Stelle e strisce

La guida pratica alle elezioni negli Stati Uniti

Sono in corso le decisive votazioni di Midterm. Ci addentriamo nelle regole che determinano l'elezione del Presidente, dei deputati e senatori e dei governatori degli Stati

Di Mauro della Porta Raffo*
8 Novembre 2022

Nel testo la Casa Bianca o White House viene chiamata Executive Mansion per due ragioni: non era esistente all’epoca di George Washington e non fu così chiamata se non dopo la ricostruzione conseguente alla distruzione causa incendio appiccato dagli Inglesi il 24 agosto del 1814 sul finire della ‘Guerra del 2012’ evidentemente ancora in atto.

a) Le cosiddette Presidenziali Americane

b) Le Elezioni congressuali, Mid Term comprese

c) Le Elezioni governatoriali e statali

Il tutto con le annotazioni in merito. Alcune note sulla scelta dei candidati ad opera dei partiti politici. E a chiudere, l’elenco dei Presidenti e i Numeri americani.

a) Le cosiddette Elezioni Presidenziali

Per cominciare, detto che la scelta dei candidati ad opera dei partiti è materia di disposizioni interne agli stessi qui non sviscerate se non in appendice, le determinazioni di legge in materia elettorale sono sostanzialmente invariate dal 1804, quando un Emendamento stabilì che i movimenti politici nell’occasione dovessero presentare un ticket contenente i nomi del candidato alla Presidenza e di quello alla carica vicaria, come in precedenza stando al disposto costituzionale non accadeva.

Quanto alla nomina (della quale naturalmente si parlerà) degli Electors, ogni Stato è competente di modo che, mentre quarantotto di questi più il Distretto di Columbia operano con il Winnertakes all method che assegna al locale vincitore tutti i nominandi, il Maine e il Nebraska si muovono differentemente arrivando a volte a determinazioni a macchia di leopardo.

Come si è visto anche (era la quarta circostanza) nel 2016, è possibile essere eletti perdendo il voto popolare nazionale ma prevalendo quanto ad Electors.

Va detto che i Congressisti ai quali ogni membro dell’Unione ha diritto sono due Senatori e un numero di Rappresentanti in proporzione conseguente al novero degli abitanti quali risultano dal Censimento che anche per la bisogna si svolge dal 1790 ogni dieci anni.

I cittadini hanno accesso al voto al compimento del diciottesimo anno d’età ma per esercitare il diritto conseguente devono iscriversi alle Liste Elettorali.

I candidati devono avere i seguenti tre requisiti: essere cittadini americani dalla nascita; avere almeno 35 anni; essere stati residenti negli Stati Uniti per almeno quattordici anni.

Dal 1951, a seguito della introduzione di uno specifico Emendamento costituzionale, il Presidente non può essere eletto più di due volte.

È dal 1856 che il confronto avviene fra Democratici e Repubblicani essendo stato il Grand Old Party (da cui GOP, così si chiama altresì il partito Repubblicano) fondato solo nel 1854.

Il partito democratico ha per emblema un asino e i suoi esponenti come i suoi elettori possono essere chiamati per questo Asini o Asinelli.

Il repubblicano ha per emblema un elefante e pertanto i suoi eletti e votanti vengono anche denominati Elefanti o Elefantini.

Per incidens, la procedura di Impeachment (applicabile non solo ai Presidenti, ma nota solo a loro riferimento), volta ad arrivare alla destituzione del soggetto alla stessa, si articola nella messa in stato d’accusa da parte della maggioranza della Camera e nel seguente giudizio del Senato che però, per portare a compimento l’operazione, deve votare la defenestrazione con la maggioranza dei due terzi dei partecipanti al voto, cosa mai accaduta.

Le elezioni per la scelta – oggi e dal 1964, quanto al numero, cinquecentotrentotto (1) – degli Electors (con l’iniziale maiuscola per distinguerli dagli elettori comuni) che in seguito, formalmente riuniti nel Collegio che li compone (la quale cosa mi fa ogni volta scrivere ‘cosiddette’ dato che il tutto si configura come una procedura ‘di secondo grado’ non esprimendosi i cittadini direttamente ma ‘per tramite di’), effettivamente eleggono il Presidente degli Stati Uniti d’America, dal 1848 hanno luogo “il primo martedì dopo il primo lunedì del mese di novembre” dell’anno coincidente con il bisestile (2).

