Il Fatto di Domani. Effetto Cartabia: criminali a piede libero mentre Meloni pensa alle nomine. Autonomia, i sindaci in trincea e la scuola nel mirino

Di FQ EXTRA
7 Gennaio 2023

AUTONOMIA, IL “BOTTINO” È LA SCUOLA: SINDACI IN TRINCEA. Nel giorno della festa del Tricolore, simbolo dell’unità d’Italia, il ministro Calderoli rivendica la sua proposta sull’Autonomia e rilancia persino il dialogo con i sindaci. “Sto girando il Paese per questo e sto incontrando gli amministratori del Sud”, ha detto il ministro degli Affari regionali. Chissà se avrà ricevuto le doglianze del primo cittadino di Cassano allo Ionio (Cosenza), che oggi ha vergato una lettera per il Presidente Sergio Mattarella pregandolo di rispedire al mittente il ddl Calderoli. Sul Fatto di domani approfondiremo le disastrose conseguenze dell’Autonomia ambita dai leghisti e la protesta dei sindaci. La scuola è la vera posta in palio nel mirino di Zaia e dei governatori del Nord, con Salvini sponsor per tenere unito il Carroccio locale con quello nazionale. Il Capitano accelera: “Il 2023 deve essere” l’anno per “arrivare ad avere un’Italia federale e con il presidenzialismo”. Ma non è solo la Lega a sostenere la “secessione dei ricchi”. Per il presidente della Toscana, il dem Lorenzo Giani, “l’autonomia è una cosa di sinistra”. Oggi Bonaccini ha stroncato la proposta Calderoli – “spacca l’Italia e penalizza il Mezzogiorno” – ma senza rinnegare “un’autonomia giusta e solidale”. Insomma, dal Pd poche parole ma confuse. Intanto, si mobilitano i comuni meridionali della rete “Recovery Sud”: 101 amministrazioni locali hanno rivolto un appello al Quirinale contro la riforma dei poteri regionali. In ballo ci sono i servizi essenziali, incluso il diritto alla salute. Sul Fatto di domani intervisteremo il docente dell’università di Bari Gianfranco Viesti, sostenitore di una sanità gestita dallo Stato.


PD, CONGRESSO NEL CAOS E CROLLO NEI SONDAGGI. M5S, INTERVISTA A PAOLA TAVERNA. Oggi è toccato all’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando suonare il de profundis per il Nazareno. L’esponente dell’ala sinistra ha paragonato gli 87 saggi ai venditori di elettrodomestici, quelli sempre indesiderati: “Sono come i rappresentanti di aspirapolveri alla porta delle famiglie: ‘no grazie non ci occorre abbiamo già tutto’”. Secondo Orlando la fase costituente è già “accantonata”. Sul Fatto di domani torneremo a fare il punto sui dem con una carrellata sui sondaggi più recenti. Il partito sembra andare a picco nei consensi – sotto il 15% – tra scissioni di partito ventilate, polemiche sulla data delle primarie e sui metodi di partecipazione. Oggi, sul Fatto, Francesco Boccia ha auspicato il voto on line per le primarie. La candidata Elly Schlein è favorevole (Boccia è il coordinatore della sua mozione), ma Pina Picierno (seguace di Bonaccini) ha subito stroncato l’idea: “Un’insensata imitazione”. L’eurodeputata alludeva al M5s: il dialogo tra ex alleati giallorosa è ancora in alto mare. Sul giornale di domani intervisteremo Paola Taverna, per sondare gli umori del Movimento dai banchi dell’opposizione e le possibili vie per ricucire col Pd (dopo lo strappo nel Lazio e l’alleanza in Lombardia). Ad esempio, il dialogo potrebbe ripartire dal tema della povertà. Con l’inflazione alla stelle e i salari fermi, Schlein ha attaccato la premier: “Giorgia Meloni ha scelto di ignorare completamente il tema del lavoro povero, scegliendo di cancellare il Reddito di cittadinanza e aumentare la precarietà”.


