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MORTO IN ALTERNANZA SCUOLA LAVORO, NEGATO IL RISARCIMENTO PERCHÉ STAGISTA. Il 16 settembre scorso Giuliano De Seta, studente 18enne di Ceggia, è morto in un incidente nella fabbrica dove stava svolgendo un periodo di alternanza scuola-lavoro. I suoi genitori, però, non riceveranno alcun risarcimento da parte dell’Inail, l’ente che gestisce gli infortuni sul lavoro, perché la norma che regola il rapporto di alternanza scolastica prevede un rimborso economico soltanto nel caso in cui lo stagista sia anche “capofamiglia”. Condizione paradossale per un diciottenne. Il mancato indennizzo è motivato anche con il fatto che il ragazzo, travolto e ucciso da una lastra di acciaio, si trovava in azienda come stagista e non come operaio della ditta. Il processo nei confronti dei quattro indagati per la morte del 18enne è stato fissato per il 10 marzo. Nell’attesa, sul Fatto di domani approfondiremo i dettagli sulla normativa scuola lavoro e ricorderemo i tre casi tragici dell’anno scorso, in cui hanno perso la vita tre giovani studenti impegnati in stage in azienda.
GIUSTIZIA, IL BAVAGLIO DI FORZA ITALIA CONTRO I GIORNALISTI: 5 ANNI A CHI PUBBLICA LE INTERCETTAZIONI DESECRETATE. La firma sulla proposta di legge è di Annarita Patriarca e Tommaso Antonio Calderone, deputati forzisti membri della Commissione Giustizia. Ma l’intenzione è quella, ben nota, di tutto il partito e di un bel pezzo di centrodestra. Il testo è stato depositato il 22 dicembre, negli stessi giorni in cui il partito berlusconiano presentava proposte per la sostanziale soppressione del reato di abuso d’ufficio, infilava sconti di pena per i colletti bianchi nel decreto rave e promuoveva il disegno di legge per impedire l’uso del trojan nelle indagini nei loro confronti. L’iniziativa legislativa di cui si ha notizia oggi propone di introdurre una pena da due a cinque anni di reclusione per i giornalisti che pubblicano atti d’indagine, anche non più coperti da segreto istruttorio. Ad oggi, la pubblicazione del contenuto degli atti desecretati (che siano quindi stati visionati dalle parti coinvolte nel processo) è ammessa dalla legge. Non ne è consentita invece la pubblicazione prima del termine dell’udienza preliminare (punito con ammenda e fino a 30 giorni di carcere). Secondo Forza Italia non è abbastanza. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha già dichiarato illegittimi provvedimenti simili in quanto lesivi della libertà di stampa. Se la proposta diventasse legge la pena sarebbe addirittura superiore a quella di chi è imputato di truffa, corruzione tra privati, malversazione di fondi pubblici o favoreggiamento personale. Andando a ingrossare la lista degli ircocervi penali creati dalla stratificazione delle riforme della giustizia parziali e malfatte, che abbiamo raccontato sul Fatto di oggi. E al blitz contro la giustizia si unisce pure Azione.
