La dorsale appenninica è la più lunga catena montuosa del Paese ed è il quinto sistema montuoso europeo. Si sviluppa per oltre 1.300 km dal Passo di Cadibona in Liguria alle Madonie in Sicilia.
Gli Appennini sono un luogo di straordinaria ricchezza paesistica e biologica, tanto che nei suoi territori sono presenti ecosistemi forestali e paesaggi agrari unici, dove vivono specie faunistiche rare e a rischio (es. lupo, orso bruno marsicano, camoscio appenninico). Tra le montagne del Mediterraneo gli Appennini hanno la percentuale più alta di territorio tutelato: il 30% della dorsale è protetta attraverso 166 aree naturalistiche (Parchi nazionali e Riserve statali, Parchi e riserve regionali) e 993 siti della rete Natura 2000 (Zone Speciali di Conservazione e Zone di Protezione Speciale), oltre a diversi siti riconosciuti dall’Unesco come Patrimonio mondiale, Global Geoparks o Riserve della Biosfera-Mab.
Gli Appennini hanno subito un forte spopolamento e abbandono e il conseguente ridimensionamento economico e la marginalità sociale sono stati, per le comunità appenniniche, la causa della mancanza di servizi e opportunità. Oggi le comunità appenniniche devono far fronte anche agli effetti del cambiamento climatico che rende ancora più fragile e vulnerabile l’intera dorsale interessata da sempre da un elevato rischio sismico e idrogeologico.
La dorsale appenninica, sebbene ricca di natura e biodiversità, è molto debole dal punto di vista economico e sociale, e il contesto politico e istituzionale di riferimento non è attrezzato per affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico. Sfide che hanno una influenza diretta sulla perdita di biodiversità e sulla capacità degli ecosistemi di mantenere intatti i servizi che offrono alle comunità e al Pianeta.
Gli Appennini sono l’ambito territoriale nazionale fondamentale per vincere la sfida del cambiamento climatico e rappresentano uno spazio politico e progettuale decisivo per il nostro Paese. Interessano un territorio vasto circa 9,4 milioni di ettari (pari al 31% del territorio nazionale), che coinvolge 2.157 comuni (il 17% del totale) per la gran parte piccoli o piccolissimi (appartenenti a 48 province di 14 regioni) che connettono una fitta trama di comunità locali dove risiedono 9,9 milioni di persone.
Il sistema territoriale e ambientale appenninico sarà decisivo per attuare le strategie climatiche nazionali e comunitarie, per questo crediamo necessario riscoprire e recuperare alla contemporaneità programmi di valorizzazione e tutela come il progetto Ape – Appennino Parco d’Europa e la Convenzione degli Appennini. L’azione messa in campo nel segno della Convenzione degli Appennini ha, in particolare, contribuito a valorizzare esperienze locali di green economy e favorito la bioeconomia circolare e il turismo attivo e sostenibile con l’intento di frenare lo spopolamento e la rinascita dei piccoli Comuni e, anche grazie alla Strategia nazionale per le green community, l’intera arcata appenninica si candida a essere un unitario ecosistema del benessere dove green e wellness convivono grazie alla natura protetta.
Per affrontare la sfida del climate change e porre un freno allo spopolamento del territorio appenninico servono strategie, risorse e innovazione. Sono necessarie nuove relazioni territoriali e moderni scambi tra le comunità rurali e le aree urbane di riferimento storico per il contesto appenninico. Serve un patto di mutualità tra le comunità locali e le grandi città: tra chi cura il capitale naturale e chi ne utilizza i servizi ecosistemici generati. Una nuova relazione tra territori urbani e territori rurali è nell’interesse di chi vive nelle aree urbane, perché possono beneficiare di servizi ecosistemici, ed è fondamentale per le comunità appenniniche.
Per frenare gli effetti del cambiamento climatico, oltre alle dichiarazioni di principio, serve un poderoso cambio di passo attivando politiche efficaci e coerenti con gli obiettivi globali che scienziati e agenzie internazionali chiedono ai governi di rispettare. L’Unione Europea ha proposto obiettivi ambiziosi per frenare il climate change, e occorre utilizzare al meglio tutte le opportunità offerte dal Next Generation EU e dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) integrandole con gli altri obiettivi della UE al 2030: Strategia per la Biodiversità, per le Foreste, Farm to Fork e per l’Economia circolare che tutti dobbiamo contribuire a raggiungere.
Per farlo si può partire dalla condivisione di un’Agenda per la transizione ecologica e climatica degli Appennini fatta di impegni concreti e obiettivi misurabili per:
– realizzare un modello energetico basato sulle comunità democratiche e rinnovabili;
– costruire una strategia di adattamento ai cambiamenti climatici in maniera partecipata;
– promuovere la bioeconomia circolare, la gestione sostenibile delle foreste e dei pascoli;
– promuovere azioni di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico e sismico;
– incentivare la rigenerazione energetica e sismica del patrimonio esistente;
– adottare i principi dell’agroecologia per aumentare allevamenti e produzioni biologiche;
– favorire la tutela dell’acqua e la gestione integrata delle risorse idriche;
– incentivare la mobilità sostenibile e i trasporti a basse emissioni;
– promuovere gli appennini ecosistema del benessere e destinazione turistica unitaria;
Gli Appennini sono al centro della sfida climatica e possono diventare un modello basato sulla tutela della natura, la rinascita delle comunità locali e la diffusione delle green community, per attuare la transizione ecologica e dimezzare l’attuale livello di emissioni entro il 2030 azzerandolo entro il 2040.