In quella discarica che è ormai la Finanziaria, il governo ha infilato in extremis una riforma delle intercettazioni dei Servizi segreti, dirottandone il bilancio dalla Giustizia al Mef. Così può tagliare i fondi a quelle dei giudici e aumentarli a quelle degli 007. Nordio l’aveva promesso: più “intercettazioni preventive, curate dalla polizia con l’avallo del magistrato, segretissime e solo spunto d’indagine”.
Luigi Ferrarella ha già spiegato sul Corriere il danno per la privacy e le garanzie di noi cittadini: “Mentre le intercettazioni giudiziarie sono chieste da un pm su precisi parametri di legge, autorizzate dal controllo di un giudice e infine depositate tutte all’imputato per consentirgli di difendersi, le ‘preventive’ caldeggiate da Nordio (che non valgono nei processi, non sono menzionabili in atti, vengono distrutte, e restano dunque patrimonio conoscitivo della catena gerarchica della cerchia di “iniziati” a un formidabile serbatoio di potenziali ricatti) hanno due grosse differenze”. La prima è che le forze di polizia possono chiederle e ottenerle (dal Procuratore del distretto) un po’ per tutto: “quando siano necessarie per l’acquisizione di notizie” sulla “prevenzione” di certi delitti: come fa il pm, in tanta vaghezza, a dire no? La seconda è che le forze di polizia dipendono dal governo: a scegliere chi intercettare sono il premier di turno (Servizi), i ministri dell’Interno (Polizia), della Difesa (Carabinieri) e del Tesoro (Finanza).
Ora quelle preventive sono poche centinaia all’anno. Ma il “liberale” Nordio vuole addirittura sostituirle a quelle giudiziarie. E il governo ci aggiunge pure quelle dei Servizi, impossibili da controllare. La spia va dal Pg di Roma con un foglietto firmato da Palazzo Chigi e gli chiede il permesso di intercettare un certo telefono, senza dire di chi è e per che tipo di sospetto: basta che sia in gioco “la difesa della sicurezza interna e delle istituzioni da ogni minaccia, attività eversiva, aggressione criminale o terroristica”. Quindi vale tutto. E che ne sa il Pg di Roma se il bersaglio è già intercettato da qualche pm, col rischio di rovinare l’indagine? Servirebbero limiti più stringenti e dovrebbe decidere non il Pg di Roma, ma il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, che coordina le indagini distrettuali in materia.
Invece il governo fa l’esatto opposto: meno intercettazioni giudiziarie (le più garantite e controllate) e più intercettazioni preventive (quelle che non vengono mai depositate e possono restare in mano a chi le decide e le fa, cioè al governo e ai suoi spioni, raccolte in dossier per ricattare gli avversari). E alla svelta, senza neppure discuterne: infatti usa il Tav della Finanziaria, da votare a scatola chiusa e a tappe forzate fra Natale e Capodanno. Mattarella non ha proprio nulla da eccepire?