Non semplicemente il primo martedì perché potrebbe cadere il giorno uno e cioè in Ognissanti (come, per fare un esempio, nel 2016, anno nel quale, pertanto, si votò l’8 seguente).

Gli Stati devono comunicare i nominativi dei rispettivi Electors entro un ravvicinato termine dicembrino successivo. Gli stessi Electors infine per quanto li riguarda (riuniti nelle città capoluogo degli Stati) devono votare per il Presidente “il primo lunedì dopo il secondo mercoledì” dello stesso dicembre.

I singoli verbali vanno poi trasmessi al Congresso che provvederà alla ratifica della nomina dopo il 3 gennaio del seguente anno, giorno nel quale ha inizio la nuova Legislatura (la cui numerazione si riferisce alla Camera e non al Senato essendo i seggi della prima totalmente, non parzialmente come per il secondo, rinnovati ogni biennio).

Nel caso in cui (è accaduto solo nel 1824) nessuno dei candidati (ovviamente, più di due a meno che non si arrivi al un pareggio, come mai successo) abbia ottenuto la maggioranza assoluta degli Electors (uguale dal citato 1964 a duecentosettanta, cinquanta per cento più uno di cinquecentotrentotto), la competenza quanto alla elezione passa alla Camera che provvede attraverso ballottaggi ai quali sono ammessi i primi tre candidati (o, ipotesi estrema, i due classificati alla pari) ai quali sia collegata una parte degli Electors medesimi.

A questo punto, il voto è ‘per Delegazione’, la qual cosa significa che il suffragio della California (il membro dell’Unione oggi più popolato) e quello del Wyoming (il meno abitato), prescindendo dal numero dei Parlamentari che compongono il gruppo, vale uno.

Va pure detto che può capitare (come nel 1836) che a non arrivare alla maggioranza assoluta sia il Vicepresidente.

Nel caso, la competenza passa al Senato dove ogni componente il consesso ha diritto di voto non contandosi colà Delegazioni.

In buona sostanza, nel 2024 le urne saranno aperte martedì 5 novembre, gli Stati dovranno inviare i nominativi dei rispettivi Electors entro un ravvicinato termine dicembrino successivo, il Collegio di questi dovrà riunirsi il 16 dicembre, il Congresso dal 3 gennaio (3) 2025 ratificare (a meno che – è stato già detto – i Rappresentanti, nessuno avendo raggiunto il predetto cinquanta più uno per cento degli Electors, siano invece chiamati ai ballottaggi per procedere di conseguenza), l’eletto entrare in carica con la cerimonia dell’Insediamento (nell’ipotesi di una successione – è accaduto nove volte – da parte del Vice la data e a volte il luogo – si ricordi Lyndon Johnson a Dallas – in questione è determinata dalle circostanze) a mezzogiorno del 20 gennaio 2025 (4).

(1) Al totale degli Electors si è sempre arrivati sommando il numero dei Congressisti ai quali (Senato e Camera compresi) ogni Stato ha diritto (oggi, cinquanta essendo i membri dell’Unione, cinquecentotrentacinque mentre in precedenza, minore essendo il numero degli Stati, nelle diverse circostanze, di inferiore consistenza).

Dalle votazioni del 1964 – avendo un Emendamento datato 1961 determinato che il District of Columbia debba scegliere un numero di Electors pari a quello dello Stato che ne ha di meno e quindi tre – oggi i citati cinquecentotrentotto.

(2) Questo perché il 1792, anno nel quale ebbe svolgimento la seconda votazione, era bisesto ed essendo il mandato quadriennale la coincidenza permane.

(Per la indispensabile precisione, non così nel 1800 e nel 1900, anni che, di conseguenza a quanto determinato dal Calendario Gregoriano, essendo di fine secolo ma non divisibili per quattrocento come il 2000, non hanno avuto un 29 febbraio).

Va qui aggiunto che l’assai controverso voto anticipato per via postale ha inciso notevolmente a questo proposito sempre di più essendo gli elettori che ne fanno uso.

(3) Nell’occasione, presiede il Vicepresidente tuttora in carica (decadrà se non confermato il successivo 20).

Può accadere che all’operazione si proceda sotto la guida di un candidato alla Presidenza sconfitto come nel 1961 quando Richard Nixon era ancora Vice di Dwight Eisenhower e nel contempo il contendente battuto che concludeva l’iter della per lui amara vicenda.

