Con l’aria che tira, lo Stato italiano ha appena speso la bellezza di 26 milioni di dollari per acquistare un immobile a Manhattan, nel prestigioso Upper East Side, come dimora del suo rappresentante all’Onu. Una “residenza unifamiliare” su cinque piani situata nell’elegante quartiere Carnegie Hill, a due passi da Central Park, grande mille metri quadrati che includono: cinque camere da letto, due terrazze esterne separate, due palestre, otto bagni, un bagno turco e una sauna, cinque camini e una cucina del maggiordomo in aggiunta alla principale da grande chef. Al terzo, una maestosa biblioteca “rivestita in pino nodoso importato dall’Inghilterra e un salotto modellato sulla biblioteca della Kenwood House di Londra”. Tutti i piani sono collegati da un ascensore interno. Più che una casa, una reggia, di più: “Un pezzo unico della storia di Manhattan”. Sembra uno scherzo, ma non lo è: mentre il governo Meloni metteva la croce sul Reddito di cittadinanza e si litigava le virgole d’una Finanziaria senza sconti, dall’altra parte del mondo la sua diplomazia si dava al luxury real estate.
La Farnesina conferma al Fatto l’acquisizione al patrimonio dello Stato. Il contratto è stato stipulato nella settimana del Ringraziamento e perfezionato pochi giorni prima della fine del 2022. L’operazione è tanto fresca che non si sa ancora a quale capitolo di bilancio sarà imputata. Non è chiaro chi l’abbia imbastita, è certo invece che sia andata in porto col ministro Tajani e che sarà l’ambasciatore Maurizio Massari, nominato da Di Maio nel 2021, il primo a trovare albergo tra quei marmi al civico 15 della 90ª strada, appena fuori dalla 5th Avenue. Il ministero precisa che la residenza attuale del capo missione, che si trova al 16 della 76ª strada, risultava vetusta e “inadeguata alle esigenze di rappresentanza istituzionale” per via degli “spazi angusti” ed era anche gravata da problemi di conservazione e sicurezza che ne rendono onerosa la ristrutturazione. Ragion per cui si è preferito acquistare subito la nuova e mettere in vendita la vecchia, che tanto male non doveva essere, visto il valore stimato in 19 milioni di dollari. Ma nelle more che questo accada, le oggi residenze sono diventate due, con relativi costi: l’annuncio ancora in Rete, listato come sold, riporta spese annuali pari a 137.328, oltre 11 mila euro al mese.
E si capisce perché. L’iconico palazzo a mattoni rossi è una proprietà storica nota come “Emily Trevor Mansion”, dal nome della filantropa che nel 1928 la fece costruire al leggendario Mott Schmidt, architetto noto per i suoi edifici in stile classico georgiano. “Un pezzo unico della storia di Manhattan”, garantisce Maison Global. Il ministero non fornisce altri dettagli, ma dai registri risulta che la proprietà era stata acquistata nel gennaio 2020 per 14,3 milioni di dollari: arriva l’Italia e la compra per 26, con uno sconto del 10% sulla richiesta iniziale, ma pur sempre al doppio del prezzo pagato due anni prima. Basta un colpo d’occhio per capire il motivo: prima di tornare sul mercato, sei mesi fa, la proprietà ha eseguito una straordinaria e costosissima ristrutturazione di cui danno conto riviste e siti newyorchesi di celebrity home. A occuparsene è stato lo studio MSH di Corcoran. L’agente David Mayer che trattava la vendita elenca i lavori: “La caldaia è completamente nuova, il tetto è stato rifatto, l’impianto idraulico, l’elettricità. Tutto è stato completamente rifatto, ma mantenendo intatto il fascino e lo spirito della casa. Ad esempio, per l’ascensore che va dal quinto piano al seminterrato, hanno mantenuto la stessa cabina originale ma hanno rifatto tutta la meccanica. Stucchi e affreschi del soffitto ispirati al lavoro dell’architetto britannico Robert Adam sono stati restaurati e sottoposti a una conservazione artistica completa. Era effettivamente in buone condizioni quando l’hanno acquistata, ma ora è stato tutto rifatto in modo da non avere problemi nel prossimo futuro”.
Bene così? Mica tanto. L’operazione ha sorpreso anche gli esperti del mercato immobiliare avvezzi a monitorare gli investimenti nella Grande Mela di nababbi, sceicchi, fondi di investimento, star del cinema e via dicendo: il contratto stipulato dall’Italia infatti è subito schizzato in cima alla classifica periodica sulle compravendite di lusso a Manhattan, primo tra 166 trascrizioni. Dal registro risulta che l’Italia non è l’unico Stato a farsi avanti: lo stesso giorno anche la Serbia ha acquistato una lussuosa casa a schiera, sempre da adibire a dimora diplomatica, al 22 East 35th Street, ma ha speso 7,9 milioni di dollari, tre volte meno dell’Italia. Per una residenza che sta a 500 metri dal Palazzo di Vetro, invece che a 3 km.
La differenza, va detto, si coglie a colpo d’occhio. L’immagine internazionale dell’Italia però non è detto che migliori, anzi. L’ostentazione rischia semmai di rinfocolare vecchi pregiudizi e provocare nuovi malumori a Bruxelles, se lo scandalo delle euro-mazzette non bastasse: giusto sei mesi fa, il Parlamento europeo aveva bocciato come uno spreco inutile l’acquisto di una residenza per il proprio rappresentante alle Nazioni Unite a New York. Il servizio diplomatico della Commissione, che risponde a Josep Borrell, caldeggiava l’acquisto di un immobile di 543 metri quadrati da 18 milioni di dollari proprio nel cuore di Manhattan. Anche in quel caso la scelta era motivata dalla mancanza di spazi adeguati per incontri e ricevimenti, indorata poi con futuribili vantaggi per il bilancio della Ue da conseguire “dopo 25 anni”. I parlamentari europei levarono gli scudi, Borrell dovette fare marcia indietro. Quelli italiani forse neppure lo sanno, o gli va bene così, che l’Italia senza soldi per scontare la benzina si conceda il lusso di spenderne otto di più. E senza batter ciglio.