Il 5 Ottobre le sale, gremite, di Palazzo delle Esposizioni a Roma hanno ospitato “Rebellion”, un documentario di Maia Kenworthy e Elena Sanchez Bellot che racconta, in meno di 90 minuti, la storia del movimento ambientalista Extinction Rebellion (XR), portando così la crisi climatica e ecologica dalle piazze alle sale. Il documentario è a cura di CineAgenzia ed è stato premiato nella rassegna presentata al Festival di Internazionale a Ferrara.
“Rebellion” aiuta lo spettatore a toccare con mano aspetti dell’attivismo spesso troppo astratti per chi li vive solo da spettatore. Al centro della narrazione c’è la disobbedienza civile nonviolenta e la rilevanza mediatica che determinate azioni riescono a innescare anche grazie il ricorso all’arte e al visioning. Il documentario facilita l’immedesimazione con persone comuni, quelle sulle schermo, che condividono l’obiettivo di proteggere il Pianeta e hanno deciso di spingersi un passo oltre pur di raggiungerlo, forti del loro credo e dell’energia umana che li unisce. Si direbbe che tutti possano vestire quei panni, sembra di indossarli mentre si guarda, affascinati ma anche mossi verso una proiezione di se stessi in quel setting.
Farhana Yamin è una delle protagoniste del movimento e quindi del film. È donna, di origini pachistane, arrivata in Inghilterra a 8 anni, intrisa di ricordi di emarginazione e diversità legati al suo inserimento nella società britannica di allora. In cerca di un riscatto da sempre, ha saputo ottenerlo con una carriera brillante di avvocato ambientalista in sede Onu e in contesti internazionali. Quando le viene chiesto dagli autori se “è troppo tardi”, risponde senza esitazioni che la vera questione da porsi è “cosa è necessario e cosa posso fare”. Le attente parole dell’attivista rilanciano una delle tre richieste del movimento: act now, agire ora. Di fronte a una classe politica assopita riguardo l’emergenza più importante per l’umanità, Extinction Rebellion esorta le istituzioni ad adottare politiche concrete per frenare il collasso ecoclimatico.
Al fianco di Farhana, Gail Bradbrook, cofondatrice di XR, racconta le altre due richieste del movimento: dire la verità sul collasso climatico in corso e uscire fuori dalla scatola della politica rappresentativa tradizionale istituendo le Assemblee dei Cittadini per affrontare la crisi ecoclimatica dal basso e in maniera decentralizzata. Quest’ultima in particolare è la terza richiesta del movimento: una democrazia partecipativa-aleatoria che, se nel mondo è già piuttosto capillarizzata, in Italia resta una forma di partecipazione politica poco conosciuta, per ora integrata in maniera organica solo dal Comune di Bologna, lo scorso luglio.
Il documentario non nasconde l’impegno dell’essere un attivista climatico, porta sullo schermo l’eco-ansia e le emozioni delle persone che cercano di cambiare la sorte del Pianeta.
A tal proposito, preme integrare la narrazione con uno dei caposaldi di XR, la cultura rigenerativa, la chiave che insegna come rispondere ai conflitti: accogliendoli, con umiltà ed empatia, per riuscire a superarli nel confronto. XR insegna che le divergenze si affrontano perché se lasciate inespresse, sotto terra, sono pericolose quanto i combustibili fossili.
“Rebellion” si sofferma meno su alcuni punti: i valori interpersonali e le modalità organizzative e decisionali del movimento. Extinction Rebellion si impegna ad attuare una “politica prefigurativa”: XR attua, al proprio interno, il cambiamento che vuole vedere. Nella propria organizzazione, quindi, ricalca i valori del mondo che auspica. Questo si traduce in rispetto ed inclusività, sociocrazia e disobbedienza civile. La nonviolenza, alla base di XR, si staglia come un atto politico, una scelta coraggiosa di fronte a un’umanità intrisa di un sistema tossico, competitivo e violento, contro sé stessi, contro il prossimo e contro il Pianeta.
Tuttavia, il documentario resta una boccata d’ossigeno, a fronte di mass media che spesso prediligono delle riduzioni pericolose sui movimenti ambientalisti. Rappresenta anche una forte spinta verso l’azione, decantando la vittoria del 2019 di XR: il Regno Unito dichiarò, primo al mondo, lo stato d’emergenza climatica e ecologica. In 4 anni, dalla nascita in Inghilterra nel tardo 2018, XR è ora presente in 85 Paesi con oltre 1000 gruppi locali, molti dei quali nel sud globale. Questo grado di internazionalità ed espansione non è sufficientemente esploso nel film, ma è cruciale per sottolineare quanto le istanze legate alla crisi climatica e ecologica siano capillarizzate. È una voce unica e forte nel mondo, declinata in tante lingue, con coraggio e ambizione.