(4) Dal 1793 (anno seguente le seconde votazioni per gli Electors) al 1933 (il primo dopo l’inaugurale elezione di Franklin Delano Roosevelt) compreso la cerimonia dell’Insediamento aveva luogo il 4 marzo dell’anno successivo quello nel quale i seggi venivano aperti, giorno corrispondente a quello nel quale nel 1789 era stata promulgata la Costituzione.

b) Le Elezioni congressuali, Mid Term comprese

Le Elezioni congressuali hanno luogo ogni due anni (dal 1872 anche quelle di Medio Termine, antecedentemente non così istituzionalizzate) “il primo martedì dopo il primo lunedì del mese di novembre” ad imitazione delle cosiddette Presidenziali.

Questo perché il mandato dei componenti la Camera dei Rappresentanti (che sono quattrocentotrentacinque per legge e che ovviamente in antecedenza, inferiore assenso il numero degli Stati, erano meno) è appunto biennale.

I membri di questo consesso pertanto vengono rinnovati sia in coincidenza con le cosiddette Presidenziali che a metà del mandato (Term) del Capo dello Stato, nelle predette, per tale loro collocazione, Mid Term Elections.

I componenti il Senato, che sono per Costituzione due per Stato, hanno un incarico di sei anni ma vengono rinnovati per un terzo ogni biennio ragione per la quale sono divisi in tre classi di pressappoco uguale consistenza.

Le circoscrizioni camerali – salvo i casi nei quali sia uno solo il Rappresentante da eleggere – derivano da divisioni interne agli Stati determinate localmente (il fenomeno per il cui tramite si opera per creare una maggioranza precostituita nelle stesse è chiamato Gerrymandering prendendo nome da un antico Governatore del Massachusetts che lo ideò e mise in pratica, Elbridge Gerry).

Le circoscrizioni senatoriali coincidono con gli Stati. I due Senatori di ogni membro dell’Unione non possono essere eletti contemporaneamente.

Non esiste limitazione personale alcuna quanto al numero delle elezioni (si è dato il caso di Laticlavi ultracentenari e, per dire, attualmente Charles ‘Chuck’ Grassley è tuttora in carica e in cerca di conferma essendo entrato nel consesso il 3 gennaio 1980, diciassette giorni prima dell’Insediamento inaugurale di Ronald Reagan!)

I candidati alla Camera devono avere compiuto i venticinque anni, essere cittadini da almeno sette e risiedere nello Stato nel quale si propongono.

Quelli al Senato devono avere trent’anni, essere cittadini da almeno nove e risiedere anch’essi laddove si presentano.

È solo dopo l’approvazione nel 1913 di un Emendamento che i Senatori sono votati, come invece sempre i Rappresentanti, dal popolo perché in precedenza li erano ad opera dei Legislativi locali.

Non essendo previsto il requisito del possesso della cittadinanza dalla nascita, come anche per le cariche locali quali i Governatorati – si pensi al riguardo in California all’Austriaco d’origine Arnold Schwarzenegger – chiunque la possieda, sia pure acquisita, può candidarsi ed essere eletto.

La Camera sceglie un proprio Presidente, lo Speaker, che appartiene al partito di maggioranza, e le cariche interne necessarie al funzionamento.

Il Senato è presieduto per Costituzione dal Vicepresidente federale (che ha diritto di voto solo in caso di parità) ma nomina un proprio Presidente ‘pro tempore’ che lo sostituisce quando necessario.

I partiti sono strutturati con Capigruppo e collaboratori vari.

c) Le Elezioni governatoriali e statali

Ogni singolo Stato ha una propria Costituzione e una propria forma istituzionale.

La gran parte elegge, con sistemi a volte diversi, oltre al Governatore (comune a tutti) un Vice che può essere perfino del partito avverso a quello che ha candidato il governante.

Con l’eccezione del Nebraska, monocamera, tutti hanno un Senato e una Camera che sono al proprio interna regolamentati.

Nel caso in cui la carica di Governatore e la maggioranza nei due rami del Parlamento locale appartengano allo stesso partito si parla gergalmente di ‘trifecta’.

Ben diciassette gli ex Governatori arrivati susseguentemente alla Executive Mansion.

