“Premetto che i fatti vanno accertati dagli organi competenti, ma la sensazione è che si stia scoprendo l’acqua calda. O meglio, che i vertici dello sport italiano stiano mostrando stupore di fronte a un fenomeno che, invece, è sotto gli occhi di tutti”. Luisa Garribba Rizzitelli è fondatrice e presidente di Assist, l’Associazione nazionale atlete. Sta seguendo, come molti in quel mondo, la vicenda raccontata da Repubblica che coinvolge le ragazze della ginnastica ritmica: Nina Corradini e Anna Basta, classi 2003 e 2001, fino a poco più di un anno fa erano il presente e il futuro della Nazionale. Salvo poi mollare tutto, all’improvviso. La motivazione è tanto semplice quanto devastante: non hanno più retto le pressioni psicologiche sul loro peso commesse, a quanto dicono, da un membro dello staff dell’Accademia internazionale di ginnastica ritmica a Desio. La bilancia in mutande ogni mattina davanti a tutti, gli insulti, le umiliazioni, i lassativi, le lacrime, i pensieri suicidi e, oggi, le sedute di analisi. Per superare un trauma del genere possono volerci anni. Contestualmente ai loro racconti, e a quello analogo di Giulia Galtarossa, sarebbero arrivate in procura due denunce, al momento contro ignoti. Qualche anno fa, analoghi racconti erano stati fatti da danzatori e danzatrici professionisti: Mariafrancesca Garritano – a suo dire non per il libro scritto, La verità, vi prego, sulla danza!, ma per un’intervista nella quale le sue parole furono travisate – fu licenziata dalla Scala, licenziamento giudicato poi illegittimo dalla Corte di Cassazione. Ma, anche in quel caso, non sarebbe stato necessario uno “scandalo” per parlare apertamente di anoressia nel mondo del balletto.
Garribba Rizzitelli, ogni volta sembra che siamo a un passo dalla rivoluzione, dal #MeToo nello sport, ma poi nulla cambia.
In alcune discipline esiste una… chiamiamola così, rigidità di pensiero a proposito dell’alimentazione delle atlete. In quest’ultimo caso, però, alcuni segnali ci portano a pensare che siamo arrivati a un punto deflagrante. Le federazioni devono avere il coraggio di verificare se si può definire un modus operandi accettato e consolidato nel tempo. Dopo le parole delle due “farfalle” azzurre, la Federginnastica ha fatto sapere che non tollererà alcun abuso e di aver dato disposizioni perché siano immediatamente informati la Procura Federale e il Safeguarding Officer per gli accertamenti e le azioni di rispettiva competenza. Ma, al di là dei singoli episodi o degli eccessi, ricordo che le federazioni hanno un obbligo costante di vigilanza.
Se i fatti sono veri, possibile che a un livello così alto – com’è quello dell’Accademia di Desio – nessuno sapesse?
Per questo serve un’indagine seria e libera, non solo da parte della Federginnastica ma anche di organismi di controllo terzi. Il ministro dello Sport, Andrea Abodi, ha convocato al ministero il presidente del Coni, Giovanni Malagò, e quello della Federazione, Gherardo Tecchi per fare luce sulla vicenda. Ci auguriamo di venire coinvolti anche noi.
Insieme con Differenza Donna, Assist ha dato vita al progetto Save. Si riferisce a quello?
Da quasi due anni, siamo al fianco delle atlete per far emergere comportamenti impropri, molestie e violenze. I primi non hanno una configurazione penale, ma sono ugualmente gravi. Stiamo verificando che esiste il terrore di raccontare, anche solo davanti a una psicologa. C’è un problema enorme nel mondo dello sport, mai affrontato davvero. Per questo adesso chiederemo di incontrare il presidente di Federginnastica, il ministro dello Sport e il presidente del Coni. Non possono continuare a prendere visione delle situazioni senza essere affiancati da esperte del settore.
Ancora una volta, il corpo delle donne è all’origine di una questione culturale di proporzioni vastissime.
Qualche piccolo segnale positivo c’è, guardi l’esempio di Simone Biles o della stessa Federica Pellegrini, che ha ammesso di aver avuto attacchi d’ansia. Ma lo sport deve fare un lavoro serio di abbattimento degli stereotipi, e lo deve fare a livello di allenatori, dirigenti, genitori, manager. Abbiamo portato in Italia un progetto europeo, “Fair coaching”, che insegna agli allenatori a liberarsi da atteggiamenti machisti, sessisti, stereotipati e che diventerà ora un Osservatorio nazionale grazie al Comune di Cremona. Ecco, cominciamo a formare tutti gli attori in campo.
Per farlo, servono scelte politiche mirate. Le sembra che questo governo si sia presentato bene nei confronti delle donne?
Intanto le dico che non basta avere qualche donna in più nei ruoli apicali, ma che serve una politica seria con persone preparate. Sono molto severa con questo esecutivo, ma voglio dare un’apertura di credito al neo ministro Abodi, che è un esponente federale, conosce pregi e difetti del nostro mondo e sono certa abbia la consapevolezza che non si può rimanere indietro rispetto a temi improcrastinabili.