Del festival aveva tutto: programma, foto, manifesti e social. Una dozzina di artisti rilevanti della scena italiana. Una location unica come Civita di Bagnoregio, “la città che muore” borgo di undici abitanti nel Viterbese arroccato su un promontorio argilloso che lo condanna a franare. Mancavano le date, e quando sono state annunciate, 13-16 ottobre, erano passate.
Non l’abbiamo perso, il festival di Civitonia non c’è mai stato. O meglio non così. È un festival “inaccadente”, hanno spiegato i curatori Giovanni Attili e Silvia Calderoni. Lei attrice e performer, volto e corpo dei Motus, lui urbanista già autore di un saggio di critica del processo che ha trasformato Civita in un parco a tema per il turismo di massa (al borgo si accede pagando il biglietto). Il primo bersaglio di Civitonia è questa mercificazione del paesaggio e dei luoghi storici. Il secondo bersaglio è la sussunzione dell’arte da parte del mercato, che trasforma gli eventi in un acceleratore del consumo. Civitonia è un festival senza prodotto ma anche senza limiti di creatività. Essendo immateriale, dava budget illimitato agli artisti coinvolti (Chiara Bersani e Marta Montanini, il collettivo Cheap, Fabio e Damiano D’Innocenzo, Alice Rohrwacher, Daria Deflorian, Francesca Marciano e Valia Santella, Eva Geatti, Francesca Pennini e Vasco Brondi, Simona Pampallona, la compagnia Anagoor, Alessandro Sciarroni, Michele Di Stefano). Ne sono usciti concerti, libri, la sceneggiatura di un film, un’installazione sonora, una mostra fotografica. Unico vincolo, la verosimiglianza. Tale da indurre il comune di Bagnoregio a diffidare via Facebook gli organizzatori perché il festival non era autorizzato.
Il dispositivo di Civitonia ora è svelato in un libro: un (anti)catalogo con gli studi per quelle creazioni, edito da Nero. A cui si aggiunge un secondo volume con testi di critici, i documenti delle iniziative di comunicazione fake e un saggio che comincia così: “Il festival di Civitonia non c’è mai stato, non è mai esistito, non è mai accaduto”. O meglio, è stato in altro modo.