Il Fatto di domani. Il vaffa di B. sfascia la maggioranza. La Russa presidente del Senato coi voti della (finta) opposizione. Lorenzo Fontana candidato ufficiale per la Camera

Di FQ Extra
14 Ottobre 2022

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LA RUSSA PRESIDENTE DEL SENATO: IL “VAFFA” DI B. E I VOTI DELL’OPPOSIZIONE. Ignazio la Russa è il nuovo presidente del Senato, malgrado qualche colpo di scena e persino un “vaffa” incassato in Aula da Silvio Berlusconi. La XIX legislatura per il centrodestra inizia con crepe già profondissime. Eppure in mattinata l’accordo sui presidenti delle camere sembrava chiuso: l’ex missino a Palazzo Madama, Riccardo Molinari a Montecitorio. Ma al Senato Forza Italia non ha partecipato al voto. A depositare la scheda nell’urna sono solo Silvio Berlusconi e Maria Elisabetta Casellati, per non rompere il filo del dialogo con Giorgia Meloni. L’uomo di Arcore esce dal catafalco in precario equilibrio, gli assistenti parlamentari lo sostengono fino al suo scranno. Poi manda a quel paese Ignazio La Russa, immortalato dalle telecamere di Sky e del Tg1. Il nuovo presidente ringrazia i 19 senatori dell’opposizione che lo hanno votato. I primi indiziati sono Renzi e Calenda, che ufficialmente negano: “Non è che ogni volta che succede qualcosa sono stato io, purtroppo, altrimenti lo rivendicherei”, dice Renzi. Calenda conferma di aver votato scheda bianca, ma il sospetto è forte. E scatta la caccia alla stampella del centrodestra tra i ranghi dell’opposizione. Il Pd nega, nonostante qualcuno punti il dito contro Franceschini, il M5s pure: tutti accusano Italia Viva e Calenda di giocare sporco per ottenere almeno una vicepresidenza delle Camere. Intanto Berlusconi offre “sinceri auguri” a La Russa. E siamo solo all’inizio. Sul Fatto di domani ricostruiremo le 24 ore di psicodramma nel centrodestra dalla lunga nottata di ieri alle ultime mosse di stasera.


LORENZO FONTANA CANDIDATO ALLA PRESIDENZA DI MONTECITORIO: LE PROSSIME SPINE DELLA MAGGIORANZA. Se il buongiorno si vede dal mattino, c’è da aspettarsi che anche l’elezione del presidente della Camera riserverà qualche sorpresa alla coalizione. Il regolamento di Montecitorio richiede una maggioranza dei due terzi fino al terzo scrutinio. Il quorum richiesto era di 259 voti, ma come nelle attese le forze politiche hanno votato quasi tutte scheda bianca. Dalla quarta chiama, domani, basteranno 201 voti (su 400 deputati, ammesso votino tutti). Tuttavia, numeri alla mano, se Forza Italia (che conta 45 eletti) dovesse disertare il voto come oggi al Senato Lega e FdI avrebbero solo 192 voti e verrebbe a mancare la maggioranza per eleggere il candidato di centrodestra. Salvini ha chiesto un passo indietro a Riccardo Molinari (il più accreditato fino ad oggi) per sostenere Lorenzo Fontana – vicesegretario delle Lega ed ex ministro, era quello che sosteneva che i gay “vogliono dominarci e cancellare il nostro popolo” – come presidente di Montecitorio. Che si palesi o no un secondo “aiutino” dall’opposizione vera o presunta, è chiaro che il nodo sta tutto nelle richieste di Berlusconi. Che ha riconosciuto con irritazione anche davanti ai cronisti di aver perso il braccio di ferro su Licia Ronzulli: la sua protetta non avrà un Ministero. Il leader di Forza Italia ha spiegato la diserzione di oggi come una rappresaglia per la trattativa finita male. Meloni e Salvini si sono incontrati in serata a Montecitorio probabilmente per rinsaldare i ranghi almeno tra Lega e FdI. Il Pd sta pensando a indicare un candidato per evitare che dal suo gruppo si stacchino franchi tiratori. Sul Fatto di domani leggerete anche come sono andati i sit-in convocati da Enrico Letta e dai dem sotto l’ambasciata iraniana e russa.


