Quando questo giornale è stato fondato nel 2009 era già in vigore la pax sanremese, ovvero un bizzarro trattato di non belligeranza tra i due principali attori del mercato televisivo italiano, Rai e Mediaset, ribattezzato RaiSet. Durante la settimana del Festival le reti di Berlusconi si spegnevano: tutti i programmi di maggior successo si prendevano una vacanza, mandando in onda innocue repliche di vecchi film e poco altro. I patti sono stati suggellati di anno in anno con scambi di cortesie e volti noti: il più clamoroso nel 2017 quando Carlo Conti chiamò a co-condurre Queen Mary, regina indiscussa del sabato sera di Amici e postini. Ora Mediaset ha deciso di rompere la lunghissima tregua, non solo mandando in onda C’è posta per te durante la finale di sabato (ci sarà anche una partita di campionato), ma anche raddoppiando Il Grande Fratello e – si dice – Le Iene. Una Raivoluzione e una mossa sensata, anzi fisiologica, dal punto di vista del mercato ma non, si è sempre sostenuto, economicamente conveniente per la raccolta pubblicitaria. Ora si può fare, scrive l’azienda di B. in un comunicato, perché “l’andamento positivo della raccolta pubblicitaria Mediaset durante i Mondiali di calcio ci ha dimostrato che in questa fase di mercato gli eventi in onda sulle reti concorrenti poco incidono sui ricavi pubblicitari della nostra programmazione”. Poco, ma certamente non nulla.
Va ricordato che la decisione, anticipata da Dagospia, è stata preceduta da un giallo che ha avuto per protagonista Silvia Toffanin, conduttrice Mediaset e moglie di Piersilvio Berlusconi. L’azienda di Cologno monzese aveva reso noto l’invito per Toffanin a co-condurre Sanremo, che però lei aveva declinato. Amadeus aveva smentito, sostenendo di averla chiamata sì, ma per l’edizione 2020. L’agente di Silvia Toffanin aveva chiuso la questione, spiegando che l’invito era stato reiterato per quest’anno e di nuovo declinato. Tutto ciò accadeva a fine dicembre, mentre è di ieri la notizia del cambio di rotta delle reti del Biscione. Ora, si può pensare che Amadeus, il suo manager Lucio Presta e tutto il circo appresso abbiano saputo prima dei giornali delle intenzioni della concorrenza e abbiano provato a fermarle con l’invito a cui è seguito il gran rifiuto. Oppure che in tutta questa storia ci siano anche ragioni altre.
Nei suoi Dizionari Voltaire diceva che il caso è “la causa ignorata di un effetto noto”, e in questo caso non crediamo si tratti di un caso. La causa ignorata, volendo malignare, potrebbero essere i non idilliaci rapporti tra il fondatore di Mediaset, Silvio Berlusconi, e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni – “supponente, prepotente, arrogante”, etc. giusto il pizzino del Senato – e il suo partito Fratelli d’Italia, i cui appetiti sulla tv di Stato sono pantagruelici. Lei, all’epoca, non gliele aveva mandate a dire: “Mancava un punto: non sono ricattabile”. Insomma un’alleanza tempestosa, nonostante il first gentleman sia “un nostro dipendente”, come aveva perfidamente detto Berlusconi riferendosi ad Andrea Giambruno, compagno della presidente del Consiglio. Certo è che la decisione di Mediaset di riprendere le ostilità (o se volete di non arrendersi davanti alla gioiosa macchina da guerra festivaliera) è un fatto clamoroso. La contro-programmazione non c’è stata con la Rai dei governi tecnici e del tutti dentro, ma nemmeno con il centrosinistra a Palazzo Chigi (e a Viale Mazzini)! È vero, anzi Verissimo: dai nemici mi guardo io, dagli amici mi guardi Iddio…