La gran parte degli Stati (trentasei) prevede per il detentore del potere esecutivo un mandato quadriennale il cui rinnovo coincide con le predette Mid Term.

Il Vermont e il New Hampshire vanno al voto in materia ogni due anni.

Brevi cenni all’iter che attraverso Caucus, Primarie e Convention porta alla Nomination ad opera dei partiti dei candidati alla carica presidenziale

Tutto quanto sopra detto, poche parole sul processo interno ai movimenti politici americani per la scelta (Nomination, come viene chiamata l’investitura ufficiale) dei candidati alla Executive Mansion.

Si articola oggi e da tempo (non da sempre essendosi evoluta e modificata) la relativa procedura attraverso il meccanismo composto da Caucus (poco diffusi) e Primarie (largamente in uso), differenti votazioni – più interne ai partiti le prime e coinvolgenti gli elettori le seconde – che, nell’anno elettorale, seguendo un calendario (si apre tradizionalmente all’inizio di febbraio con il Caucus dell’Iowa cui fa seguito la Primaria del New Hampshire), secondo regole particolari dettate dai movimenti stessi, porta alla nomina di Delegati (nel numero da ciascun partito determinato) dei singoli Stati.

Delegati poi partecipanti alle Convention (i Congressi) estive nel corso delle quali vengono appunto ufficializzate – con la Platform (il programma) – le candidature per la Presidenza e per il ruolo vicario.

Da ricordare sempre che negli Stati Uniti raggiungendo i diciotto anni si ha diritto di votare ma che occorre dimostrare che si intende voler esercitare tale diritto, cosa che si fa iscrivendosi alle Liste Elettorali.

È compiendo questo atto che si può – non è obbligatorio e naturalmente non costringe ad esprimersi nell’urna novembrina conseguentemente – dichiarare la propria preferenza partitica, la quale affermazione serve in sede di Primarie perché, quando ‘chiuse’ – altrimenti sono ‘aperte’ – riguarderanno solamente coloro che nell’iscriversi alle Liste si sono espressi per il movimento politico che le indice.

Si è sopra accennato alla evoluzione del sistema selettivo illustrato.

La Convention (oggi non da oggi, momento conclusivo dell’iter) è stata la prima articolazione a nascere, ad opera dell’allora esistente partito Antimassonico nel 1831 in vista delle elezioni del successivo anno.

I Caucus (vocabolo probabilmente di derivazione algonchina che farebbe riferimento alle riunioni dei Capitribù), per quanto da tempo in uso, sono stati adottati successivamente.

Ancora più recenti le Primarie, utilizzate soltanto a livello locale tra fine Ottocento e primi Novecento, e mano mano, a partire dal 1912 in casa repubblicana, poi maggiormente importanti e diffuse nel Paese.

Sistema complesso e tuttora in evoluzione questo, tant’è vero che recentemente i termini temporali si sono decisamente allungati e siamo arrivati al punto che in vista delle votazioni del 2020 la Senatrice democratica Elizabeth Warren ha annunciato la propria discesa in campo addirittura prima del Capodanno del 2018.

E non ci stiamo forse già chiedendo da un pezzo chi intenda correre nel 2024?!

I quarantasei Presidenti con le appartenenze partitiche e le date di permanenza alla Executive Mansion:

George Washington (indipendente, 30 aprile 1789/4 marzo 1797)

John Adams (federalista, 4 marzo 1797/4 marzo 1801)

Thomas Jefferson (democratico-repubblicano, 4 marzo 1801/4 marzo 1809)

James Madison (democratico-repubblicano, 4 marzo 1809/4 marzo 1817)

James Monroe (democratico-repubblicano, 4 marzo 1817/4 marzo 1825)

John Quincy Adams (democratico-repubblicano, 4 marzo 1825/4 marzo 1829)

Andrew Jackson (democratico, 4 marzo 1829/4 marzo 1837)

Martin Van Buren (democratico, 4 marzo 1837/4 marzo 1841)

William Harrison (whig, 4 marzo 1841/4 aprile1841)

John Tyler (whig, 6 aprile 1841/4 marzo 1845)

James Polk (democratico, 4 marzo 1845/3 marzo 1849)

Zachary Taylor (whig, 4 marzo 1849/9 luglio1850)

Millard Fillmore (whig, 10 luglio 1850/4 marzo 1853)

