La difficoltà delle imprese energetiche colpite dai prezzi elevati del gas apre anche in Italia una nuova stagione dei prestiti garantiti dallo Stato, come accaduto con la crisi Covid (200 miliardi). E la prima mossa la fa l’operatore più grande di tutti: Enel ha infatti avviato una trattativa con un gruppo di banche per una nuova linea di credito fino a 16 miliardi che beneficerà della garanzia della pubblica Sace – controllata dal Tesoro – fino al 70% dell’importo. La linea servirà per ridurre il rischio derivati legato all’aumento dei prezzi dell’energia. L’operazione sarà finalizzata in tempi rapidi. Le banche coinvolte sono Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bper ma anche la pubblica Cassa depositi e prestiti. Più in dettaglio – ha rivelato Bloomberg – le prime due parteciperebbero con 5 miliardi a testa, Banco Bpm, Bper e Cdp con 2 miliardi ciascuno. Tecnicamente è una linea “revolving”, i soldi verranno ritirati in base al bisogno e solo in quel caso impatteranno sul debito (la durata è 18 mesi).
Un mese fa, il direttore finanziario di Enel, Alberto De Paoli, aveva lanciato un appello al governo dalle pagine del Sole 24 Ore per “l’apertura di linee di credito pubbliche temporanee nell’ordine di 20-30 miliardi” dedicate “agli operatori più piccoli che altrimenti non sarebbero più in grado di fare fronte agli esborsi di cassa sempre più rilevanti richiesti dai gestori delle Borse a garanzia degli impegni assunti nei contratti”. Un mese dopo è stato invece il gruppo controllato dallo Stato (che in Borsa vale 43 miliardi) a muoversi per prima. Il problema nasce dai derivati usati a copertura dei rischi dei contratti di compravendita del gas, che molti operatori hanno siglato anni fa impegnandosi a vendere a prezzi molto più bassi di quelli attuali: per evitare insolvenze, sono costretti a versare un margine di garanzia che varia a seconda dell’andamento dei prezzi, se questi salgono le banche che gestiscono le casse di compensazione chiedono di integrare i margini di garanzia. Sono le cosiddetta “margin calls”, diventate famose nella crisi finanziaria del 2008. Secondo De Paoli questa situazione blocca 200 miliardi in pancia alle banche e drena liquidità dai gruppi. Enel non ha certo un problema di cassa, ma vuole evitare che le margin calls mettano a rischio i piani aziendali visto che l’indebitamento è già elevato (da gennaio il titolo ha perso il 40% in Borsa).
Se i prezzi scenderanno il problema si risolverà da solo, ma al momento la situazione in Europa è critica. La Germania ha già salvato il gigante Uniper spendendo oltre 20 miliardi e soccorso altri tre colossi; Svezia e Finlandia hanno messo a disposizione garanzie per 33 miliardi. La Svizzera ha soccorso il gruppo Axpo, ma problemi di liquidità li hanno avuti anche la finlandese Fortum e la britannica Centrica, solo per citarne alcune. Un mese fa le stime parlavano di 1.500 miliardi di richieste di margin calls in Europa. Secondo Utilitalia, sarebbero almeno 70 gli operatori italiani a rischio default.
La garanzia statale di Sace abbassa i costi di finanziamento, quella a cui punta Enel è prevista dal dl Aiuti di maggio (“SupportItalia”) ed è stata usata da diversi gruppi del settore, ma è il dl Aiuti ter di settembre che l’ha estesa ai rischi di margin calls. Enel, insomma, potrebbe essere solo la prima di una serie di aziende che richiederanno il nuovo aiuto statale.