Il Fatto di domani. Giustizia e editoria, Berlusconi strappa le poltrone che voleva. E torna Durigon. In Cdm Covid e stretta sui rave party, ma le bollette possono aspettare

Di FQ Extra
31 Ottobre 2022

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DURIGON E GLI ALTRI, IL RITORNO DEI “MEGLIO IMPRESENTABILI”. Il primo Consiglio dei ministri presieduto da Giorgia Meloni ha nominato 31 sottosegretari, che giureranno il 2 novembre e indicato i nomi degli 11 viceministri, a cui sarà dato il via libera venerdì 4 novembre, nel secondo Cdm che aprirà lo spinoso dossier del caro bollette. In ogni caso, la partita è chiusa, dopo giorni di trattative infuocate. Silvio Berlusconi ha incassato 5 caselle e il sostanziale via libera alle sue richieste sui temi che gli stanno a cuore. La delega all’editoria per il sottosegretario Alberto Barachini (per tutelare Mediaset), il suo avvocato Francesco Paolo Sisto alla Giustizia come risarcimento per la nomina di Carlo Nordio, e Valentino Valentini al Ministero dello Sviluppo economico. Giorgia Meloni però ha messo il veto sul senatore di Forza Italia Giuseppe Mangialavori, il coordinatore calabrese di Forza Italia (non indagato) citato da un pentito di ’ndrangheta. Matteo Salvini (che anche durante la conferenza stampa di Meloni non ha smesso di comunicare le sue telefonate e i suoi incontri come titolare dei Trasporti) ha ottenuto 2 viceministri e 9 sottosegretari. Spiccano nella schiera Rixi, come vice del Capitano al ministero delle Infrastrutture e Claudio Durigon al Lavoro, il leghista che propose di dedicare il parco di Latina al fratello del Duce invece che a Falcone e Borsellino. Sul Fatto di domani vedremo chi sono i personaggi e vincitori e sconfitti dell’ultima tornata.


LE MISURE: STRETTA SUI RAVE, VIA LIBERA AI MEDICI NO VAX. “Molto contenta per il carcere ostativo, un provvedimento contro la criminalità organizzata”. Giorgia Meloni è soddisfatta. Il primo Cdm ha approvato un decreto legge unico che affronta tre temi identitari per il centrodestra: sanità, ordine pubblico e giustizia. Partiamo dal Covid: da domani, per i lavoratori di ospedali e Rsa, sparisce l’obbligo del vaccino. Rientreranno dunque in servizio medici e infermieri senza neanche una dose, ma avranno l’obbligo di indossare la mascherina. Oggi infatti il ministro Schillaci ha prorogato con un’ordinanza il vincolo di indossare il dispositivo di protezione, e in conferenza stampa ha motivato il rientro dei medici no vax come un modo per sanare le carenze di personale. Nel campo della sicurezza, il caso del rave party a Modena (sgomberato senza incidenti dopo un accordo con i partecipanti, che hanno ripulito l’area) è diventato l’occasione per inaugurare una nuova stretta penale. Niente ritocchi al codice, Meloni e Piantedosi hanno optato per la creazione di un reato ad hoc contro l’incolumità pubblica, che comporta anche 10 mila euro di multa per gli organizzatori, la confisca dei beni e pene da 3 a 6 anni. La premier ha spiegato che vuole dare un taglio al lassismo che ha reso l’Italia una meta internazionale per i rave. Piantedosi ha rincarato: “Senza norme ad hoc l’Italia era vulnerabile”. Sul Fatto di domani verificheremo se è vero, con un nostro approfondimento. Passando al capitolo Giustizia, come annunciato l’entrata in vigore della riforma Cartabia slitta al 30 dicembre, per evitare l’effetto “svuotacarceri“ e chiarire alcuni aspetti della sua applicazione. Infine, l’ergastolo ostativo: la riforma deve essere approvata prima dell’8 novembre, giorno dell’udienza della Corte Costituzionale. Già a maggio 2021 la Consulta aveva bocciato la legge, concedendo alla politica tempo per una riforma. Il 31 marzo scorso la Camera ha approvato il ddl del M5s: Fdi si era astenuta, oggi Meloni rispolvera quel testo per evitare la scarcerazione dei mafiosi al 41 bis.


