Il Fatto di domani. Meloni con l’elmetto: armi a Kiev e affari con l’Egitto. Midterm, il voto che spacca l’America. Biden trema

Di FQ Extra
8 Novembre 2022

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MELONI AL FRONTE: ARMI PER ZELENSKY E AFFARI CON AL SISI. Chiusa la parentesi ambientalista della Cop27, in cima alle priorità di Giorgia Meloni svettano le armi. Rientrata dall’Egitto, ufficialmente la premier ha discusso del Pnrr con la cabina di regia. Ma in vista c’è l’incontro di dopodomani con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, a Palazzo Chigi: sul tavolo, l’invio di nuove armi a Kiev. Meloni lo ha sempre detto: avanti con la linea atlantista di Mario Draghi. Entro novembre, dunque, il governo approverà il sesto decreto interministeriale per foraggiare l’esercito ucraino. Sulla carta, non c’è bisogno del voto del Parlamento. Fino al 31 dicembre basta un decreto concordato da Palazzo Chigi con i ministeri dell’Economia, Difesa e Esteri, accompagnato da una relazione al Copasir. Ma la premier potrebbe portare il provvedimento in Aula per spaccare l’opposizione, divisa tra il Pd atlantista e il M5s contrario all’invio di armi. L’industria bellica non guarda solo a Kiev. L’Egitto sarebbe in trattativa con l’Italia per l’acquisto di 24 aerei Eurofighter, una commessa da almeno 3 miliardi di euro, Leonardo incasserebbe circa il 60%. Problema: la legge 185 vieta la vendita di armi ai Paesi autoritari come l’Egitto. Guido Crosetto, da presidente Aiad (la lobby delle aziende delle armi e della sicurezza) aveva proposto di modificare la norma per non frenare il business dell’industria militare. Oggi è il ministro della Difesa. Sul Fatto di domani vi racconteremo la partita bellica del governo e daremo un’occhiata dalle parti dell’opposizione, dove il caso Moratti rischia di far esplodere il Partito democratico. La candidata di Renzi e Calenda, da sempre impegnata a destra, è pronta a correre per le Regionali in Lombardia nella primavera 2023.


IL LAVORO INTRAPPOLATO NELLA “PRECARIETÀ”. Quasi 7 contratti su 10 attivati nel 2021 sono a tempo determinato, più dell’11% dei lavoratori si trova costretto a un part time involontario (la media Ocse è tre volte inferiore), solo il 35-40% dei lavoratori atipici passa nell’arco di tre anni ad impieghi stabili, i lavoratori poveri rappresentano ormai il 10,8% del totale. I dati vengono dall’ultimo rapporto dell’Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche) e raccontano una storia del mercato del lavoro in Italia molto diversa dalle rappresentazioni che ne danno la maggior parte delle forze politiche. Le cose non vanno bene neanche per i redditi fissi, comunque. L’Italia è l’unico Paese dell’area Ocse dove, nei trent’anni dal 1990 al 2020, il salario medio annuale è diminuito invece di aumentare (del -2,9%). Nello stesso periodo gli stipendi medi della Germania sono cresciuti del 33,7%, e quelli della Francia del 31,1%. E l’inflazione si è mangiata una gran parte del potere d’acquisto. Alla presentazione del dossier c’era anche la nuova ministra del lavoro Marina Calderone, che ha detto che per evitare la precarietà bisogna insistere sulla formazione, così i lavoratori saranno “flessibili”. Il concetto di flessibilità buona già sentito ai tempi degli attacchi all’articolo 18. Nota più positiva, Calderone ha definito la proposta di restrizione del Reddito di cittadinanza a una sola chiamata come proposta della Lega, non del governo. Sul Fatto di domani leggerete la nostra analisi sullo stato del lavoro in Italia. Intanto su FQ Extra un visual data sui numeri della povertà in Italia e nel mondo, con grafici da esplorare.


