Il Fatto di domani. Fumata bianca, esecutivo nero: il governicchio Meloni tra conflitti d’interesse, impresentabili e mezze tacche

Di FQ EXTRA
21 Ottobre 2022

Ascolta il podcast del Fatto di domani

IL GOVERNICCHIO DI GIORGIA MELONI. DOMANI IL GIURAMENTO. LA LISTA DEI MINISTRI. Dopo le consultazioni lampo al Quirinale in mattinata – 11 minuti senza strappi della mina vagante Berlusconi – alle 16,30 Giorgia Meloni è salita al Quirinale e dopo un’ora e mezza di faccia a faccia ha ricevuto l’incarico (senza riserva) da Mattarella. Subito dopo ha annunciato la lista dei ministri: Luca Ciriani, Rapporti col Parlamento; Gilberto Pichetto Fratin, Pubblica amministrazione; Roberto Calderoli, Affari regionali e Autonomie; Nello Musumeci, Politiche del mare del sud; Raffaele Fitto, Affari europei e Pnrr; Andrea Abodi, Sport e politiche giovanili; Eugenia Roccella, Famiglia e natalità; Alessandra Locatelli, Disabilità; Maria Elisabetta Alberti Casellati, Riforme istituzionali; Antonio Tajani, Esteri e vicepresidente del Consiglio; Matteo Piantedosi, Interni; Carlo Nordio, Giustizia; Guido Crosetto, Difesa; Giancarlo Giorgetti, Economia e Finanza; Adolfo Urso, Sviluppo economico, imprese e made in Italy; Francesco Lollobrigida, Agricoltura e sovranità alimentare; Paolo Zangrillo, Transizione ecologica, ambiente e sicurezza energetica; Matteo Salvini, Infrastrutture e vicepremier; Marina Calderone, Lavoro; Giuseppe Valditara, Istruzione e del merito; Anna Maria Bernini, Università; Gennaro Sangiuliano, Cultura; Orazio Schillaci, Salute; Daniela Santanchè, Turismo. Sottosegretario Palazzo Chigi sarà Alfredo Mantovano. Domattina alle 10 il nuovo governo di centrodestra giurerà al Quirinale, poi la prossima settimana si presenterà in Parlamento per la fiducia. Un governo che è sotto i riflettori internazionali, vista la delicatezza del momento.


UN ESECUTIVO DI IMPRESENTABILI. CHI HA VINTO E CHI HA PERSO NELLA PARTITA. Il nuovo governo Meloni è per metà composto dalla vecchia destra. Alcuni ministri hanno già servito nelle squadre dei governi di Silvio Berlusconi. Molte figure di dubbio spessore per l’incarico rivestito, diversi conflitti di interesse. Uno tra i casi più rilevanti è quello di Guido Crosetto, uomo delle lobby delle armi che ora guiderà la Difesa. Poco opportuna la nomina di Francesco Lollobrigida al ministero dell’Agricoltura (e sovranità alimentare, lemma aggiunto da questo governo), che è certamente un esponente di rilievo di Fratelli d’Italia ma è anche il cognato di Giorgia Meloni. Nello Musumeci passa dai disastri come presidente di Regione Sicilia al ministero del Sud, che aggiunge la denominazione del Mare. L’integralista cattolica Eugenia Roccella, tra le fondatrici dei Family day al ministero della Famiglia e della Natalità. Matteo Salvini ha incassato la sua seconda scelta, e ora avrà la delega sulla guardia costiera e potrà gestire i porti. E il numero 2 leghista Giorgetti guadagna l’importante casella dell’Economia. Sul Fatto di domani vedremo chi sono tutti i vecchi e nuovi impresentabili al governo Meloni.


Dalla Natalità al Merito, Giorgia cambia i nomi per dare un’anima (di destra) all’esecutivo

di Salvatore Cannavò

Non sarà un governo che fa tremare l’Europa o l’establishment e per recuperare un’anima Giorgia Meloni punta sull’identità. Per questo cambia i nomi ai ministeri. Ministero dell’Istruzione e del Merito, ministero delle Politiche agricole e della Sovranità alimentare; ministero delle Imprese e del Made in Italy, ministero del Sud e del Mare. Fino all’orrore di vedere riuniti in una sola denominazione-ministero la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità. Secoli di battaglie delle donne polverizzati dalla prima donna premier che peraltro affida il dicastero a Eugenia Roccella, promotrice di un cimitero dei feti abortiti.

La semantica però serve proprio a dare identità al governo e al ministero Meloni che concede moltissimo all’establishment e alle compatibilità internazionali a partire dalla centralità che è stata conferita alla definizione di atlantista. Con il paradosso che il prossimo ministro degli Esteri in parte è anche frutto di una pressione internazionale, quelle che Meloni in passato ha sempre definito ingerenze, da parte del Partito Popolare europeo.