LE REAZIONI DELL’OPPOSIZIONE. IL MESSAGGIO DI CONTE E LA PROPOSTA 5S SULL’ERGASTOLO OSTATIVO. Mentre il segretario del Pd Enrico Letta sceglie di battere sul tasto del Covid (“Il governo Meloni ha premiato i no vax. Peggio di così era difficile iniziare”), e Andrea Orlando denuncia le pene spropositate contro i rave, Giuseppe Conte ha scritto simbolicamente una lettera a Meloni dove prende di petto i tre punti messi all’ordine del giorno dal governo. Sulla cosiddetta stretta anti-rave, punta il dito sulla contraddizione di Piantedosi che si presenta con il volto della fermezza ma poi non dice “una parola chiara sulla sfilata delle duemila camicie nere di Predappio”. Curiosa la risposta del ministro in conferenza stampa: Predappio è una manifestazione che si svolge da molti anni, ha detto, diversamente dal rave dove c’era la denuncia del proprietario dello stabile. La contraddizione riguarda ovviamente anche la premier. Sulla stretta securitaria, il leader 5S ha tirato anche in ballo la carica contro gli studenti della Sapienza, già evocata alla Camera il giorno della fiducia al governo e il piano Covid. Ma anche se saluta positivamente la decisione di intervenire con decreto per mantenere l’ergastolo ostativo, Conte ricorda che per farlo davvero serve introdurre una serie di restrizioni ulteriori. Infatti il Movimento ha annunciato un emendamento al decreto Meloni, da presentare in Aula a firma dei due ex magistrati antimafia pentastellati: il deputato Cafiero De Raho e il senatore Roberto Scarpinato: vi daremo conto del testo sul Fatto di domani.


UCRAINA, BOOM DEL GRANO DOPO L’USCITA DI MOSCA. L’EXPORT RUSSO RESISTE ALLE SANZIONI. Intanto in Ucraina mentre la guerra prosegue è anche l’economia a tenere banco. Un missile abbattuto dai sistemi di difesa ucraini è caduto nel territorio della Moldavia, provocando danni, ma non vittime. I bombardamenti russi sulle centrali, nel corso della giornata, hanno lasciato senz’acqua quasi l’80% degli abitanti di Kiev (in serata si è recuperata la metà della rete) e interrotto la fornitura elettrica nella capitale e in zone a sud come Kharkiv e Zaporizhzhia. Intanto il prezzo del grano sui mercati internazionali è lievitato del 6% dopo che la Russia ha annunciato l’uscita dall’accordo sull’export via nave (come ripercussione di un attacco missilistico ucraino). Ma nonostante il venir meno di uno dei partner, 12 navi oggi sono partite lo stesso dai porti ucraini, cosa che non ha fatto piacere alla Russia. La Turchia, garante insieme all’Onu dei corridoi sul Mar nero, ha già detto che sta lavorando per far tornare Mosca sui suoi passi, richiesta che è arrivata anche dalla Commissione europea. C’è preoccupazione anche per la disponibilità di rame. Sul Fatto di domani faremo il punto sul commercio estero della Russia, che nonostante le sanzioni occidentali è esploso, grazie alle alleanze con Cina e India ma anche perché le restrizioni occidentali non coprono determinati settori. Vedremo quali. Leggerete anche un nuovo reportage di Pierfrancesco Curzi dalla città martoriata di Yzjum. Da segnalare, infine, il retroscena che sta circolando sui media statunitensi sui primi screzi tra Biden e Zelensky, già a giugno scorso in una telefonata dove il presidente americano si sarebbe irritato per le continue richieste di aiuto del suo omologo ucraino.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

La resurrezione (e il risorgimento) di Lula. Il 77° leader del Partito dei lavoratori del Brasile è presidente per la terza volta, dopo un anno e mezzo di carcere per una condanna annullata dalla Corte Suprema. La vittoria di misura su Jair Bolsonaro, che non ha ancora commentato pubblicamente i risultati, consegna a Lula un Paese polarizzato.

Uccellino in gabbia. Elon Musk starebbero lavorando a un taglio del 25% del personale di Twitter, riporta il Washington Post.

Giorgio Manganelli poeta. Una raccolta di rari versi dello scrittore e teorico della neoavanguardia.


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