Mordkomplott. È il gennaio 2012 quando Joseph Ratzinger legge quella parola in neretto sul foglio consegnatogli dal cardinale Dario Castrillon Hoyos. I suoi occhi si accendono di ironia e le labbra si increspano in un sorriso. Benedetto XVI è stupito che qualcuno abbia spifferato la sua segreta intenzione di lasciare anzitempo il Soglio pontificio, ma è ancora più divertito dall’incapacità litigiosa dei suoi cardinali. Sono così pasticcioni con le lingue straniere e così poco precisi nei loro report da avere scambiato fischi per fiaschi, trasformando le seconde dimissioni papali della storia nel primo omicidio papale annunciato.
Dario Castrillon Hoyos guarda Ratzinger attonito. Il cardinale colombiano è deluso: ha affrontato un lungo viaggio alla sua veneranda età (è nato nel 1929 a Medellin) con in mano un memo delicatissimo. Ha chiesto persino ai suoi di scriverlo in tedesco, lo ha appena consegnato al Papa e quello invece di abbracciare il cardinale (caduto in disgrazia per le sue mosse false con i lefebvriani) resta lì a guardarlo con aria beffarda. La situazione è surreale. Eppure, pensa Castrillon, il documento è chiaro. Sotto il titolo ‘strettamente confidenziale’ e la data (dicembre 2011), si legge: “Durante i suoi colloqui in Cina, il Cardinale Paolo Romeo (arcivescovo di Palermo, nato ad Acireale nel 1938) ha profetizzato la morte di Papa Benedetto XVI entro i prossimi 12 mesi. Le dichiarazioni del Cardinale sono state esposte, da persona probabilmente informata di un serio complotto delittuoso, con tale sicurezza e fermezza, che i suoi interlocutori in Cina hanno pensato con spavento, che sia in programma un attentato contro il Santo Padre”. Quel documento sarà pubblicato in esclusiva mondiale dal Fatto Quotidiano il 10 febbraio 2012. Ma il primo a leggerlo e a capirlo è proprio il Papa, che se lo vede consegnare durante l’udienza riservata chiesta ad hoc da Castrillon a gennaio. E se i nostri lettori un mese dopo saranno scossi dalla parola, mordkomplott, la presunta vittima quel mattino non riesce a trattenere il sorriso.
Dopo avere liquidato il cardinale colombiano, Benedetto XVI si confida con i suoi collaboratori. Nel suo italiano un po’ ‘tetesco’ scandisce: “Cartinale Romeo dice in giro che mi uccideranno Papa tra un anno, lo sapevate voi?”. Silenzio preoccupato. Tutti negano. Il Pontefice li congeda con questa frase: “Cardinale Romeo parla troppo ma sbaglia. Nessuno vuole uccidere il Papa”.
Il resoconto
Quel sorriso ironico aveva una spiegazione. Il resoconto in tedesco delle parole di Romeo (pubblicato dal Fatto) era corretto nel testo ma sbagliato nell’interpretazione datagli da Castrillon: dopo un anno Benedetto XVI non sarebbe più stato il Papa, Romeo diceva il vero. Ma nessuno vuole ucciderlo. A fornire la prima interpretazione autentica, tre giorni dopo la pubblicazione dell’articolo è il Vescovo emerito di Ivrea, monsignor Luigi Bettazzi. Ai microfoni della trasmissione radio ‘Un giorno da pecora’ spiega – nella distrazione generale tra una Paola Concia che lo interrompe e un conduttore che scherza – il vero senso del documento: “Il Papa si sente molto stanco e di fronte alle tensioni che ci sono nella Curia, potrebbe pensare alle dimissioni”. Sembra una battuta, ma la possibilità di un simile epilogo del Pontificato era stata anticipata da Antonio Socci su Libero nel settembre 2011. Ed era stato proprio Ratzinger il primo a formulare questa ipotesi in un’intervista al giornalista Peter Seewald nel 2010: “Ci si può dimettere in un momento di serenità, o quando semplicemente non ce la si fa più (…) ma non si può scappare proprio nel momento del pericolo e dire ‘se ne occupi un altro'”. A marzo anche Giuliano Ferrara pronostica le dimissioni sul Foglio, che non è un giornale qualsiasi ma è il principale sponsor del successore designato secondo le parole del cardinale Romeo, riportate nel memo in tedesco. Il 6 maggio del 2012, su Il Fatto si ripercorre la tesi delle dimissioni e si rileggono, alla luce di questa chiave interpretativa, i documenti inediti. Compresi quelli poco rassicuranti sulle sponsorizzazioni di Comunione e Liberazione in favore dell’arcivescovo Angelo Scola. Le parole del cardinal Romeo riportate sul documento in tedesco – alla luce di quello che è successo ieri – meritano di essere prese molto sul serio, anche sul versante della successione.
Confessioni cinesi
“II Cardinal Romeo ha aspramente criticato Papa Benedetto XVI, perché si occuperebbe prevalentemente della liturgia, trascurando gli “affari quotidiani”, affidati da Papa Benedetto XVI al Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato della Chiesa Cattolica Romana. Il rapporto fra Papa Benedetto XVI e il suo Segretario di Stato Cardinale Tarcisio Bertone – proseguiva l’anonimo – sarebbe molto conflittuale. In un’atmosfera di confidenzialità il Cardinale Romeo ha riferito che Benedetto XVI odierebbe letteralmente Tarcisio Bertone e lo sostituirebbe molto volentieri con un altro Cardinale. Romeo ha aggiunto, però, che “non esisterebbe un altro candidato adatto a ricoprire questa posizione e che per questo il Segretario di Stato Bertone continuerebbe a svolgere il suo incarico”. Poi il documento passa ad analizzare il delfino del Papa: “Anche il rapporto fra il Segretario di Stato e il Cardinale Angelo Scola sarebbe altrettanto avverso e tormentato. In segreto il Santo Padre si starebbe occupando della sua successione e avrebbe già scelto il Cardinale Scola come idoneo candidato, perché più vicino alla sua personalità. Lentamente ma inesorabilmente lo starebbe così preparando e formando a ricoprire l’incarico di Papa. Per iniziativa del Santo Padre – così Romeo – il Cardinale Scola è stato trasferito da Venezia a Milano, per potersi preparare da lì con calma al suo Papato”. Romeo ieri ha smentito le parole a lui riferite dal documento: quelle positive sul successore Angelo Scola ma soprattutto quelle negative sul segretario di Stato e sul Papa uscente, che mai dovrebbero uscire dalla bocca di un cardinale.
“Il documento pubblicato dal Fatto – ha detto ieri Romeo – era contraddittorio e inventato. Se fosse stato veritiero il Papa sarebbe dovuto morire entro 12 mesi, ovvero nel 2012. Sbaglio o siamo nel 2013? Dunque – conclude con logica non impeccabile Romeo – sono tutte fandonie”. Ma Romeo tiene soprattutto a dire una cosa: “Non vado in giro a parlare dei tempi del Pontificato”. Poi, sulla decisione di Ratzinger, il cardinale si dice “stupito e pietrificato” anche se in fondo “il Santo Padre aveva già anticipato che se le forze venivano meno era giusto lasciare la Chiesa in mani più vigorose”. Come quelle dell’amico Scola.