da 1,4 a 3 mld, difficile così investire su ricerca”. Le rinnovabili? Un miraggio
A Roma, il policlinico “Gemelli” nel 2022 dovrà affrontare rincari dell’energia elettrica di quasi il 400% rispetto all’anno precedente. L’azienda ospedaliera di Torino del 209%. E le bollette di luce e gas per il Civico di Palermo raddoppieranno. Tra i “beni primari” travolti dal caro energia ci sono anche gli ospedali. Da Nord a Sud. […]
A Roma, il policlinico “Gemelli” nel 2022 dovrà affrontare rincari dell’energia elettrica di quasi il 400% rispetto all’anno precedente. L’azienda ospedaliera di Torino del 209%. E le bollette di luce e gas per il Civico di Palermo raddoppieranno. Tra i “beni primari” travolti dal caro energia ci sono anche gli ospedali. Da Nord a Sud. E il sistema sanitario non troverà una boccata d’ossigeno neanche con l’incremento di due miliardi stabilito per il 2022 del fondo nazionale, denaro che verrà in larga misura assorbito dall’impennata della bolletta energetica a discapito degli investimenti per l’assunzione di personale, per nuove tecnologie e dell’abbattimento delle interminabili liste d’attesa, eredità dell’emergenza sanitaria.
“Partendo da una spesa di un miliardo e 412 milioni passeremo a quasi 3 miliardi – spiega Giovanni Migliore, presidente di Fiaso, Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere –. Siamo di fronte a un’altra drammatica emergenza. Il problema non è dato dai bilanci, che riusciremo a far quadrare, ma dal fatto che avremo scarsi margini di manovra per fare altri interventi, come il reclutamento di nuovo personale”. Gli ospedali sono strutture estremamente energivore. I macchinari diagnostici, tra Tac e risonanze magnetiche, non possono essere spenti. Così come le sale operatorie, i reparti di terapia intensiva, gli impianti di ventilazione. E non può essere abbassato neanche il riscaldamento. Perché l’assistenza deve essere garantita h24. “Una tac consuma quanto 80 lavatrici accese”, è la concretezza napoletana del direttore generale del Cardarelli, Antonio D’Amore. E 1,5 miliardi di costi in più per gas e luce sono una cifra considerevole, pari quasi alla spesa affrontata l’anno scorso per contrastare la pandemia di Covid-19 (1,7 miliardi). “Siamo tutti preoccupati, non riusciremo mai a superare una quota di risparmio dell’8% – aggiunge Migliore –. Questo non inciderà sulle prestazioni, ma sugli investimenti. E a pagare il prezzo più alto saranno soprattutto le Regioni che, con i piani di rientro, si trascinano da anni il blocco delle assunzioni e il deficit”. Vale a dire, Molise, Calabria, Abruzzo, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia. Il caro energia però si abbatte su tutte le strutture, senza particolari differenze tra Nord e Sud. Anche perché le aziende che avevano stipulato contratti di fornitura a tariffa bloccata ora devono fronteggiare la richiesta dei gestori, di fronte all’impennata del costo del gas, che vogliono una revisione del prezzo. “La trattativa è aperta”, conferma Migliore.
Abbiamo contattato 11 tra i più importanti ospedali italiani per capire quanto peserà la spesa per l’energia (che varia in base alle dimensioni del nosocomio). All’azienda ospedaliero-universitaria “Città della Salute di Torino” fanno capo 4 ospedali, da Le Molinette al Sant’Anna: qui “da 10-11 milioni passeremo a 34”, conferma il direttore generale Giovanni La Valle. In difficoltà anche, a Padova, l’ospedale universitario Giustinianeo, uno dei più grandi d’Italia (1.800 posti letto in 76 edifici), dove la spesa passa dai 9,54 milioni del 2021 agli oltre 14 di quest’anno. “Un piano di riduzione dei consumi – spiegano dalla direzione –, può riguardare solo le aree amministrative, per il resto non possiamo staccare nulla”.
