Il Fatto di domani. Nordio, dimissioni! Più di 30 mila firme per la petizione del Fatto. Legge Cartabia, tutte le falle che la “pezza” del governo non copre. Berlino (per ora) resiste al pressing Usa sui tank

Di FQ Extra
20 Gennaio 2023

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NORDIO, UN MINISTRO IMBARAZZANTE: OLTRE 30 MILA FIRME PER LE DIMISSIONI. CARTABIA, TUTTI I REATI CHE “LA PEZZA” DEL GOVERNO NON CORREGGE. Mentre i magistrati indagano sulla latitanza di Messina Denaro, Carlo Nordio attacca l’antimafia e nella maggioranza tengono banco le intercettazioni. Il ministro degli Interni Matteo Piantedosi rassicura sulla volontà del governo di “non toccarle, men che meno per le inchieste di mafia e terrorismo”. Mentre Meloni cerca di arginare Nordio, una sponda arriva dal governatore dem della Campania. Secondo Vincenzo De Luca, per via degli abusi, “è indispensabile una modifica legislativa delle intercettazioni”. Ieri, alla Camera, il Guardasigilli ha duramente attaccato i pubblici ministeri, rei di “vedere la mafia dappertutto”. Oggi gli ha risposto per le rime la toga Gabriele Paci, procuratore di Trapani (la provincia-feudo di Messina Denaro): “Trattati come un’associazione a delinquere”. Intanto, il ministro della Giustizia incassa due ringraziamenti, poco lusinghieri. Il primo è di Mario Mori, capo del Ros quando il covo di Riina non fu perquisito: “Le parole di Nordio fanno piacere, forze di polizia accusate ingiustamente”. Il secondo plauso è di Giampaolo Ganzer: “Bene il ministro, io assolto con formula piena” (peccato che il processo sia caduto in prescrizione). Nordio aveva additato i due casi come esempi di malagiustizia. Non sono gli unici “svarioni”: sul Fatto di domani vi ricorderemo tutte le intemerate del Guardasigilli, torneremo alle origini della sua nomina nell’esecutivo Meloni e raccoglieremo i pareri degli esponenti di spicco della società civile. Oggi è partita la nostra raccolta firme per chiedere le dimissioni di un ministro che piccona toghe e Costituzione. In sette ore sono state superate 30 mila firme (qui il link per partecipare alla petizione). Intanto, dopo il disegno di legge approvato ieri sera dal Cdm per ripristinare la procedura d’ufficio per i reati con aggravanti mafiose, restano tante incognite. Casi alla mano, sul giornale vi racconteremo perché la toppa non chiude affatto la voragine dell’impunità aperta dalla riforma Cartabia.


A CAMPOBELLO DI MAZARA PERQUISIZIONI A TAPPETO SULLA RETE DI MESSINA DENARO. MAFIA E INTERCETTAZIONI, PARLA TESCAROLI. Va in carcere Giovanni Luppino, l’agricoltore di olive e autista di Messina Denaro, arrestato lunedì insieme a lui, fuori dalla clinica La Maddalena di Palermo, che per gli inquirenti è un elemento chiave della rete che proteggeva la latitanza del capomafia. Luppino avrebbe raccontato al Gip che lo stesso Messina Denaro, una volta capito l’inevitabilità dell’arresto, gli avrebbe detto: “È finita”. Il Gip ha rivelato che nelle tasche dell’aiutante di Messina Denaro sarebbero stati trovati appunti e annotazioni indecifrabili al momento ma interessanti. Nel paese di Campobello di Mazara, intanto le perquisizioni procedono a tappeto. I carabinieri sono entrati nell’abitazione e nella casa al mare di Antonio Messina, ex avvocato 77enne radiato dall’ordine e condannato per traffico di droga negli anni 90. Assieme a lui erano imputati l’ex sindaco del Comune di Castelvetrano Antonio Vaccarino, che per conto dei servizi segreti intavolò una corrispondenza con Messina Denaro con il nome di Svetonio, e gli uomini d’onore Nunzio Spezia e Franco Luppino. Messina, vicino alla massoneria, nel 2021 era stato assolto dall’accusa di traffico internazionale di stupefacenti nell’ambito dell’inchiesta Eden 3 che ruotava proprio attorno a Messina Denaro. Sul Fatto di domani continueremo a seguire i risvolti delle indagini. E a proposito della lunga caccia a Messina Denaro, ma anche del ruolo delle intercettazioni nelle inchieste, leggerete un’intervista al pm Luca Tescaroli.