SONO PIÙ GLI ITALIANI ALL’ESTERO CHE I MIGRANTI IN ITALIA. Un altro rapporto, uscito oggi, va letto insieme ai dati sul lavoro in Italia. È quello che della Fondazione Caritas-Migrantes sul fenomeno migratorio in Italia. Non si parla solo di immigrati, ma anche di espatriati dal nostro Paese. Anche se con la pandemia le partenze sono rallentate, dal 2006 al 2022 gli italiani che sono migrati all’estero sono quasi raddoppiati, passando da 3,1 milioni a oltre 5,8 milioni. Sono i giovani a partire, perché l’ascensore sociale è rotto. Dal rapporto emerge una fotografia chiara: gli italiani all’estero sono più numerosi degli stranieri residenti nel nostro Paese. Altro dato controcorrente: le Regioni da cui partono il maggior numero di expat sono, da anni, la Lombardia e il Veneto. La presentazione del rapporto Migrantes è stata l’occasione per commentare le vicende di cronaca delle navi ong bloccate nei mari italiani. Il vice presidente della Cei mons. Francesco Savino ha definito inumani gli sbarchi selettivi usati in queste ore con i migranti a bordo della Humanity 1 e della Geo Barents. Su quest’ultima nave, gestista da Medici senza frontiere, i migranti rimasti a bordo sono 211. La ong Sos Humanity aspetta ancora la sentenza sul ricorso presentato al tribunale di Catania sui 35 rimasti a bordo. Oggi invece sono potuti sbarcare senza problemi tutti gli 85 migranti a bordo della nave Rise Above, nel porto di Reggio Calabria. La Ocean Viking gestita da Sos Mediterannée è diretta in Francia, dove sarà accolta nel porto di Marsiglia. Sul Fatto di domani vedremo le differenze tra tutti questi casi e faremo chiarezza sui numeri dei flussi migratori e degli sbarchi in Italia, partendo da un dato circolato in questi giorni: i migranti arrivati su navi delle ong nell’ultimo anno rappresentano solo il 10% del totale.


AMERICA AL VOTO DI MIDTERM: JOE BIDEN RISCHIA GROSSO. Le urne di metà mandato potrebbero sancire la paralisi politica per la Casa Bianca. All’una della notte italiana arriveranno i primi risultati. Gli americani votano per rinnovare i 435 seggi della Camera, un terzo dei 100 seggi del Senato, ed eleggere i governatori di 39 Stati. Su FQ Extra potete leggere un vademecum per approfondire la tornata elettorale. Intanto, l’attenzione del mondo è sul democratico Joe Biden: se i Repubblicani spuntassero la maggioranza in un ramo del Congresso, il Presidente finirebbe nelle sabbie mobili di un incessante compromesso con l’opposizione conservatrice. È lo scenario accreditato da diversi sondaggi, mentre l’ombra di Donald Trump spunta già all’orizzonte delle elezioni presidenziali nel 2024. Il voto di midterm, del resto, è un test sul consenso del presidente in carica. Il messaggio di Biden non pare aver sfondato, il suo tasso di popolarità si aggira intorno al 42 per cento. La campagna dem ha puntato sui diritti civili e lo spauracchio antidemocratico dei Repubblicani. Il Gop invece ha cavalcato i timori per il caro-prezzi e la criminalità. Zelensky ha rivolto agli Usa un appello per continuare a sostenere l’Ucraina a prescindere dai risultati elettorali. Ma una buona parte dei trumpiani preme per ridurre gli aiuti a Kiev. Su FQ Extra vi racconteremo la maratona elettorale con i primi risultati e i commenti a caldo. Sul giornale di domani approfondiremo anche la questione dei negoziati sulla guerra in Ucraina (sempre più in stallo). E voleremo in Qatar dove i mondiali cominciano con le dichiarazioni dell’ambasciatore del Paese ospite che paragona l’omosessualità alla malattia mentale.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Gas, continua la trattativa sul price cap. Il presidente del Consiglio Ue Charles Michel ha inviato una lettera per sollecitare Von der Leyen a mettere nero su bianco una proposta sul tetto dinamico al prezzo del gas. In Italia, giovedì prossimo, il consiglio dei ministri si riunirà per un nuovo decreto Aiuti. Ma all’interno del testo dovrebbe essere inserito anche il provvedimento per implementare la produzione di gas nazionale. Sul Fatto di domani approfondiremo il capitolo energia.

Ergastolo ostativo, la Consulta non decide. Rinviati gli atti alla Cassazione, seguendo il parere dell’avvocatura dello Stato. La questione della legittimità del 41 bis si è chiusa, a meno di nuovi interventi della Suprema corte.

Sorrentino porta Mattia Torre in tv. Le opere teatrali di Mattia Torre sbarcano in Rai dal 19 novembre con una serie intitolata Sei pezzi facili, diretta da Paolo Sorrentino con, nel cast, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Geppi Cucciari, Valerio Mastandrea.

I bronzi di San Casciano. 24 statue perfettamente integre (alcune alte quasi un metro) sono tornate alla luce nel paesino toscano. Per 2300 anni sono rimaste sepolte, protette dal fango e dall’acqua bollente. Una scoperta che potrebbe riscrivere la Storia.


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