CO2

“La guerra è fossile, la pace è rinnovabile”

Legambiente - Il paesaggio italiano è sotto attacco da tempo: non solo per l’incuria e la cementificazione degli ultimi decenni, ma anche per gli effetti sempre più devastanti della crisi climatica

Di Fausto Ferrazza, Legambiente Toscana
19 Dicembre 2022

Parto da due cifre. La prima è 421. Sono le parti per milione di concentrazione della CO2 in atmosfera (dato del maggio 2022). La comunità scientifica ci dice che a 480, nel Pianeta, cominceranno a innescarsi fenomeni irreversibili che lo renderanno inospitale per la nostra specie. La seconda cifra è 1,2. Sono gli attuali gradi di aumento della temperatura media terrestre rispetto al periodo pre-industriale, così vicini allo stock massimo ammissibile di 1,5 che ci eravamo dati con gli accordi di Parigi (2015).

Non sono cifre neutre. Hanno invece determinato conseguenze gravi a tutte le latitudini della Terra. In altre parole, quel che voglio dire è che il paesaggio italiano è già sotto attacco. Non solo per l’incuria e la cementificazione degli ultimi decenni. Ma anche per gli effetti sempre più devastanti della crisi climatica in atto. Ondate di calore, alluvioni, frane, tempeste di vento, bombe d’acqua stanno già sfigurando il volto del Belpaese. Nel breve periodo, dobbiamo adattarci a questa “nuova” e terribile normalità. Nel medio/lungo periodo, invece, abbiamo il dovere di “mitigare” questo rischio, e per farlo non ci rimane che cambiare modello di sviluppo e quindi strategia energetica. Abbandonare le fonti fossili e abbracciare con convinzione le rinnovabili.

Il paesaggio, quindi, in quanto palinsesto delle trasformazioni che ci attendono, deve tornare al centro della discussione pubblica in chiave progettuale. Non come entità statica e immutabile, bensì come bene comune rinnovabile, che si fa carico dell’incessante attività modellante della nostra specie. Non si tratta quindi di arroccarsi nell’ideologica conservazione dello status quo, ma di rammendare, riparare e integrare il paesaggio, rinnovandolo profondamente secondo le necessità del nostro tempo. E per farlo in modo sostenibile anche dal punto di vista culturale, occorre mettere in campo una straordinaria dotazione di competenze. Servono, in altre parole, regole condivise e trasparenti, una buona pianificazione e una straordinaria qualità nella progettazione. In questo senso, la trasformazione del paesaggio non può ridursi a questione estetica, ma diventa sociale e ambientale, e quindi etica.

L’Unione Europea, col REPowerEU, ha indicato la rotta della decarbonizzazione delle nostre economie e per l’Italia ciò si traduce nella necessità di veder installati 85GW di potenza nominale “rinnovabile” al 2030. In altre parole, non c’è più tempo da perdere. Abbiamo pochi anni per salvare il salvabile e rivoluzionare il nostro modello energetico. Ciò significa varare un Piano straordinario per l’individuazione delle Aree Idonee e istituire una Cabina di Regia interministeriale per favorire la messa in opera dell’impiantistica necessaria. Implementando e incentivando ogni sforzo per abbattere gli sprechi e favorire l’efficienza, certamente. Stimolando, anche, il protagonismo delle comunità locali, con la diffusione delle Comunità Energetiche Rinnovabili e delle esperienze di Autoconsumo Collettivo. Ma, soprattutto, installando tanto fotovoltaico nelle nostre città, accompagnando la promettente tecnologia agrivoltaica nelle nostre campagne e realizzando i parchi eolici (a terra e off-shore) che servono al Paese.

Non sarà facile, né indolore. Ma se vogliamo affrancarci dalla nostra atavica dipendenza dalle fonti fossili, non abbiamo scelta. Ecco perché le maggiori organizzazioni ambientaliste del Paese (Legambiente e WWF) hanno deciso di allearsi col FAI per progettare assieme questa indispensabile “rivoluzione gentile”.

Una considerazione conclusiva. Affrancarci dalle fonti fossili per noi significa rifiutare un sistema iniquo a livello globale che ha favorito la proliferazione di conflitti e nuove forme di schiavitù. Per noi di Legambiente, quindi, promuovere un modello energetico distribuito significa soprattutto diffondere i principi della partecipazione e della democrazia. Con uno slogan: la guerra è fossile, la pace è rinnovabile!

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