CARRI ARMATI, BERLINO FRENA LE PRESSIONI DI KIEV E USA: “NON SIAMO GLI UNICI AD AVERE DUBBI”. LA FARSA DELLE AZIENDE “FUGGITE” DALLA RUSSIA. La Germania prende tempo. A Ramstein, dove si è tenuto il vertice allargato della Nato sulla situazione Ucraina, Berlino non ha sciolto la riserva sull’invio dei carri armati Leopard a Kiev, come chiesto ripetutamente da Zelensky e dagli Usa. Il ministro degli esteri tedesco Boris Pistorius ha fatto sapere di aver ordinato un inventario dei tank a disposizione per essere pronti “nel caso in cui ci sarà una decisione”, ma allo stesso tempo ha sottolineato che non c’è un’opinione condivisa sull’invio di carri e che “ci sono buone ragioni a favore e buone ragioni contro”. L’idea che sia solo la Germania a frenare è sbagliata, dice Pistorius. E a fine vertice è il ministro Polacco a confermare che il nodo non è stato sciolto. La Germania non si tira indietro sugli altri armamenti, e garantisce che fornirà dispositivi di difesa aerea. Intanto l’Ue dovrebbe sbloccare lunedì una nuova tranche di aiuti militari per 500 milioni di euro, mentre la Francia di Macron porta avanti un piano di aumento della spesa militare nazionale di 400 miliardi da qui al 2030 (principalmente per ammodernare le dotazioni). Sul Fatto di domani metteremo a fuoco posizioni e aspettative nella battaglia politica sui tank a Kiev. Torneremo poi sul dossier delle sanzioni alla Russia, analizzando un nuovo studio dell’Università di San Gallo in Svizzera che mostra come, nonostante gli annunci roboanti nei primi mesi di conflitto, in realtà solo l’8,5% delle aziende europee e del G7 abbia ridotto gli investimenti o chiuso almeno una filiale a Mosca. Oggi nell’inserto internazionale di FQ Extra abbiamo raccontato che anche sull’uranio l’Occidente ha tenuto il freno a mano tirato, perché il metallo serve per alimentare le centrali nucleari di mezzo mondo, compresi gli Stati Uniti.


AUTONOMIA, LA CGIL PREPARA LA MOBILITAZIONE. IL PD SI INCARTA (DI NUOVO) SUL NOME. INTERVISTA A PAOLA DE MICHELI. Il disegno di legge Calderoli approderà nel consiglio dei ministri, possibilmente prima delle elezioni regionali del 12 e 13 febbraio. È la speranza delle Lega e di Salvini per risollevare le sorti del Carroccio in vista delle urne in Lombardia. Oggi il vicepremier Antonio Tajani ha segnato una data sul calendario: “Martedì ci sarà la riunione di maggioranza”. Non è un mistero che Meloni e Forza Italia abbiano altre priorità. Gli azzurri legano l’Autonomia al progetto di Roma Capitale, Fdi punta al presidenzialismo e teme di appannare l’immagine di partito “nazionale”. Sulla via della riforma, la Lega dovrà vedersela anche con la Cgil di Maurizio Landini: “L’autonomia differenziata darà un colpo definitivo a 3 diritti fondamentali difesi dalla Carta: sanità, scuola ma anche lavoro – ha dichiarato l’ex leader Fiom – dobbiamo preparare la mobilitazione”. Dal Pd resta il no al disegno di legge del ministro Roberto Calderoli: oggi i parlamentari dem hanno fatto il punto sul tema delle riforme, in vista dell’incontro di mercoledì con la ministra Casellati. Sul tappeto c’è il presidenzialismo, ma anche il ritorno in auge delle province (abolite a metà dal dem Delrio nel 2014). Domani, invece, l’assemblea costituente degli 87 saggi voterà sul Manifesto dei valori: tra i moderati che non vogliono cambiare una virgola e i “rossi” che spingono a sinistra, il compromesso potrebbe accontentare tutti o nessuno, in un partito che non è più sicuro del suo nome. Peppe Provenzano ha proposto un referendum tra gli iscritti sull’opportunità di cambiare sigla e simbolo. Gelo da Bonaccini: solo “forma, mai come oggi c’è da parlare di sostanza”. E la bocciatura di Cuperlo: “Terrei caro il nome”. Sul Fatto di domani leggerete anche un’intervista a Paola De Micheli, l’ex ministra che concorre per la carica di segreteria del Pd sfidando gli stessi Bonaccini, Cuperlo ed Elly Schlein.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Euromazzette, Panzeri: “non sono io la mente”. Lunedì e martedì la commissione Giuridica del Parlamento europeo discuterà della richiesta di togliere l’immunità ad Andrea Cozzolino e Marc Tarabella, giovedì è prevista l’udienza per il riesame della custodia cautelare di Niccolò Figà-Talamanca, responsabile della Ong No Peace Without Justice. Antonio Panzeri ha negato di essere la mente della rete di corruzione, ma sarebbe stato un mero esecutore delle volontà di Marocco, Qatar e, anche della Mauritania.

Plusvalenze Juventus, le richieste delle procura. Il procuratore della Figc Giuseppe Chinè ha chiesto 9 punti di penalizzazione per la Juventus alla corte della Figc, chiamata a valutare la riapertura del processo sportivo per le plusvalenze, dopo la richiesta di revocazione della sentenza di archiviazione. Chinè ha anche chiesto 16 mesi di inibizione per Agnelli, 20 mesi e 10 giorni per Paratici, 10 mesi per Cherubini, 12 mesi per tutti gli altri consiglieri.

MeeToo del pallone. Sono stati agli arresti domiciliari oggi due calciatori del Livorno per una presunta violenza sessuale di gruppo commessa lo scorso marzo 2022 ai danni di una studentessa americana a Milano. Sono Federico Apolloni e Mattia Lucarelli, figlio dell’ex attaccante Cristiano Lucarelli. Anche il calciatore brasiliano Dani Alves è stato fermato a Barcellona per lo stesso reato.

La versione di Ultimo. Intervista con il cantautore romano vincitore di Sanremo giovani nel 2018 e tra i favoriti di Sanremo 2023.


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