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IL RAZZO SULLA POLONIA ERA UCRAINO, MA KIEV INSISTE. L’ANALISI DI MINI. Il missile S-300 esploso ieri sera su una fabbrica in Polonia, al confine con l’Ucraina, e costato la vita a due persone è stato sparato da Kiev con ogni probabilità. Convergono su questo l’intelligence angloamericana e i militari di Varsavia: sarebbe un effetto collaterale della contraerea attivata ieri contro la pioggia di missili russi piovuti sulle principali città del Paese. “Un incidente sfortunato”, l’ha definito il presidente polacco Andrzej Duda, che poi ha chiarito: “Non ci sono prove che indicano un attacco a noi”. Tesi ribadita anche dal primo ministro di Varsavia Morawiecki. Anche per la Nato non c’è prova di un attacco deliberato e Kiev non ha colpe per il danno collaterale. Il segretario dell’Alleanza Jens Stoltenberg ha chiarito che “la responsabilità ultima è della Russia che continua la sua guerra illegale”. L’incidente è sostanzialmente chiuso e non si applica il temibile articolo 5 del Trattato Nato, che prevede l’entrata in guerra in caso dell’attacco a un membro. Kiev però tiene il punto. Zelensky ieri sera aveva subito puntato il dito contro Mosca, oggi ribadisce che l’ordigno non è ucraino. Esponenti del suo governo affermano di avere prove sulla pista russa e chiedono un’indagine congiunta sul luogo dell’incidente. Fonti di intelligence americane fanno trapelare però l’ammissione da parte dei vertici ucraini di aver intercettato un missile russo quel giorno nella zona dell’incidente. Da parte sua, il Cremlino ha detto di apprezzare “la reazione misurata” degli Stati Uniti e ha convocato l’ambasciatore polacco a Mosca. Sul Fatto di domani leggerete un’analisi di Fabio Mini sulla vicenda.
LA NOTTE IN CUI SI È SFIORATA LA GUERRA MONDIALE. GLI ATLANTISTI ITALICI CHE SOFFIANO SUL FUOCO. La nuova crisi dei missili è stata un’occasione di misurare le vere intenzioni degli attori di questo conflitto e non solo. La notizia ha colto i leader del G20 mentre a Bali era notte fonda. Momenti concitati raccontati anche dalle foto: prima quella del presidente Usa tirato giù dal letto al lavoro nella stanza d’albergo, poi quella dei capi di Stato riuniti attorno a un tavolo. I resoconti della nottata sui media internazionali riferiscono della furia di Varsavia e di Kiev, che sul momento avrebbero chiesto l’intervento militare dell’Alleanza (o almeno una no fly zone), a cui viene contrapposta la cautela degli Stati Uniti e degli altri Stati occidentali, che non hanno mai avallato la versione dell’origine russa del missile. Washington ha mostrato concretamente cosa significa il suo sostegno all’Ucraina, mirato a contenere il conflitto dentro i confini del Paese. Una posizione diversa da quella dei tanti atlantisti da divano. Commentatori con l’elmetto, media schierati e politici spudorati che a notizia ancora fresca hanno optato per la linea bellicista senza considerare le conseguenze, seguendo le parole di Zelensky su tutta la linea. Sul Fatto di domani ricostruiremo la nottata e l’iter della propagazione della notizia con un’intervista al direttore del principale quotidiano polacco, Gazeta Wyborcza, e poi vedremo nomi e cognomi di chi soffia sull’escalation. Nel frattempo, si è chiuso a Bali il vertice G20 dove la premier italiana ha incontrato il presidente indiano Modi e quello cinese Xi Jinping, in un colloquio di un’ora in cui si sarebbe parlato di export e di ripresa del dialogo “anche sui diritti umani”. Al termine, Xi ha invitato Meloni a Pechino e lei ha accettato.
