Il Fatto di domani. Camere e Ue, Meloni già s’annacqua nel draghismo. Uk, dopo Truss: i Tory ripescano lo sconfitto Sunak

Di FQ Extra
24 Ottobre 2022

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IN AULA E A BRUXELLES, UNA “DRAGHETTA” NEL SEGNO DELLA CONTINUITÀ. Appuntamento alle 11 di domani alla Camera (mercoledì al Senato) per il discorso della neo premier, Giorgia Meloni, che dovrà chiedere la fiducia al Parlamento. Passaggio scontato, anche se l’esito del voto arriverà intorno alle 20, così come scontate dovrebbero essere le sue parole. Finora la presidente del Consiglio (o “il” presidente, come vuole farsi chiamare) si sta muovendo quasi teleguidata da Mario Draghi, dal quale ha ricevuto “consigli” durante il colloquio privato di domenica. Persino i “giornaloni” sono stati costretti ad ammetterlo. Meloni dovrebbe dunque ribadire la richiesta di lavorare insieme – anche con le opposizioni – per portare il Paese fuori dalla crisi energetica e soprattutto dovrebbe rimarcare l’atlantismo del suo esecutivo. Una linea, lo abbiamo visto con lo storico Franco Cardini e lo vedremo nuovamente sul Fatto di domani con il politologo Marco Tarchi, che rischia di snaturare la tradizionale linea di Fratelli d’Italia e del suo elettorato. Ma in questo solco di continuità rispetto a Draghi s’inserisce anche la “missione” europea dell’ex ministro – oggi consulente – Roberto Cingolani, che domani accompagnerà a Lussemburgo per il vertice dei ministri dell’Energia il suo successore, Gilberto Pichetto Fratin. Sempre sul giornale di domani, Daniela Ranieri farà una rassegna dei riposizionamenti di commentatori e testate mainstream subito accorse a seguire il carro della vincitrice.


UN PEZZO DI FORZA ITALIA FA L’OPPOSIZIONE INTERNA. Non è solo Pichetto Fratin a sentirsi scavalcato. In Forza Italia cova ancora la cenere dello strappo con Giorgia Meloni. Almeno in una parte del partito di Berlusconi, che è il primo tra gli scontenti. Questo è almeno il racconto che ne fa Giorgio Mulè, forzista e vicepresidente della Camera, in un’intervista oggi a Repubblica, nella quale non solo menziona il disappunto del Cav per le scelte della premier, ma chiede anche un passo indietro come coordinatore ad Antonio Tajani, che ha ottenuto il ministero degli Esteri dopo un’acrobatica presa di distanza dalle famose parole di B. su Putin e la guerra in Ucraina, e della sua vice Anna Maria Bernini. La spaccatura comincia ad avere nomi e cognomi. Qualche delusione è percepita anche nella mini-realtà di Noi Moderati di Maurizio Lupi, escluso dalle poltrone di governo (del resto ha preso poco più dell’1% nelle urne) ma agguerrito sui sottosegretari: “Mi aspetto che per Noi moderati, in grado di esprimere più competenze, ci sarà una chiamata per ruoli di sottosegretario”, ha dichiarato. Sul Fatto di domani indagheremo dimensione e composizione della fronda dei forzisti insoddisfatti di Meloni, perché questa potrebbe essere la prima grana da affrontare per il governo. Ma non mancheremo di seguire anche le mosse di Matteo Salvini, che sta già provando ad assicurarsi l’ambita delega sui porti, contesa con il ministero del Mare gestito del meloniano Musumeci, per fare propaganda sugli sbarchi e contro le Ong umanitarie. Il leghista ha provato a mettere la bandierina incontrando il capo della Guardia costiera per parlare proprio di flussi migratori. Vedremo però se la spunterà.


MACRON, MATTARELLA, SCHOLZ: LE DIVERSE FORME DELLA PACE . “Il grido della pace”, l’incontro organizzato dalla Comunità di S. Egidio a Roma per chiedere una soluzione alla guerra in Ucraina, è al secondo giorno. Il presidente francese Emmanuel Macron oggi ha incontrato Papa Francesco, dopo il faccia faccia informale con Meloni di ieri sera. Il colloquio è durato quasi un’ora e Macron ha donato a Bergoglio un’edizione antica del saggio Per la pace perpetua di Immanuel Kant. Un passo simbolicamente rilevante. Compiuto nello stesso giorno in cui un altro leader europeo, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, in un’intervista con vari media internazionali riconosceva che “parlando con i cittadini” ha avuto l’impressione che “il 20-30 per cento di loro non condivida né la politica delle sanzioni, né la fornitura di armi” e che di questa opinione trasversale il suo governo vuole tenere conto. Anche Mattarella ha parlato di pace, ieri, intervenendo all’evento di Sant’Egidio. La sua è “una pace che non ignori il diritto a difendersi e non distolga lo sguardo dal dovere di prestare soccorso a un popolo aggredito”. Sul Fatto di domani faremo il punto sulle diverse concezioni in campo in tempo di guerra e di soluzione pacifica del conflitto ucraino. Con un’intervista al politologo Jeffrey Sachs, critico con la linea di Washington sul conflitto. Sul campo, intanto, oltre ai bombardamenti sul confine tiene banco la discussione delle accuse rivolte da Mosca a Kiev, sulla presunta intenzione di usare una bomba sporca, ovvero un ordigno nucleare non convenzionale. Leggerete domani il nostro approfondimento.


REGNO UNITO: DOPO TRUSS, IL PUPILLO DI DAVOS. RISHI SUNAK SARÀ NUOVO PREMIER. I colleghi di partito lo chiamano il “Mahraja dello Yorkshire”, per via del suo passato da banchiere e del patrimonio da 17 milioni di sterline, ma anche “Slippery Sunak”, perché è pieno di contraddizioni. Da oggi è Rishi Sunak, 42enne di origini indiane e fede induista, brexiteer pragmatico ed ex ministro delle Finanze di Boris Johnson, il nuovo leader dei Tories britannici, e presto anche il nuovo premier, dopo le dimissioni formali di Liz Truss nelle mani di Carlo III e la designazione ufficiale. Una strada spianata anche dal ritiro di BoJo. Se le politiche neo-tatcheriane spericolate di Truss avevano spaventato i mercati al punto da creare un terremoto economico a Londra, adesso i conservatori puntano su un uomo che piace alla City, un primo della classe. Nell’inserto il Fatto economico di oggi Francesco Lenzi ha spiegato perché la caduta di Truss dipende dal potere del dollaro sul mercato globale. Sul giornale di domani leggerete tutti gli aggiornamenti sull’avvicendamento al potere nel Regno Unito.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

A tutta Moratti. Letizia Moratti sarebbe in lizza per ricoprire il ruolo di ad di Milan-Cortina 2026 , lo afferma con entusiasmo lo stesso governatore della Lombardia, Fontana (anche se lei smentisce). Ma non è l’unica cosa a cui punta l’eterna Letizia.

Il ritorno. Il “pigro” e misantropo McCarthy torna in libreria con un nuovo romanzo.


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