Allarme russo, ripeto: allarme russo. Un pericoloso putiniano, aiutato dai soliti hacker moscoviti, s’è infiltrato nelle pagine di Repubblica per ribaltare di 180 gradi la linea di Sambuca Molinari. L’ignoto intruso, che si spaccia per l’economista americano Jeffrey D. Sachs e – leggiamo sgomenti – “comincia con questo articolo la sua collaborazione con Repubblica”, riempie un’intera pagina sotto il titolo ingannevole “Lula uscirà rafforzato. Ora la vera sfida è salvare l’Amazzonia” per bombardarne senza pietà 11 mesi di editoriali turboatlantisti sulla guerra russo-ucraina: “Qui in Occidente siamo bombardati da narrazioni ufficiali ridicole, perlopiù provenienti da Washington”. Quali? Guardacaso, le stesse di Sambuca, Johnny Riotta, Merlo, Messina, Folli, giù giù fino a Cappellini: “La Russia è il male puro, la Cina è la più grande minaccia per il mondo e solo la Nato può salvarci… Dabbenaggini imbastite dal Dipartimento di Stato” e rilanciate da Rep e dalle altre filiali locali del Pentagono, che “ci intrappolano in guerre che non avrebbero mai dovuto verificarsi e vanno fermate con i negoziati piuttosto che con l’escalation”.
Oddio, e quali guerre? “È stato il tentativo Usa di espandere la Nato alla Georgia e all’Ucraina a scatenare le guerre in Georgia (nel 2010) e in Ucraina (dal 2014 a oggi)”. Questo bel tomo ignora il primo comandamento del Decalogo atlantista: c’è un aggressore e un aggredito. Anzi, peggio: iscrive Usa e Nato fra gli aggressori di Georgia e Ucraina. Ma non solo: “Né il bombardamento Nato di Belgrado nel 1999, né i 15 anni di missione fallita in Afghanistan, né il bombardamento della Libia nel 2011 hanno centrato gli obiettivi”. E, parlando con pardon, “neppure la Cina è una grave minaccia come viene dipinta oggi in occidente”, perché “non viviamo più in un mondo guidato dagli Usa e neppure diviso fra gli Usa e la rivale Cina. Siamo in un mondo multipolare, in cui… alleanze militari come la Nato… sono un pericoloso anacronismo”. E tutto questo – ripetiamo con sgomento – su Rep: un autobombardamento in piena regola, che non può restare impunito. Prima però bisogna dare un nome e un volto al putribondo figuro. Da quel che scrive, il campo si restringe a pochi pacifinti putiniani: il professor Orsini, i filosofi Cacciari e Di Cesare, i generali Mini e Bertolini, il fisico Rovelli, gli storici Barbero, Canfora, Cardini, D’Orsi o forse, chissà, il direttore del Fatto Putiniano. Che aspettano il Copasir, il Dis, l’Aise, l’Aisi e la Digos a indagare? E dove sono Riotta, la Tocci, il commissario Iacoboni, il duo Sarzanini-Guerzoni e gli altri ghostbuster di hacker e agenti russi? Urge aggiornare le liste di proscrizione. Non c’è un minuto da perdere.