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LA VERSIONE PUTINIANA DI B. SULLA GUERRA, NUOVA TEGOLA SUL GOVERNO. “Putin non voleva questa guerra, con Zelensky sono aumentati i morti in Donbass, su di lui non dico quello che penso”. Un nuovo audio pubblicato stasera dall’agenzia Lapresse ha rivelato l’integrale delle parole pronunciate da Silvio Berlusconi all’assemblea con i deputati di Forza Italia. “Sapete com’è avvenuta la cosa della Russia? Anche su questo vi prego, però, il massimo riserbo. Promettete? La cosa è andata così”. L’esordio di un copione che sembrava scritto al Cremlino. Il leader di Forza Italia ripete valutazioni in parte già sentite, ma la parte più pesante del suo discorso è l’accusa al presidente ucraino di essere responsabile della carneficina del conflitto. Dove viene applaudito dai deputati presenti, si sente chiaramente nell’audio diffuso dalla stampa. Al netto dei sospetti su chi abbia fatto circolare la registrazione di questo incontro riservato, la sortita mette chiaramente a rischio non solo la tenuta della coalizione che si appresta a formare il governo, ma anche, probabilmente, la tenuta dello stesso partito di FI. Sul Fatto di domani approfondiremo tutte le conseguenze di queste rivelazioni. Con una domanda: come farà ora Giorgia Meloni a formare un governo con Forza Italia mantenendo la faccia con la comunità internazionale? Dall’estero per ora ha parlato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel: “C’è una chiara posizione Ue: supportiamo l’Ucraina il più possibile, con un supporto finanziario, militare, politico e umanitario. Naturalmente lavoreremo e coopereremo con tutti i Governi e anche con quello italiano”.
IL QUIRINALE ACCELERA LE CONSULTAZIONI, NORDIO VERSO LA GIUSTIZIA. Dopo la bomba dell’audio di B., il resto delle dichiarazioni della giornata impallidisce. Ma la formazione del governo si avvicina. A 24 ore dall’inizio delle consultazioni al Quirinale, che Mattarella ha voluto anticipare a domani, Matteo Salvini aveva provato a spegnere l’incendio nella maggioranza con un pranzo con Berlusconi. Dal leader di Forza Italia era andato poi in visita anche Carlo Nordio, candidato da Meloni come titolare della Giustizia, per rimuovere il veto del Cav. che avrebbe preferito Casellati. Sul Fatto di domani leggerete un colloquio con l’ex pm veneziano. Il nodo principale resta la revisione della legge Severino. Crollano invece le quote di Tajani al Ministero degli esteri. Se tra Meloni e Berlusconi il gelo è ancora più profondo adesso, Salvini prova a fare l’ottimista e dopo lo scoppio del caso del secondo audio dice che mercoledì prossimo il governo “dovrebbe” partire. In tema di posti e poltrone, vi racconteremo anche come si muove il nuovo manuale Cencelli per la spartizione del potere, con due ritratti di papabili ministre: la forzista Gloria Saccani Jotti all’Università; Marina Calderoni per il Lavoro. Come vice alla casella del Lavoro, la Lega spinge per Claudio Durigon: lo stesso che propose di dedicare il parco di Latina al fratello del Duce invece che a Falcone e Borsellino. L’intemerata gli costò le dimissioni da sottosegretario al Mef nel governo Draghi, il 26 agosto 2021.
PACE, CONTE ALLA MANIFESTAZIONE 5 NOVEMBRE. CALENDA INDICE LA CONTRO-MANIFESTAZIONE A MILANO (E C’È COTTARELLI). Il Movimento di Giuseppe Conte parteciperà (senza simbolo) alla manifestazione nazionale del 5 novembre a Roma promossa da una rete di associazioni della società civile (tra cui Acli, Arci, Sant’Egidio, Cgil e Tavola per la pace). Conte, che oggi ha criticato come tutta l’opposizione le parole di B.,m era stato il primo a lanciare l’idea di una marcia senza bandiere per rivendicare il ruolo diplomatico dell’Italia contro l’escalation militare. Gli ha risposto subito su Twitter il leader di Azione Carlo Calenda che, come promesso, ha convocato una contro-manifestazione lo stesso giorno a Milano, perché quella pacifista di Roma sarebbe dal suo punto di vista filo-russa. “La pace non può nascere dalla resa degli ucraini”, argomenta il leader di Azione. Per i dem risponde il senatore Carlo Cottarelli con un “ci sarò”. Il che sottolinea ulteriormente le contraddizioni democratiche, visto che giorni fa Enrico Letta aveva aderito anche all’appuntamento di Roma. Sul Fatto di domani continueremo a raccontare le motivazioni dei proponenti dell’appello per una soluzione diplomatica al conflitto (e contro il militarismo) con un’intervista a Giuseppe Vacca.
UCRAINA: LA GUERRA SI METTE MALE E PUTIN DECRETA LA LEGGE MARZIALE NELLE REGIONI ANNESSE. Anche oggi in diverse regioni dell’Ucraina si sono registrati pesanti bombardamenti russi anche con droni kamikaze. Uno di questi avrebbe colpito una centrale elettrica nel sud, ha denunciato Kiev. L’esercito occupante ha avviato l’evacuazione dei civili a Kherson, dove gli ucraini premono e sarebbero già fuggite 50 mila persone. Che la situazione stia diventando più tesa sul fronte bellico si vede anche dalla scelta di Putin di decretare la legge marziale nelle quattro regioni ucraine annesse alla Russia illegalmente (Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson). Con l’aggiunta di un decreto per limitare gli spostamenti dentro e fuori le regioni russe confinanti con l’Ucraina. Sul Fatto di domani seguiremo la cronaca del conflitto ma andremo anche negli Stati Uniti, dove il leader dei repubblicani alla Camera ha dichiarato che se il partito dovesse vincere le elezioni di Midterm metterà un freno agli “assegni in bianco” all’Ucraina, di cui viene accusato Biden. Parleremo anche dello scoop del Washington Post sulle attività di influenza dell’Arabia Saudita negli Usa.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Covid, i dati di oggi. Dopo il +37% della scorsa settimana, la crescita dei ricoveri nel monitoraggio settimanale di Fiaso rallenta. L’Ema ha approvato i vaccini Pfizer e Moderna per i bambini sotto i 5 anni. Nelle ultime 24 ore i nuovi casi sono stati 41.712, 81 i decessi.
Premio Sacharov, occasione mancata per Assange. Il riconoscimento (assegnato dal Parlamento europeo in memoria dello scienziato russo dissidente) è andato al popolo ucraino. Sulla campagna per la liberazione del fondatore di Wikileaks, a rischio estradizione negli Usa, sul Fatto di domani pubblicheremo due interviste a Laura Morante e Armando Spataro. Su FQ Extra potete ascoltare il podcast di Stefania Maurizi Rivoluzione Wikileaks.
Caso Paciolla, chiesta l’archiviazione. La Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione della indagine relativa alla morte di Mario Paciolla morto nel luglio del 2020 in Colombia, dove si trovava come collaboratore delle Nazioni Unite. Il cooperante napoletano fu trovato impiccato nella sua abitazione. I pm romani avevano avviato un fascicolo per omicidio contro ignoti, ma le verifiche svolte in questi anni non hanno portato elementi concreti. Per gli inquirenti la strada più accreditata resta il suicidio. I familiari annunciano che si opporranno.
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