Franklin Pierce (democratico, 4 marzo 1853/4 marzo 1857)

James Buchanan (democratico, 4 marzo 1857/4 marzo 1861)

Abraham Lincoln (repubblicano, 4 marzo 1861/15 aprile 1865)

Andrew Johnson (democratico ma incluso nel secondo ticket con Lincoln, 15 aprile 1865/4 marzo 1869)

Ulysses Grant (repubblicano, 4 marzo 1869/4 marzo 1877)

Rutherford Hayes (repubblicano, 4 marzo 1877/4 marzo 1881)

James Garfield (repubblicano, 4 marzo 1881/19 settembre 1881)

Chester Arthur (repubblicano, 20 settembre 1881/4 marzo 1885)

Grover Cleveland (democratico, 4 marzo 1885/4 marzo 1889)

Benjamin Harrison (repubblicano, 4 marzo 1889/4 marzo 1893)

Grover Cleveland (democratico, 4 marzo 1893/4 marzo 1897)

William McKinley (repubblicano, 4 marzo 1897/14 settembre 1901)

Theodore Roosevelt (repubblicano, 14 settembre 1901/4 marzo 1909)

William Taft (repubblicano, 4 marzo 1909/4 marzo 1913)

Woodrow Wilson (democratico, 4 marzo 1913/4 marzo 1921)

Warren Harding (repubblicano, 4 marzo 1921/2 agosto 1923)

Calvin Coolidge (repubblicano, 3 agosto 1923/4 marzo 1929)

Herbert Hoover (repubblicano, 4 marzo 1929/4 marzo 1933)

Franklin Delano Roosevelt (democratico, 4 marzo 1933/12 aprile 1945)

Harry Truman (democratico, 12 aprile 1945/20 gennaio 1953)

Dwhigt Eisenhower (repubblicano, 20 gennaio 1953/20 gennaio 1961)

John Kennedy (democratico, 20 gennaio 1961/22 novembre 1963)

Lyndon Johnson (democratico, 22 novembre 1963/20 gennaio 1969)

Richard Nixon (repubblicano, 20 gennaio 1969/9 agosto 1974)

Gerald Ford (repubblicano, 9 agosto 1974/20 gennaio 1977)

Jimmy Carter (democratico, 20 gennaio 1977/20 gennaio 1981)

Ronald Reagan (repubblicano, 20 gennaio 1981/20 gennaio 1989)

George Herbert Bush (repubblicano, 20 gennaio 1989/20 gennaio 1993)

Bill Clinton (democratico, 20 gennaio 1993/20 gennaio 2001)

George Walker Bush (repubblicano, 20 gennaio 2001/20 gennaio 2009)

Barack Obama (democratico, 20 gennaio 2009/20 gennaio 2017)

Donald Trump (repubblicano, 20 gennaio 2017/20 gennaio 2021)

Joe Biden (democratico, 20 gennaio 2021/…)

Numeri americani dal 1776 al 2022, Mid Term non ancora concluse.

13 – le ex Colonie inglesi che dichiararono la propria Indipendenza secondo tradizione (invero, il precedente 2) il 4 luglio 1776 erano tredici: in ordine geografico da Nord a Sud:

New Hampshire, Massachusetts, Rhode Island, Connecticut, New York, New Jersey, Pennsylvania, Delaware, Maryland, Virginia, Carolina del Nord, Carolina e Georgia

10 – dieci gli Stati che effettivamente votarono nelle prime ‘cosiddette Elezioni Presidenziali’ nel 1788/1789, da lunedì 15 dicembre ‘88 a sabato 10 gennaio ‘89.

La Carolina del Nord, il Rhode Island e il New York, per differenti ragioni, non parteciparono

59 e 60 – cinquantanove le votazioni ‘cosiddette Presidenziali’ compresa quella del 2020, ragione per la quale la prossima sarà la sessantesima

1 – una, quella citata del 1788/1789, la sola volta nella quale i seggi sono stati aperti anche in un anno dispari

58 – cinquantotto le votazioni che, essendo il mandato quadriennale, a partire dal 1792, hanno teoricamente coinciso con l’anno bisestile (teoricamente, perché il 1800 e il 1900, non sono considerati tali dal Calendario Gregoriano).

Ovvio che tale corrispondenza continui.