STAFFETTA SEGRE-LA RUSSA: DALL’ANTIFASCISMO ALLA CONCILIAZIONE CON I REPUBBLICHINI. Oltre ai voti e alle strategie, meritano un approfondimento anche le parole. L’ex missino Ignazio La Russa, nel suo primo discorso da presidente del Senato, ringrazia tutti e non fa torto a nessuno. Ha elogiato Mattarella e Napolitano, Segre e pure il Papa, infine gli uomini e donne dell’esercito. Poi le formule sempreverdi: ambiente, lavoro, violenza su donne e minori, un cenno ai caduti della guerra, della pandemia e agli eroi della lotta alla mafia. Non ha citato mai il fascismo, però parla del padre (gerarca) e richiama le parole dell’ex presidente della Camera Luciano Violante, nel 1996. L’esponente post-comunista auspicò la riconciliazione con i repubblichini di Salò, che nel 1943 si schierarono con nazi-fascisti. Parole diverse da quelle di Liliana Segre. Prima di passare il testimone della seconda carica dello Stato, la senatrice ha aperto la seduta citando Giacomo Matteotti (ucciso dai fascisti) e chiedendosi come mai la festa della Liberazione, il 25 aprile, sia considerata da alcuni divisiva. La Russa ha risposto invocando la nascita del Regno d’Italia come festa nazionale. Segre ha difeso la Costituzione, auspicando che fosse applicata e non riformata. Secondo La Russa invece è il momento di una Bicamerale per cambiare la Carta. A fine seduta, Segre ha preferito non commentare il discorso del nuovo presidente, “una persona con buona volontà”. L’unione delle comunità ebraiche è vigile su un passaggio di consegne “inquietante – a detta di molti osservatori – tra una donna perseguitata in gioventù dal nazifascismo e una figura politica cresciuta negli ambienti dell’estrema destra neofascista, che con quel passato non sembra aver fatto troppo bene i conti”. Sul Fatto di domani pubblicheremo il discorso integrale di Liliana Segre al Senato e passeremo al vaglio le parole di La Russa e i loro sottintesi.


UCRAINA: ERDOGAN E PUTIN PARLANO DI GAS MA NON DI GUERRA. IL FARDELLO TEDESCO SULLE SCELTE UE. Ieri avevano annunciato una mediazione, invece il colloquio tra Putin e Erdogan, nella capitale kazaka Astana, si è concluso senza parlare del conflitto ucraino, e tantomeno di negoziati. Questo almeno ha riferito il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. Si è parlato invece molto di gas, a quanto pare. E in particolare del progetto di incrementare i flussi di metano russo verso la Turchia per creare un “hub del gas”, come vorrebbe il Cremlino. L’idea russa è trovare un mercato alternativo a quello europeo sbarrato sempre più dalle sanzioni e dalla ricerca di fornitori alternativi da parte dei 27. Per avere il bilancio delle intenzioni russe bisognerà aspettare domani, però, quando Putin parlerà in conferenza stampa a conclusione del vertice kazako. Peskov oggi ha anche ripetuto che la Russia è aperta al dialogo, ma contemporaneamente l’offensiva andrà avanti. Quanto all’incontro con Biden, “né Russia né Stati Uniti ci stanno lavorando”. Lavrov ha assicurato che Mosca sarà pronta a prendere in considerazione eventuali segnali di dialogo da parte degli Usa. L’Ue invece continua a parlare di armi. L’Alto rappresentante della politica estera Josep Borrel ha detto di augurarsi che lunedì sarà approvata una nuova tranche di aiuti militari per raggiungere la soglia di 3 miliardi di euro e dato il via libera all’addestramento di soldati ucraini in territorio europeo. Sul Fatto di domani oltre alla cronaca della giornata diplomatica vedremo che negli Stati Uniti una parte dei democratici chiede a Biden di congelare le vendite di armi all’Arabia Saudita per il suo recente allineamento ai russi nella partita dell’energia, dopo il recente taglio della produzione di petrolio stabilito dall’Opec+.


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Bancarotta, arrestato il fratello del deputato di FdI Donzelli. Operazione della Gdf di Firenze su una “squadra di intervento“, composta da prestanome e professionisti, che avrebbe aiutato le aziende sull’orlo del fallimento a nascondere le distrazioni, occultare il dissesto, compiere ulteriori atti distrattivi. Tra i cinque destinatari di misure cautelari anche Niccolò Donzelli, coinvolto come presidente del cda di Antiche tipografie e di Aria adversiting.

Covid in lieve calo, aumentano le terapie intensive. Sono 45.705 i nuovi positivi (ieri erano stati 47.763), 66 le vittime (contro le 69 di ieri). Diminuisce di poco il tasso di positività (19,18%, ieri era al 19,5%), ma si sono registrati 8 ricoveri in più nei reparti di terapia intensiva.

Favino diventa un “Colibrì”: comincia la Festa del Cinema di Roma. Uno dei film più attesi è quello tratto dal romanzo di Sandro Veronesi. Intervisteremo il protagonista, Pierfrancesco Favino.


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