Il Fatto di domani. Ideona del governo: la flat tax a danno dei poveri. I dem Usa non ridono, quelli italiani barcollano

Di FQ Extra
9 Novembre 2022

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GIORGETTI DÀ LA LINEA: TAGLI AL REDDITO E AL SUPERBONUS PER FLAT TAX E QUOTA 41. Domani il governo approverà il quarto decreto Aiuti da 9,1 miliardi. Contro il caro energia, saranno confermate fino a fine anno le misure di Draghi: credito di imposta per le imprese e la riduzione delle accise sui carburanti. Intanto, Giancarlo Giorgetti dà la linea nell’audizione sulla Nadef (Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza) alle commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato. Allo studio c’è la rateizzazione delle bollette per l’energia elettrica. Il governo punta a fronteggiare i rincari con i fondi europei rimasti in cassa, ma il margine di manovra è stretto: il pil è in calo nell’ultimo trimestre e la spesa per le pensione supererà i 50 miliardi fino al 2025. Per il prossimo anno ci sono circa 21 miliardi per calmierare le bollette, ma il ministro non esclude uno scostamento di bilancio per mantenere gli impegni elettorali, come l’allargamento della flat tax. Le risorse potrebbero arrivare, secondo Giorgetti, dalla revisione del superbonus edilizio al 110% e del Reddito di cittadinanza, le bandiere M5s. Qui si potrebbero trovare i fondi per l’altro cavallo di battaglia della Lega, Quota 41 per le pensioni. Nuovi introiti potrebbero invece arrivare dal potenziamento della legge sugli extraprofitti. In tre settimane, la Legge di Bilancio potrebbe essere sul tavolo. Intanto, Giorgia Meloni ha incontrato i sindacati per discutere anche di cuneo fiscale. C’era anche l’Ugl, sigla di destra, che ha dedicato parole al miele alla premier. Sul Fatto di domani faremo il punto sulle misure economiche allo studio del governo e voleremo a Bruxelles, dove la Commissione ha approvato il progetto di riforma del patto di Stabilità. Nel mirino dell’Ue c’è anche il Pnrr: tra gli alleati di governo, non regna l’armonia sulla gestione dei soldi europei.


GIALLOROSA, VOLANO GLI STRACCI ANCHE NEL LAZIO. È la regione dove la fragile alleanza tra Pd e M5s ha tenuto, malgrado la rottura a livello nazionale. Ma ora anche nel Lazio sembra archiviato il dialogo in vista delle elezioni del 2023. Al centro del contendere c’è ancora il termovalorizzatore di Roma, che spinse Giuseppe Conte alla porta del governo Draghi nel luglio scorso. Il governatore uscente Nicola Zingaretti ha pronunciato un duro atto d’accusa verso l’ex premier: “La Regione Lazio non ha mai autorizzato e mai autorizzerà l’inceneritore, Conte rompe l’alleanza di centrosinistra senza motivo”. Peccato che il sindaco di Roma Roberto Gualtieri voglia il termovalorizzatore ad ogni costo: “Entro la fine del 2023 apriremo il cantiere”, ha annunciato ieri il primo cittadino dem. Dunque come candidato del Nazareno, in prima fila, resta Alessio D’Amato, l’assessore alla Sanità proposto da Carlo Calenda. Potrebbe scendere in pista senza nemmeno il timbro delle primarie. Il leader di Azione è pronto a brindare coi dem: “Ma quale campo largo! Siamo solo in due (Pd e terzo polo, ndr). Sediamoci a un bar e decidiamo”. Il Movimento invece punterebbe sul docente ambientalista Livio De Santoli. I Verdi di Bonelli e Sinistra italiana di Fratoianni, in bilico tra il Movimento e il Nazareno, provano a ricucire i resti giallorosa. Sul Fatto di domani vi racconteremo la faida nel Lazio. Poi saliremo a Milano, dove la candidatura al Pirellone di Letizia Moratti continua a dilaniare il Pd anziché il centrodestra. Dopo il passo indietro di Cottarelli, a premere per sostenere l’ex berlusconiana è una parte sostanziosa dei democratici. Secondo Andrea Marcucci è “un’opportunità” da cogliere al volo. Il motivo lo riassume Luigi Zanda: “Mandare a casa Fontana e dare una lezione alla Lega”. Sul giornale rinfrescheremo la memoria con un’antologia delle furibonde liti tra Moratti e il centrosinistra.


