Il Fatto di domani. Meloni dopo lo stop al Reddito reintroduce la “schiavitù” dei voucher. “Non volevano appoggiare la guerra Nato per via del gas russo”, bomba di Bojo su Draghi e Scholz

Di FQ EXTRA
23 Novembre 2022

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MELONI A TUTTO VOUCHER: DOPO LA CACCIA AI POVERI TORNA LA SCHIAVITÙ. Dopo la guerra al Reddito di cittadinanza e ai percettori abili al lavoro considerati fannulloni, tornano i voucher. Una delle forme più precarie e inique di pagamento per chi lavora. I buoni sono stati introdotti nel 2008 come forma di pagamento del lavoro occasionale, poi aboliti nel 2017 dal governo Gentiloni dopo un acceso dibattito politico che aveva messo in luce come rappresentassero una forma di elusione fiscale e precarizzazione estrema, tutto a vantaggio dei datori di lavoro. Secondo l’Inps, tra il 2008 e il 2017 furono venduti complessivamente 433 milioni di voucher. Il decreto dignità del 2018 ci aveva messo una pietra sopra, limitandolo a pochissimi casi e a un tetto massimo di utilizzo di 5000 euro. Invece ora ci pensa il centrodestra guidato da Giorgia Meloni a fare un salto nel passato. Il testo ufficiale della manovra non è stato ancora reso pubblico, ma stando agli annunci della conferenza stampa di ieri, dal 1 gennaio 2023 si potrà ricorrere ai buoni lavoro nei settori agricolo (dove ci sono già ma con limitazioni), alberghiero, della ristorazione e della cura della persona e anche per i lavori domestici. Il limite di utilizzo sarà raddoppiato a 10 mila euro annui, i voucher varranno 10 euro lordi l’ora, 7,50 euro netti. Meloni ha garantito che verranno applicati “controlli molto rigidi”, ma c’è da dubitarne. I sindacati confederali, che avevano guidato la battaglia per l’abolizione, hanno criticato duramente la decisione. Per la Cgil agricoltura: “Innalzare soglie o eliminare tutele non significa semplificare le procedure burocratiche ma dare maggiori spazi ai caporali”. Per la Uil si destruttura un settore dove l’illegalità è già molto diffusa, con l’unico effetto di cancellare diritti.


LE DISCRIMINAZIONI DELLA MANOVRA: UN SEGNALE POLITICO. I punti critici della manovra non finiscono qui. I sindacati denunciano una logica discriminatoria nelle scelte sulle pensioni. Non solo quota 103, che si rivolge solo ai nati nel 1960 e 1961 (e non saranno più di 10 mila a rientrare nei criteri), ma anche la revisione di “Opzione Donna”, che consente di lasciare il lavoro prima in base del numero di figli. L’ex segretaria della Cgil Susanna Camusso l’ha definita una “discriminazione nella discriminazione”. Sul Fatto di domani leggerete un’intervista a Camusso, oggi senatrice del Pd. Indagheremo i contorni di questa la norma anche dal punto di vista costituzionale. Ma ci occuperemo anche delle misure annunciate sulle scuole private e sulla detassazione degli autonomi. Pannicelli caldi, come ha spiegato Marco Palombi sul Fatto di oggi, ma allo stesso tempo segnali molto precisi al mondo che la destra vuole rappresentare: imprenditori, evasori, ricchi. Per Confindustria, però, è troppo poco, e il presidente degli industriali Carlo Bonomi ha criticato l’assenza di visione in un’intervista oggi. Intanto l’opposizione prepara battaglie: sul giornale di domani su questi temi leggerete un’intervista alla deputata 5S Chiara Appendino.


LA NUOVA CAMERA CONFERMA LO SCUDO A COSIMO FERRI, RENZI CONTINUA LA CROCIATA ANTI-MAGISTRATI. Una prova del rapporto tra Pd e M5S sarà il voto per il presidente del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza. La carica spetta tradizionalmente al partito di opposizione con più ampia rappresentanza, quindi al Pd, e in pole c’è l’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Il 5S non è entusiasta, come vedremo sul Fatto di domani. Oggi il Movimento ha indicato il suo nome per la composizione del comitato: Marco Pellegrini. Nel frattempo un’altra commissione, la Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera, oggi ha confermato lo scudo per il renziano Cosimo Ferri. Adesso sul tema la decisione finale spetta all’Aula di Montecitorio, che ha tempo fino al 2 dicembre per decidere. Vedremo anche a che punto è la decisione della Corte costituzionale su un altro conflitto di attribuzione sollevato, stavolta, da Matteo Renzi contro l’operato dei magistrati di Firenze sul caso Open. L’udienza è tra due giorni.