EFFETTO CARTABIA, CRIMINALI IN LIBERTÀ (MA GIORGIA NON SE N’È ACCORTA). Il governo Meloni predica legge e ordine ma tace sulle scarcerazioni dei delinquenti comuni, mentre usa i guanti di velluto contro i reati dei colletti bianchi all’insegna della dottrina di Carlo Nordio. Sul Fatto di domani vi racconteremo nuove storie di criminali a piede libero, dopo l’entrata in vigore – dal 30 dicembre – della riforma della giustizia firmata dell’ex Guardasigilli Marta Cartabia. Gli episodi sono numerosi. Nei giorni scorsi vi avevamo raccontato il caso milanese di Simba La Rue e altri tre trapper: arrestati per il sequestro del rivale Baby Touché, sono stati scagionati a causa della nuova legge. La norma infatti impone, per una lunga lista di crimini, la querela di parte. Solo se la vittima presenta una denuncia, i magistrati possono perseguire i colpevoli. Problema: spesso chi subisce un abuso ha timore ad esporsi. L’elenco dei reati in questione è nutrito: molestie, lesioni personali stradali gravi o gravissime, truffe, violenze private, sequestri di persona non aggravati, violazione di domicilio, furto semplice e (con alcune eccezioni) quello aggravato. I fascicoli già aperti e perseguiti d’ufficio stanno andando in fumo, senza la querela, mentre gli indagati agli arresti cautelari tornano a piede libero. I magistrati stanno correndo ai ripari rintracciando le vittime con l’aiuto della polizia giudiziaria. A Genova la Procura aveva contato oltre 150 casi che rischiano il decadimento immediato. Di sicuro, non hanno aiuto i disservizi nei sistemi informatici delle procure.


BUROCRAZIA E SPOIL SYSTEM, IN ARRIVO L’INFORNATA DELLE DESTRE. Occhi chiusi sulla povertà e le scarcerazioni facili della legge Cartabia, ma il governa resta ben vigile sulla tornata di nomine in arrivo. Il meloniano Guido Crosetto, da ministro della Difesa, lo aveva detto a tinte forti: “Useremo il machete contro la burocrazia”. Sul Fatto di domani poseremo la lente sulle poltrone vacanti e i nomi dei grand commis pronti ad accomodarsi. Del resto, lo spoil system è codificato nell’ordinamento grazie alla legge Bassanini approvata sul finire degli anni ’90. Eppure, molti gridano allo scandalo, ora che Meloni è pronta a piazzare i suoi uomini di fiducia. A strepitare sono il Partito democratico e il giurista Sabino Cassese dalle pagina di Repubblica. Certo, alcuni uomini del deep state sono arrivati al loro posto quando i dem erano al potere. Ora sulla graticola c’è il direttore generale del tesoro Alessandro Rivera, con il mandato in scadenza il 24 gennaio: Meloni vorrebbe sostituirlo, il ministro Giorgetti no e neppure Forza Italia. Salterà il direttore dell’Aifa Nicola Magrini: dal 23 gennaio non sarà più a capo dell’Agenzia italiana del farmaco. Dovrebbe restare al suo posto, invece, il Ragioniere generale dello Stato Biagio Mazzotta, malgrado le “bocciature” sulla manovra del governo approvata sul filo del rasoio il 30 dicembre. In attesa della grande giostra di primavera, quando scadranno i vertici dei 6 colossi quotati in Borsa sotto l’egida del Mef: Enav, Enel, Eni, Leonardo, Poste e Terna.


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Guerra in Ucraina. La cronaca del conflitto con un reportage sulla filiera dei rifornimenti: a Kiev non mancano le armi, bensì il cibo per soldati e civili.

Scontri in porpora. Dopo l’addio a Benedetto XVI, in Vaticano vacillano fragili equilibri: vi racconteremo gli schieramenti in gioco, tra i seguaci di Bergoglio e quelli di Ratzinger.

Spese sicule. Dopo il caso della kermesse “Sicily, Women and Cinema” a Cannes – con 3,7 milioni di euro regionali incassati in Lussemburgo – il governatore forzista Renato Schifani ha annunciato interventi. Ma non è l’unico caso di spreco pubblico per la Regione Sicilia.


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