MIGRANTI, LO SCHIAFFO DELLA FRANCIA ALL’ITALIA. INTERVIENE L’UE. Ci sono 234 persone che ancora non possono mettere piede a terra. Altro che “se li prende Parigi”: la Ocean Viking con il suo “carico” di migranti a bordo (“residuale”, secondo Piantedosi) vaga ancora per il Mediterraneo, non lontana dalla Sardegna, alla ricerca di un porto in cui attraccare. “Sbarco immediato, nel più vicino luogo di sicurezza” ha chiesto poco fa la Commissione europea. Quella che era stata decantata come vittoria diplomatica del governo Meloni si è in realtà trasformata in uno schiaffone: già stamattina il portavoce dell’esecutivo francese, Olivier Veran, ha definito inaccettabile il comportamento del nostro. “Dal momento che l’imbarcazione è ancora nelle acque territoriali italiane, che l’Italia svolga il suo ruolo e rispetti i suoi impegni europei”, ha dichiarato. La Corsica, attraverso il presidente del Consiglio esecutivo Gilles Simeoni, si è detta disponibile ad accoglierli, ma di fatto assistiamo a uno stallo diplomatico. Forse per nascondere la disfatta, oggi Giorgia Meloni ha soffiato ulteriormente sul fuoco: “Non è dipesa dal governo – ha detto ai suoi alla Camera – la decisione dell’autorità sanitaria di far sbarcare tutti i migranti (migranti, non profughi) presenti sulle navi ong, dichiarandoli fragili sulla base di possibili rischi di problemi psicologici. Scelta che abbiamo trovato bizzarra”. Parole criticate duramente dall’Ordine dei medici. A Lampedusa, è morta una migrante sbarcata la notte scorsa con evidenti segni di ipotermia. Intanto la Humanity 1 ha lasciato il porto di Catania, la Geo Barents lo farà domani.


MIDTERM USA, TRUMP PERDE MA BIDEN NON RIDE. MAGGIORANZA REPUBBLICANA ALLA CAMERA, SENATO IN BILICO. Non è stata la notte che molti si aspettavano. Meno che mai quella che si aspettava Donald Trump. L’ex presidente aveva previsto una “notte fantastica” di festeggiamenti a Mar-a-Lago, e invece gli scrutini del voto delle elezioni di Midterm, ancora in corso, restituiscono la fotografia di una spallata fallita. La valanga repubblicana non c’è stata, anche se il GOP esce vincitore dalla tornata. I democratici perdono il controllo della Camera, al Senato tengono e combattono per la maggioranza all’ultimo seggio, e l’esito del voto in Georgia potrebbe costringere a un ballottaggio il 6 dicembre. A perdere però sono stati soprattutto i candidati trumpiani, almeno una decina, alcuni dei quali negavano la legittimità della vittoria di Biden nel 2020. I democratici ne escono comunque con due governatori in più. Tutto ciò è un evidente problema per Trump, perché una vittoria di misura toglie slancio alla sua ricandidatura per il 2024, che dovrebbe essere ufficializzata martedì prossimo. La Cnn dà notizia di un Donald furioso (“ha urlato contro tutti”) e dal suo staff c’è chi si sbilancia ammettendo che quelli che aveva scelto “erano tutti pessimi candidati”. L’altra spina nel fianco è rappresentata da Ron DeSantis, un ex militare di destra radicale che secondo il New York Post (conservatore) “ha dimostrato di essere il futuro del partito repubblicano”. Per i media progressisti Trump ha già perso, anche se Biden non ride. Sul Fatto di domani daremo conto degli ultimi risultati dello spoglio, con un’analisi su vincitori e vinti di questa tornata elettorale e un’analisi sul futuro della presidenza Biden e della leadership dei repubblicani. Con un’attenzione particolare agli effetti sul sostegno all’Ucraina in campo internazionale. Su FQ Extra il video commento di Antonella Ciancio da Washington.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Valditara e la Storia: ricordare la caduta del Muro di Berlino per fare propaganda anti-comunismo. Il ministro dell’Istruzione ha mandato una lettera agli studenti in occasione del Giorno della Libertà, ma ne ha approfittato per riscrivere la Storia a modo suo. Sul giornale di domani l’intervista al professor Angelo d’Orsi.

“A sinistra. Da capo”. Notizie, retroscena, autocritica e opinioni: una delle menti del Partito democratico, oggi fautore dell’alleanza con i 5S di Conte, analizza le ragioni storiche della sconfitta della sinistra e si interroga sul suo futuro, rivelando particolari inediti.

La terra continua a tremare nelle Marche. Sono state 75 le scosse registrate fino alle 16. Stamattina quella più forte, di magnitudo 5.5 sulla costa pesarese. Fortunatamente non sono stati registrati danni ingenti o vittime.

“Come la letteratura mi ha cambiato la vita”. Sul giornale di domani brani inediti a firma Peter Handke.

Via da Kherson, come cambia la guerra in Ucraina. L’annuncio è arrivato dal ministro della Difesa russo, Serghei Shoigu. Sul giornale vedremo cosa significa questa scelta nell’ottica generale del conflitto.


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