C’era una volta una bellissima e giovane principessa, che stanca di tutti i casi umani incontrati, decise che non avrebbe mai più dato spazio all’ossessione compulsiva, controllando ogni giorno il profilo del proprio ex in cerca di un’illuminazione o di un’apparizione di qualche madonna o santo da invocare. Pensò che fosse decisamente meglio passeggiare nei boschi e giocare sul ciglio di una fresca sorgente, con la sua palla dorata. Mi sembra un’ottima idea! Magari per noi sarà difficile recuperare una palla dorata, ma penso proprio che un antistress a forma di orsetto del cuore andrà benissimo! Quindi… dopo aver speso miliardi in psicoterapia nel tentativo di essere meno modalità Psycho killer, dopo uno sforzo disumano finalizzato allo stare bene con noi stesse… dopo centinaia di telefonate assillanti alle tue amiche, nella disperata speranza di approdare a una qualche soluzione, cari fratelli Grimm… mi state dicendo che sarebbe bastata una passeggiata vicino a una sorgente? Sono basita.
Per la nostra principessa, quel gioco era un vero e proprio rituale: lanciava la palla in alto e la riprendeva, la lanciava nuovamente e la prendeva ancora… all’infinito, fino a rimuovere qualunque pensiero. Quell’atto quasi meditativo sembrava funzionare davvero e la nostra protagonista si sentì improvvisamente sollevata. Le sembrarono così privi di importanza quegli uomini che l’avevano fatta soffrire terribilmente, tanto da domandarsi: “Ma come ho potuto credere in questa storia? Come ho potuto provare interesse per un essere così inutile e senza alcuna empatia?”. Insomma, le domande che ci poniamo ogni qual volta incappiamo in un caso umano.
Ma quella sensazione di benessere non è eterna, e bisogna continuamente riguadagnarsela, come un maledetto gioco a premi o una stupida gara senza alcuna strategia: così, lanciando un dado a caso, oppure scegliendo accidentalmente una carta, che determinerà il tuo futuro nel gioco. Esattamente con la stessa incoscienza con cui entriamo in una storia d’amore, all’inizio… quando ogni cosa sembra possibile. Beh, almeno arrivate fin qui, forse abbiamo capito che i primi sei mesi non esistono e non contano NULLA, in termini di valutazioni sulla persona e sulla qualità della storia. Troppa dopamina ed endorfine in circolo per fare qualunque considerazione!
E mentre la poveretta fatica per raggiungere il suo equilibrio psicofisico, ecco il pericolo che è sempre in agguato. Un bel giorno, la nostra principessa lanciò la palla così in alto da non riuscire a prenderla prima che finisse in acqua. Era disperata, avrebbe fatto qualunque cosa per recuperare la sua panacea. Ed ecco che le si palesa un ranocchio orrendo: le promette che avrebbe recuperato la sua palla dorata, in cambio del suo amore. Già… quel “In cambio di” mi suona tanto come “Non sono razzista MA…”: intendo dire, se qualcuno vuole fare una buona azione per te non dovrebbe aspettarsi nulla in cambio, soprattutto quando si tratta di amore e sentimenti. E invece il nostro agghiacciante ranocchio avrebbe recuperato sì la palla dorata della principessa, ma lei avrebbe dovuto ricambiare con un bacio appassionato e lui si sarebbe immediatamente accollato al castello, avrebbe mangiato nel suo piatto e dormito nel suo letto, PER SEMPRE. Non so voi, ma io minimo avrei reagito con una crisi claustrofobica seguita da un attacco di panico. Ma la nostra principessa era davvero avvilita, senza la sua palla sarebbe nuovamente sprofondata nel buio dei casi umani, di quelli che “Non sono pronto per una relazione”, “Non sei tu, sono io”, di quelli che a volte ritornano per non dire nulla. E così si fece forza, pensando che il ranocchio non avrebbe mai trovato la strada per il palazzo, e in questo modo lei avrebbe riavuto la sua palla ma non sarebbe stata costretta a mantenere quella terribile promessa. E in effetti andò proprio così: in men che non si dica il ranocchio recuperò la palla e la restituì alla principessa, e lei scappò via con il suo feticcio salvifico.
Ma il giorno dopo, quel ranocchio bussò alla porta del palazzo stile Lost Highway… “Sono a casa tua”.
ANSIA ne abbiamo?
Si presentò in carne e ossa, e la principessa non poté in alcun modo mancare alla sua promessa. Insomma si è dovuta accollare un ranocchio, e l’ha pure dovuto baciare, vi rendete conto?
La mattina seguente però, a capo del suo letto, trovò un bellissimo principe al posto dell’orrendo ranocchio! Le raccontò che era stato vittima di un incantesimo di una strega malvagia (la sua ex moglie), e che il merito era tutto della nostra principessa la quale, mantenendo la sua promessa, aveva rotto quello spaventoso sortilegio. Ed ecco che si trovò accanto un bellissimo uomo, e come per magia, vissero felici e contenti.
Allora forse le favole esistono davvero! Anche se a dirla tutta… io ho sempre incontrato principi che poi si sono puntualmente trasformati in rospi!
Qualcosa proprio non mi torna…e di fatto, dopo estenuanti ricerche stile agente della CIA, scopro che in realtà quel ranocchio è considerato uno degli animali più velenosi al mondo, e finalmente ne vengo a capo: la nostra principessa, baciandolo, si era avvelenata. Ed è così che sono iniziate le allucinazioni varie ed eventuali tipo “Sono sicura che sotto quell’aspetto di ranocchio rivoltante si nasconde un bellissimo principe”, “Con me sarà diverso”, “Lo salverò e vivremo per sempre felici e contenti”.
La principessa altro non era che una “baciatrice di ranocchi con la sindrome da crocerossina” e, almeno una volta nella vita, sono sicura che tutte noi siamo state delle baciatrici di ranocchi che, attratte da qualche caso umano problematico, abbiamo pensato con arroganza di poterlo cambiare grazie al nostro amore. La scelta ovviamente è sempre ricaduta su uomini inaffidabili e non disponibili. Abbiamo vissuto nell’illusione che il nostro amore sarebbe bastato a trasformare un ranocchio in un bellissimo principe, con cui avremmo costruito una relazione sana e appagante.
MORALE DELLA FIABA: La realtà supera la fantasia, e alle volte è un bene. Non lasciamoci illudere da ranocchi travestiti da principi, non viviamo nella frustrazione di voler cambiare qualcuno o qualcosa. Piuttosto, se pensiamo di salvare qualcuno… pensiamo a salvare noi stesse!