14 – quattordici, dal 1792 al 1844 compreso, le occasioni nelle quali si è votato per un periodo di all’incirca un mese, comprendente se non tutto larga parte di novembre, sempre nell’anno precedente quello della cerimonia ufficiale di Insediamento

1 – uno l’Insediamento in data 30 aprile, il primo di George Washington, indipendente, nel 1789

2 – due soltanto le elezioni all’unanimità da parte degli Elettori nel Collegio ed entrambe – le prime – a favore di George Washington (1788/89 e 1792)

1 – uno l’Insediamento del Vicepresidente eletto (esclusi pertanto i due subentrati in corso di mandato Gerald Ford e Nelson Rockfeller più avanti trattati) in data differente da quello del corrispondente Presidente: il primo di John Adams il 21 aprile 1789, fra l’altro precedente di nove giorni (!) quello di George Washington

36 – trentasei, dal 1793, secondo di George Washington, al 1933, primo di Franklin Delano Roosevelt, le occasioni nelle quali l’Insediamento ha avuto luogo il 4 marzo (giorno nel quale nel 1789 era stata promulgata la Costituzione) dell’anno successivo a quello elettorale

22 – ventidue, dal 1937, seconda di Franklin Delano Roosevelt, al 2021, di Joe Biden, le volte nelle quali, a seguito di un Emendamento costituzionale, la cerimonia di Insediamento, anticipando la precedente scadenza, ha avuto svolgimento il 20 gennaio dell’anno seguente quello delle votazioni (cosa che, salvo altro specifico Emendamento, accadrà anche in futuro)

2 – due, a parte ovviamente quelli esercitati dai Vicepresidenti subentrati, i mandati anomali in quanto a durata perché non esattamente quadriennali: il primo di George Washington (dal 30 aprile 1789 al 4 marzo 1793) e il primo di Franklin Delano Roosevelt (dal 4 marzo 1933 al 20 gennaio 1937)

44 – quarantaquattro, a far luogo dal 1848, le ‘cosiddette Presidenziali’ che hanno avuto svolgimento in un solo giorno (si consideri che tenendo conto del disposto che indica ‘il primo martedì dopo il primo lunedì del mese di novembre dell’anno coincidente con il bisestile’ è possibile sapere quando per l’incombenza si voterà, per dire, nel 2040 o nel 2052…)

50 – dal 1959, quando entrarono a far parte dell’Unione Alaska ed Hawaii, gli Stati componenti la Federazione sono cinquanta, in ordine alfabetico, Alabama, Alaska, Arizona, Arkansas, California, Carolina del Nord,Carolinadel Sud, Colorado, Connecticut, Dakota del Nord, Dakota del Sud, Delaware, Florida, Georgia, Hawaii, Idahi, Illinois, Indiana, Iowa, Kansas, Kentucky, Louisiana, Maine, Maryland, Massachusett, Michigan, Minnesota, Mississippi, Missouri, Montana, Nebraska, Nevada, New Hampshire, New Jersey, New York, Nuovo Messico, Ohio, Oklahoma, Oregon, Pennsylvania, Rhode Island, Tennessee, Texas, Utah, Vermont, Virginia, Virginia Occidentale, Washington, Wisconsin, Wyoming.

51 – le Circoscrizioni chiamate alle urne dalle votazioni del 1964 (anche nel 2024 e fin quando un altro o più Stati entrassero a far parte dell’Unione) sono cinquantuno, avendo a tal uopo, per un Emendamento in tale senso approvato, con i membri dell’Unione, da quel momento, voce in capitolo anche il Distretto di Columbia

1 – una la Circoscrizione che ha sempre votato per lo stesso partito: il Distretto di Columbia dalla prima circostanza, come detto nel 1964, costantemente democratico

100 – due i Senatori che spettano ad ogni Stato cosa che fa sì che i componenti la Camera Alta siano oggi e dalle votazioni del 1960 cento (erano 96, novantasei, per dire – e sempre meno andando indietro nel tempo e diminuendo il totale dei Territori aderenti – dalle convocazioni del 1912 a quelle del 1956 essendo gli Stati all’epoca quarantotto. Diventerebbero 102, centodue, se entrasse nell’Unione un cinquantunesimo Stato. 104, centoquattro se fossero due…)

6 – il mandato dei Senatori è di sei anni

*Presidente onorario della Fondazione Italia USA

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