IL SUPERECOBONUS NON DEVE MORIRE. CENSIS: “HA CREATO 900 MILA POSTI DI LAVORO”. Giorgia Meloni ha già sforbiciato il bonus (dal 110 al 90%) con il decreto Aiuti Quater, ma la misura del governo Conte 2 per incentivare l’edilizia green ha aumentato il Pil e l’occupazione. Secondo il Censis, il provvedimento ha creato 900 mila posti di lavoro in più, tra l’agosto 2020 e ottobre 2022. In due anni, a fronte di una spesa pubblica di 55 miliardi di euro, il bonus ha generato “valore” per 115 miliardi. Il settore edile ha assorbito 79,7 miliardi, all’indotto sono andati 36 miliardi. Per le casse dell’erario, secondo l’istituto di ricerca, il ritorno è consistente: “100 euro di spesa per il Superbonus costerebbero allo Stato 30 euro” ridimensionando il valore del debito. Alla presentazione del rapporto firmato dall’istituto di Giuseppe De Rita c’era il viceministro dell’economia Maurizio Leo, di Fratelli d’Italia. L’uomo di Giorgia Meloni ha provato a rassicurare: allo studio del governo ci sarebbe un fondo destinato agli indigenti per integrare il 10% della spesa. Ma sulla misura aleggia il caos. L’associazione dei costruttori, con il vicepresidente Stefano Betti, annota “la difficoltà di avere a che fare con una normativa che ha subito almeno 18 cambiamenti”. Impossibile, per le imprese, fare programmazione. Sul Fatto di domani entreremo nel dettaglio del rapporto Censis e sonderemo le reali intenzioni del governo. Non solo sul superbonus: nei piani di Giorgia Meloni resta il taglio al Reddito e la pace fiscale. Traduzione: una sanatoria per gli evasori.
IL FALCO ANTI-PM ENRICO COSTA ELETTO PRESIDENTE DELLA GIUNTA PER LE AUTORIZZAZIONI. PIANTEDOSI TIRA DRITTO SUI MIGRANTI. “Un unico faro: la Costituzione”: il deputato di Azione Enrico Costa commenta così, su Twitter, la sua elezione (all’unanimità) a capo della Giunta delle autorizzazioni della Camera. Peccato che abbia esordito nella XIX legislatura con un disegno di legge per modificare un punto nevralgico della Carta, introducendo la separazione delle carriere tra giudice e pubblico ministero. L’antico pallino di Silvio Berlusconi, e prima di lui della loggia P2 di Licio Gelli. Costa è anche il papà dell’emendamento che ha ispirato il “decreto bavaglio” della riforma Cartabia, silenziando i magistrati sulle indagini in corso. La Giunta per le Autorizzazioni ha il compito di decidere sulle indagini della magistratura che coinvolgono deputati e senatori: può avallare o bocciare intercettazioni, perquisizioni, o l’arresto di un parlamentare. Oltre che valutare i ricorsi degli onorevoli che ritengono violata la loro immunità. Sul Fatto di domani racconteremo la biografia di Enrico Costa, dagli esordi nel governo Berlusconi all’abbraccio con Renzi e Calenda. Di sicuro, il baricentro del Pd si allontana dal M5S per avvicinarsi al “centrino” di Azione e Italia Viva. In ballo ci sono le nomine per la presidenza del Copasir e della Vigilanza Rai. La prima dovrebbe andare al Pd (Guerini in pole). La seconda è contesa tra Conte e Renzi (che sponsorizza Maria Elena Boschi). Si allontana anche l’accordo sul Lazio, dove il Pd ha ufficializzato il sostegno a D’Amato (sponsorizzato da Calenda). Sui migranti, il ministro Piantedosi ha riferito al Senato difendendo la stretta sulle ong, ma aprendo a flussi controllati: “I Paesi terzi che bloccano le partenze vanno premiati con corridoi umanitari”. Domani ospiteremo una lettura di Barbara Spinelli per fare il punto sulla linea del governo.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Arrestato il padre di Saman Abbas. Shabbar Abbas, è stato arrestato il 15 novembre in Pakistan per l’omicidio della figlia. È stato raggiunto nel tardo pomeriggio nella zona del Punjab, in riscontro alla richiesta di arresto provvisorio ai fini dell’estradizione. Nelle scorse ore Rete4 aveva anticipato l’arresto a Shabbar Abbas per una frode a un connazionale.
A Montecitorio porte chiuse per Giuliano Castellino. Ha provato a entrare per partecipare al lancio del nuovo partito di Carlo Taormina, Italia Libera, invitato dal deputato Francesco Gallo, ma è stato bloccato dalla polizia all’ingresso. L’estremista di destra, imputato per l’assalto alla sede della Cgil dello scorso anno, “è il capo politico” della nuova formazione. In extremis Gallo gli aveva ritirato l’invito.
Quel “criminale” di Mozart, quell’“asino” di Haydn. Lo storico Guido Zaccagnini ha raccolto in un volume tutti gli insulti e gli sberleffi volati tra i musicisti classici.
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