(Continua a leggere)


ENERGIA, IL TETTO UE HA IL BUCO, MA DRAGHI ALL’ULTIMO ATTO LO RIVENDICA. Sembrava impossibile, ma ce l’abbiamo fatta. E il merito è soprattutto mio. Questo il senso di fondo della conferenza stampa di Mario Draghi, l’ultima da presidente del Consiglio, oggi pomeriggio a Bruxelles, qualche ora prima della nascita del governo Meloni. I 27 leader dell’Unione hanno trovato un accordo sul piano energia nella notte (alle 2 del mattino secondo le cronache). Il risultato è un documento che invita la Commissione a “presentare urgentemente decisioni concrete” su tre punti chiave della strategia energetica: un tetto temporaneo e di emergenza al prezzo del gas, un meccanismo per l’acquisto comune di gas e la riforma del mercato Ttf da attuare su tempi più lunghi. Dopo mesi di indecisioni e divisioni, ora i vertici Ue hanno presentato il passaggio come decisivo: “prevalgono unità e solidarietà”, ha scritto Charles Michel. E Mario Draghi ha rivendicato i risultati come merito del suo governo. “Quando siamo arrivati non c’erano proposte sulla solidarietà dei prezzi – ha detto – ora ci sono”. Il pacchetto energia europeo, però, è tutt’altro che definito. Le decisioni concrete sono rimandate a una riunione dei ministri dell’Energia, martedì prossimo, poi le ipotesi dovranno scalare fino alla Commissione ed essere presentate al Consiglio europeo previsto entro novembre. Urgente quanto si vuole, ma non immediato. Inoltre, a sentire altri leader europei le posizioni sono tutt’altro che unanimi. Il cancelliere tedesco Scholz, testa di serie dei contrari al tetto al prezzo del gas, ha dichiarato che non è stato deciso nessun price cap, ma solo un meccanismo per “limitare i picchi”. Parole simili a quelle usate da Ursula von der Leyen, che commentando i risultati del vertice non dice “tetto” ma parla di corridoio. Sul Fatto di domani la nostra analisi dei contenuti del piano. Leggerete anche un approfondimento su come la Russia sia riuscita ad aggirare le sanzioni sul petrolio imposte dal G7 attraverso le triangolazioni dell’export con navi di Paesi terzi.


UCRAINA SENZA ENERGIA, SPIRAGLI DI DIALOGO USA-RUSSIA. L’Ucraina è a corto di energia elettrica dopo i bombardamenti della Russia contro le infrastrutture critiche. Kiev ha invitato i cittadini a centellinare i consumi annunciando black out programmati. Gli stop temporanei riguarderanno le aree di Kiev, Chernihiv, Cerkasy e Zytomyr. L’attenzione è sulla diga che alimenta la centrale idroelettrica di Kakhovka, nella regione di Kherson. Zelensky aveva avvisato come – in caso di cedimento – 80 villaggi e la città di Kherson avrebbero rischiato l’inondazione. I filorussi negano di aver disposto mine sulla diga. Ma L’Ucraina ha chiesto una missione di osservazione internazionale per la diga di Kakhovka. Intanto, nella regione di Kherson sono arrivati 2mila soldati del Cremlino grazie alla “mobilitazione parziale”, mentre missili hanno colpito la città di Zaporizhzhia. Sul giornale di domani analizzeremo lo stato delle infrastrutture energetiche in Ucraina e faremo il punto sulla guerra. I filo russi hanno denunciato bombardamenti ucraini durante l’evacuazione dei civili dalla città di Kherson, nel mirino della controffensiva ucraina. Sul fronte negoziale, il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha parlato al telefono con il capo del Pentagono Lloyd Austin: l’ultimo contatto risaliva al 13 maggio. Austin ha ribadito “l’impegno incrollabile a sostenere la capacità dell’Ucraina di contrastare l’aggressione russa”. Erdogan ha annunciato colloqui telefonici con Putin e Zelensky. Secondo il premier turco, Putin sarebbe “molto più aperto a negoziati rispetto al passato”. Intanto, l’Europa raccoglie fondi per sostenere l’Ucraina: 1,5 miliardi di euro al mese – dal prossimo anno – per le esigenze base dello Stato. I “fondi sequestrati alla Russia sono per l’Ucraina”, ha aggiunto il presidente del Consiglio Ue Michel. Sul Fatto di domani voleremo anche in Inghilterra, dove la dimissionaria Liz Truss incasserebbe una pensione da 115mila sterline all’anno per il breve soggiorno a Downing street, appena 44 giorni.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Covid, i dati di oggi. I nuovi contagi nelle ultime 24 ore sono 36.116, con un tasso di positività al 16,9%. I decessi 91. Calano le terapie intensive, salgono i ricoveri ordinari.

Che c’è di Bello. Nel nostro inserto culturale del sabato leggerete un’intervista al regista Ruben Ostlund, ultima Palma d’oro a Cannes con Triangle of Sadness, la recensione della serie tv Django di Comencini su Sky nel 2023, anticipata alla Festa del Cinema di Roma, un ritratto di Irvine Welsh di cui Guanda pubblica I lunghi coltelli.

Tangenti sulla sanità. Cinque arresti a Palermo nel corso di un’indagine su appalti dal valore di 700 milioni di euro. Coinvolti dirigenti della Regione siciliana, in carcere un funzionario Asl.


Scopri le nostre newsletter. Clicca qui
Scrivici a: newsletter@ilfattoquotidiano.it

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.