IL NUOVO HARAKIRI PD: CROLLA NEI SONDAGGI E RINVIA LE PRIMARIE A INSAPUTA DI LETTA. INTERVISTA A STEFANO BONACCINI. È sempre più probabile che il Partito democratico posticiperà le sue primarie. Di una settimana, sembra l’ipotesi più credibile, ovvero il 26 febbraio. Tutto ciò per digerire meglio i risultati delle regionali di Lazio e Lombardia, che si voteranno il 12 e 13 febbraio. Oltre a Elly Schlein, Paola De Micheli e Gianni Cuperlo, alla mozione del rinvio avrebbe aderito anche l’area che fa capo a Stefano Bonaccini, la meno entusiasta di slittamenti. Soltanto che, dettaglio per niente irrilevante, l’attuale segretario, Enrico Letta, fa capire di non aver mai avallato una decisione del genere, anche perché c’è già un voto del direttivo che ha indicato il 19 come data. La questione sarà discussa dalla direzione dem convocata per mercoledì 11 gennaio a mezzogiorno. Il segnale, se pur giustificato da un punto di vista tecnico, ha un chiaro impatto negativo sulla base democratica e sulla vitalità del partito, che già non gode della sua migliore salute, crollato nei sondaggi sotto il 15% (e sotto il principale competitor M5S) e spaccato dalle candidature per la successione alla poltrona di segretario. Sul Fatto di domani parleremo di tutto questo con il candidato favorito di queste primarie, il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini. Intanto, sul potenziale revival dell’alleanza giallorosa nel Lazio, l’intervista sul Fatto di oggi a Donatella Bianchi ha chiarito che non ci sono più i margini per una convergenza del M5S sul nome di Alessio D’Amato, scelto dai dem e da Calenda. Sul posticipo delle primarie si è espresso anche il candidato giallorosa (lui sì) per la Lombardia, Pierfranceso Majorino, che non mostra segni di agitazione: “È un tema che francamente mi lascia abbastanza indifferente: credo che le primarie, quando saranno, saranno comunque occasione bella e importante di partecipazione democratica”.
UCRAINA, LA TREGUA DI NATALE E LA DIPLOMAZIA INTERESSATA DI ERDOGAN. STOLTENBERG: “LE ARMI SONO LA VIA PER LA PACE”. Intorno al fronte di guerra la giornata è stata densa di dichiarazioni. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha parlato con i suoi omologhi russo e ucraino. A Zelensky ha detto che la Turchia è pronta a mediare per ottenere una “pace duratura” tra Russia e Ucraina, come riporta Anadolu. In mattinata aveva avuto un colloquio telefonico anche con Vladimir Putin, dove i temi sono stati gli stessi, con l’aggiunta della discussione sulla proposta russa di fare della Turchia un punto di snodo per gli idrocarburi di Mosca, sanzionati dagli europei. A margine, Erdogan ha detto che incontrerà personalmente lo Zar del Cremlino, insieme al presidente siriano Assad, per discutere di come arrivare alla pace nel conflitto siriano. L’incontro dovrebbe tenersi nella seconda metà di gennaio. La Siria è un tema centrale nella relazione tra Mosca e Ankara perché per il presidente turco è la pietra di scambio per ottenere un via libera da Mosca all’offensiva pianificata contro i curdi siriani del Rojava, considerati da Erdogan estensione dell’odiato Pkk. Ma la notizia più importante della giornata è che, dopo la proposta del patriarca russo Kyrill, Putin ha decretato per i russi la tregua di Natale. Quello ortodosso, quindi tra il 6 e il 7 gennaio. Non è chiaro cosa farà Kiev, che ritiene la mossa “una trappola cinica e un elemento di propaganda”. Ritiratevi dai territori occupati e solo allora avrete una tregua, ha detto il consigliere di Zelensky Podoliak. Quanto all’Occidente, mentre Francia e Germania aprono all’invio di blindati corazzati agli ucraini si è fatto sentire di nuovo il segretario della Nato Jens Stoltenberg, che ha dichiarato che per avere la pace in Ucraina la via più rapida è il sostegno militare: “Le armi sono la via per la pace”. Sul Fatto di domani la nostra cronaca.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Inflazione, per l’Italia nessun sollievo. La crescita dei prezzi nel nostro Paese rallenta ma non ai ritmi dei vicini europei. Non è un buon segnale per l’economia.
50.000 fedeli a San Pietro per i funerali di Ratzinger. Papa Francesco nell’omelia si è detto “grato a Dio per la sapienza di Ratzinger”. Tra i presenti il presidente Mattarella, la premier Meloni e decine i capi di stato e di governo, per una giornata che in Vaticano non è di lutto nazionale. Sul Fatto di domani Marco Lillo ricostruirà la storia dello scoop del Fatto sulle trame per uccidere il Papa emerito.
Charlie Hebdo nel mirino di Teheran. Sul Fatto di domani l’intervista con uno degli autori del settimanale satirico francese, dopo la polemica scaturita per il suo ultimo numero con vignette sul regime iraniano.
Sport & guai. La rassegna di scandali, errori e problemi delle federazioni sportive italiane.
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