Il Fatto di domani. Di governo e di trivelle: centrodestra unito in ordine sparso. Le fake news sul Reddito di cittadinanza e la vita appesa di chi lo percepisce

Di Il Fatto Quotidiano
12 Novembre 2022

LA TRIVELLA DELLA DISCORDIA: IL CENTRODESTRA FA I CONTI CON ZAIA. Che la coalizione di governo non sia perfettamente integrata lo si è visto nei giorni scorsi con la gestione del caso Ocean Viking (e prima ancora con il decreto rave). Oggi sul tavolo dello scontro c’è la questione energetica, e in particolare il nodo trivelle. L’esecutivo ha intenzione di andare avanti spedito: “Ci sono valutazioni in corso e studi che devono garantire i territori sulle trivelle e sui rigassificatori – ha dichiarato stamattina il ministro Pichetto Fratin –. Pur comprendendo che ognuno ha delle valutazioni sul proprio luogo di residenza, va sottolineato l’interesse nazionale”. Della stessa idea un altro ministro, quello dello Sviluppo economico, Adolfo Urso: “Con il dl Aiuti abbiamo fatto la nostra mission, indicando come affrontare alla radice il problema con la norma per l’estrazione del gas”. Non tutti, però, sono determinati e contenti. E il no viene da un nome di peso della Lega, il governatore del Veneto Luca Zaia, che ieri ha ribadito: “La partita delle trivelle è stata autorizzata a livello nazionale, dopodiché io mantengo la mia posizione critica per il no, considerando che ho sostenuto anche il referendum del 2016 e la comunità scientifica si è espressa negativamente”. Nel pomeriggio Urso e Zaia si sono incontrati per discuterne. Sul Fatto di domani vedremo com’è finita, anche con un’intervista allo stesso ministro Urso: sull’altro piatto della bilancia, come misura di risarcimento, le opportunità per gli ecosistemi industriali veneti. Nel frattempo, tanto per soffiare ancora sul fuoco interno alla Lega, Matteo Salvini ha dichiarato che “non c’è nessuno da convincere”.


SUPERBONUS, L’ALLARME DI UNIMPRESA: AZIENDE “A RISCHIO USURA”. PARLA PATUANELLI. Come abbiamo scritto oggi, l’esecutivo Meloni, terminando il lavoro fatto (male) da Draghi, ha tutta l’intenzione di premiare i ricchi e penalizzare i poveri. Non solo: il nuovo blocco del sistema rischia di creare una seria crisi di liquidità a moltissime aziende. Che, secondo Unimpresa, “potrebbero ricorrere a forme illegali di approvvigionamento di denaro offerto da organizzazioni criminali: si profila, quindi, uno scenario di rischio usura dilagante, particolarmente esteso ed accentuato nelle regioni più piccole, quelle del Sud e nei territori economicamente più deboli”. Altro che la tranquillità espressa dal presidente di Confindustria Bonomi dopo aver ascoltato le parole di Giorgetti. A sposare la linea “giusta” del governo è stato su Twitter il sindaco di Bergamo, il dem Giorgio Gori, cui ha risposto l’ex ministro, Stefano Patuanelli: “Non si possono sparare numeri a caso e lasciare Forza Italia a difendere una misura che è stata un volano incredibile per il Paese”. Sul giornale di domani leggerete proprio un colloquio con l’ex ministro pentastellato.


ATTENTATO ALLA SERENITÀ: VITA DI CHI RISCHIA DI PERDERE IL REDDITO DI CITTADINANZA. L’altro pallino di Meloni e dei suoi è la misura anti-povertà per eccellenza, il reddito di cittadinanza. Anche se, pure su questo, ci sono dei distinguo interni alla maggioranza: “Per chi ne ha bisogno, guai a toccarlo”, ha detto sul Fatto di oggi il forzista Giorgio Mulè. Ma l’attacco ormai è partito: su Libero di ieri, campeggiava una notizia fake: “Su 3 milioni di assegni solo 536 assunti”. Il quotidiano di Sallusti citava una relazione della Corte dei Conti secondo cui soltanto una manciata di aziende avrebbe usufruito dei crediti d’imposta per l’inserimento nel proprio organico di percettori del sostegno. Niente di più falso: sul Fatto di domani il nostro fact-checking. Riporteremo, poi, la prima di una serie di testimonianze di persone che vivono – anzi, sopravvivono – grazie al reddito e che giorno dopo giorno si svegliano con la paura di finire per strada.


IN FONDO A DESTRA: QUEL CHE RESTA DEL PD IN LOMBARDIA. Più che una candidatura regionale, quella di Letizia Moratti sembra una messa da requiem per il Partito democratico. Basta ascoltare le parole pronunciate a Otto e mezzo dall’ex senatore, Luigi Zanda, sulle motivazioni per cui i dem dovrebbero appoggiare l’ex assessora di centrodestra: “Il Pd deve contribuire a cacciare dal governo della Lombardia Salvini e la Lega. Siamo in un tempo molto fluido, le cose cambiano spesso”. E chi se ne importa dell’identità del partito e soprattutto dei suoi elettori. A ulteriore dimostrazione dello sfacelo in casa Nazareno, ci si è messa l’autocandidatura dell’assessore alla Casa del Comune di Milano, Pierfrancesco Maran: “Sono pronto a correre alle primarie”, ha detto. Poi qualcuno gli ha ricordato che le primarie non ci sono e non ci saranno. Sul giornale di domani leggerete anche un retroscena sulla candidatura di Alessio D’Amato nel Lazio. Insomma, se il centrodestra non si sente tanto bene, il Pd continua a scavarsi la fossa da solo. Ne parleremo in un’intervista con Gianīs Varoufakīs, l’ex ministro greco oggi a Roma per la presentazione del partito Mera25.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Ex Ilva: da lunedì stop a 145 ditte dell’indotto. Acciaierie d’Italia ferma i lavori che coinvolgono ditte esterne e non servono per mandare avanti l’impianto o per far progredire il Piano ambientale: a casa un migliaio di persone su 2.500. Sindaco di Taranto e sindacati parlano di ennesimo ricatto.

Guerra in Ucraina: Dugin attacca Putin, poi si pente. Kiev nega il dialogo. Il filosofo, ideologo del nazionalismo russo, ha scritto un duro attacco al presidente dopo la ritirata dalla città di Kherson, ma poi ha rimosso il post. Sul fronte diplomatico, mentre Erdogan si reca in Uzbekistan e spera di poter incontrare Putin, l’Ucraina non cede: nessun colloquio con gli invasori.

“Io, Luigi Lo Cascio e Pier Paolo Pasolini”. La tradizionale intervista della domenica al regista Marco Tullio Giordana.


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