“LA RUSSIA STATO TERRORISTA”: IL VOTO DELL’EUROPARLAMENTO CHE CHIUDE LE OPZIONI DIPLOMATICHE. BLACKOUT DA KIEV ALLA MOLDAVIA. Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che riconoscere la Russia come “Stato sponsor del terrorismo”. Due giorni fa la stessa definizione era stata votata dall’Assemblea parlamentare della Nato, organismo connesso all’Alleanza atlantica. I voti favorevoli al testo, oggi all’eurocamera, sono stati 494, 58 i contrari, tra cui gli italiani Bartolo, Cozzolino e Smeriglio, della sinistra dem e l’indipendente Francesca Donato eletta con la Lega. L’intera delegazione del M5s a Bruxelles si è astenuta (il totale degli astenuti è stato 44). La risposta di Mosca è stata immediata: “Propongo di riconoscere il Parlamento europeo come sponsor dell’idiozia”, ha scritto la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova. L’eurodeputato del Pd Massimiliano Smeriglio ha spiegato così la sua contrarietà: “Indicare la Russia come Paese terrorista è un punto di non ritorno, che allontana invece di avvicinare una soluzione politica: così facendo in campo rimane la sola opzione militare”. Sul Fatto di domani vedremo cosa contiene la mozione e quali Stati dovrebbero rientrarci, oltre alla Russia. Intanto, a Kiev e Leopoli sono state registrate forti esplosioni, con vittime e feriti. Nella capitale si è verificato un pesante blackout che ha lasciato tutta la città al buio, in conseguenza dei pesanti raid. L’interruzione di corrente elettrica è arrivato fino in Moldavia. L’Onu ha convocato Zelensky in emergenza per discutere la situazione.


LE ACCUSE DI BOJO A DRAGHI E SCHOLZ: VOLEVANO SFILARSI DALLA GUERRA A PUTIN. Poco prima dell’invasione dell’Ucraina il governo italiano allora guidato da Mario Draghi esitò a schierarsi fermamente con i Paesi alleati della Nato contro Vladimir Putin a causa della dipendenza di Roma dal gas russo. E ancora: il governo tedesco avrebbe favorito, all’inizio dell’invasione russa, una rapida sconfitta dell’Ucraina, sempre per motivi economici. Sembrerebbe il delirio di un pazzo, se non fosse che a raccontare questa versione della storia alla Cnn Portogallo è stato nientemeno che l’ex primo ministro del Regno Unito, Boris Johnson. Una bomba che ha scosso le cancellerie europee (e non solo). Riferendosi al governo italiano, Johnson ha raccontato che “a un certo punto stava semplicemente dicendo che non sarebbe stato in grado di sostenere la posizione che stavamo assumendo” contro Mosca, data la “massiccia” dipendenza dell’Italia dagli idrocarburi russi. La Germania ha subito respinto la ricostruzione per bocca del portavoce di Olaf Scholz, che l’ha definita “senza senso”. Sul Fatto di domani leggerete il retroscena.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Violenza sulle donne: per Meloni basta ribellarsi. I numeri dell’orrore nel mondo. Alla vigilia della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, il 25 novembre, la nostra newsletter A Parole Nostre è interamente dedicata al fenomeno, che dovremmo smettere di definire emergenza. Ascolta il podcast

Soumahoro, “nessuna sospensione”. Angelo Bonelli fuga le voci di chi parlavano di una possibile sospensione dal gruppo Sinistra Italiana-Europa Verde del deputato al centro della polemica sugli illeciti delle cooperative di lavoro e accoglienza gestite da moglie e suocera. C’è attesa però per un incontro tra Soumahoro e i due leader dell’alleanza, Nicola Fratoianni e lo stesso Bonelli.

Due esplosioni a Gerusalemme, un morto. Un attentato non rivendicato attribuito ai palestinesi ha provocato un morto e 31 feriti, alcuni gravi, a Gerusalemme, dove stamattina sono esplose due bombe. La Jihad islamica ha definito le esplosioni “operazioni eroiche” lanciate per ricordare agli israeliani che luoghi santi islamici non vanno profanati.

Il Franco “cosmico”. Abbiamo visto in anteprima “La voce del padrone”, il doc di Marco Spagnoli su Franco Battiato che arriva al cinema il 28 novembre.


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