Un altro grande ospedale alle prese con il rincaro è il Papa Giovanni XXIII di Bergamo, mille posti letto e una media di 33 mila ricoveri all’anno. Gas e luce peseranno quest’anno per 13,3 milioni, contro i poco più di 10 del 2021. Ma va aggiunta la spesa per il teleriscaldamento, che passa da 2 a 4 milioni.
Forte balzo anche per l’Ospedale “Gaslini” di Genova, che con 400 posti letto ogni anno accoglie una media di circa 25mila bambini, tra ricoveri ordinari e day hospital. La bolletta da 3,9 milioni schizzerà a 9 (registrando quindi un più 130 per cento). Anche l’Ospedale Pediatrico “Meyer” di Firenze deve fare i conti con una spesa più che raddoppiata. Tra teleriscaldamento, gas metano ed energia elettrica nel 2021 ha richiesto poco più di 2 milioni, che quest’anno salgono a oltre 5. C’è poi il caso di uno dei più grandi ospedali del Sud Italia, il Policlinico “Papa Giovanni XXIII” di Bari, che con 1.200 posti letto passa da 5 a 10 milioni di euro.
Non va meglio a Roma. Nella capitale per l’Ospedale Pediatrico “Bambin Gesù”, sei poli di ricovero e 627 posti letto, si stima un incremento di spesa rispetto al 2021 di circa 15 milioni: 9 attribuibili ai costi diretti dell’energia e 6 ai costi indiretti, quelli che riguardano il rincaro dei fornitori. Se nel 2021 la spesa sostenuta per i costi diretti era di oltre 13 milioni, nel 2022 si prospetta di circa 22 milioni. Per quel che riguarda invece il Policlinico “Agostino Gemelli” (1700 posti letto) la spesa energetica passerà dagli 8,4 milioni del 2021, a 39,7 milioni di quest’anno. “L’anno scorso il gas lo pagavamo meno di 0,3 /m3, mentre a luglio di quest’anno il costo è lievitato a 2,11 /m3”, ha spiegato in passato il direttore generale Marco Elefanti.
Più a sud, la situazione non cambia. All’Arnas Civico di Palermo, che conta 750 posti letto, nel 2021 le bollette tra gas e energia hanno raggiunto gli 8 milioni di euro, ma per il 2022 è prevista una spesa complessiva di almeno il doppio. “Ci sono stati molti di interventi di risparmio che ci hanno consentito di ridurre i kWh consumati. Il risultato è che paghiamo di più a fronte di consumi minori – spiega al Fatto Ernesto Basilico, energy manager dell’azienda ospedaliera –. C’è bisogno di un intervento legislativo che consenta di sfruttare al meglio le energie rinnovabili”.
E ancora. Il “Cardarelli” di Napoli nel 2021 ha sborsato tra luce e gas circa 5,3 milioni di euro, costi che nel 2022, stando alle previsioni che tengono conto dei prezzi di settembre, schizzano a quasi 11 milioni, ossia un più 107 per cento. Spiega il direttore generale D’amore: “Stiamo affrontando una pandemia energetica. Peraltro qui abbiamo una centrale che ricicla energia solare che non è attiva perché mancano le certificazioni del ministero”.
La direzione generale della Asl Napoli 1 Centro invece sta valutando di replicare l’installazione del modello dell’impianto fotovoltaico di 3700 metri quadrati, attivo da aprile 2022, all’Ospedale del Mare. Nel frattempo però le bollette sono lievitate. Il costo medio semestrale dell’Asl Napoli 1 è infatti passato da 3,8 milioni nel 2020 agli oltre 5 milioni del 2021. E per il 2022 si dovrebbe assestare a più di 8,6 milioni di euro. È la valanga del caro energia che rischia di travolgere anche il diritto alla salute.