C’era pure il numero di cellulare dell’ex Maestro venerabile della loggia Ferrer di Castelvetrano nel portafogli di Giovanni Luppino, l’ultimo autista di Matteo Messina Denaro. Dopo l’arresto, convalidato ieri dal gip, gli uomini del Ros hanno portato in caserma il commerciante d’olio d’oliva per la perquisizione: nelle sue tasche hanno trovato due telefoni, un coltello a serramanico di 18 cm (“Lo porto sempre con me”, ha detto Luppino al gip) e poi una serie di bigliettini, conservati all’interno del portafogli. Molti sono appunti di recapiti telefonici. Tra questi c’è anche un foglio con scritte parole che gli investigatori considerano “incomprensibili”. Di seguito c’è un numero di cellulare: è quello di Quintino Paola, urologo molto noto a Castelvetrano e – va sottolineato – estraneo all’indagine. Il Fatto ha chiesto al medico se conoscesse Luppino. “No, non credo. Poi Luppino è un cognome diffusissimo dalle mie parti. Ho capito che era un commerciante di olive che è stato beccato per quella vicenda lì”, ha risposto il medico. Ma come mai Luppino – incensurato e sconosciuto alle forze dell’ordine fino al blitz di lunedì – aveva il suo numero nel portafogli? “Se c’era è per motivi urologici, sicuramente. Perché io faccio l’urologo da 42 anni. Il mio numero, tra l’altro, è su Internet per la pubblicità”, ha risposto Paola.
Il Fatto ha chiesto al medico se è ancora il responsabile della loggia Ferrer di Castelvetrano. “No, in atto non sono responsabile di niente – ha risposto – E poi queste sono cose della mia vita privata”.
Anche se è una questione privata, l’appartenenza del dottor Paola alla loggia Ferrer è ampiamente nota: se ne trova traccia in una serie di articoli sul web che danno conto di eventi alla presenza di Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia. Sulla stampa locale, poi, si trova anche un’altra vicenda in cui il dottor Paola viene citato.
Era il 25 maggio scorso, quando la commissione Antimafia guidata da Nicola Morra era in trasferta a Trapani, dove in prefettura stava audendo i vertici della massoneria della provincia. A un certo punto, però, l’audizione è stata interrotta per uno strano incidente: “Stavo andando in bagno, aprendo la porta del salone principale, ma ho trovato resistenza perché dietro la porta c’era qualcuno: aprendola ho trovato due persone, di cui una appoggiata alla porta, con il cellulare sul palmo della mano e il display illuminato”, aveva raccontato ai cronisti Morra. Cosa faceva quel soggetto? “No lo so, ma acusticamente era molto semplice ascoltare ciò che veniva detto all’interno del salone anche durante le audizioni dei rappresentanti delle associazioni massoniche, che tra l’altro erano state secretate, su richiesta degli auditi”.
A quel punto l’audizione era stata sospesa ed era arrivata la Digos per identificare l’uomo col telefono in mano: si trattava di Salvatore Monteleone, medico di Castelvetrano, pure lui massone della loggia Ferrer. Che pochi giorni dopo aveva raccontato al sito Tp24 di aver ricevuto le scuse dalla Digos perché sul suo cellulare “non c’era nessuna registrazione”. “Non ho mai detto che registrava – replica Morra –. Trapani, comunque, è la città dove una seduta dell’Antimafia può essere interrotta in questo modo senza che poi nessuno compia un atto istruttorio, ascoltando cosa ha da dire il presidente di quella commissione”.
Monteleone, tra l’altro, non doveva essere audito: perché si trovava in prefettura? “La lettera di convocazione – ha spiegato – era indirizzata alla persona responsabile della loggia Ferrer, ma senza nome e cognome. Essendone il maestro venerabile, sarei dovuto andare io. Ma a prendere quella lettera alla Polizia di Castelvetrano era andato il dottor Quintino Paola. E il suo nome è stato comunicato prima alla questura e poi alla prefettura”.
Quando avviene l’incidente denunciato da Morra era in corso proprio l’audizione di quattro massoni, tra cui proprio Quintino Paola, convocato nonostante non fosse più il maestro della loggia Ferrer. Il Fatto ha chiesto al dottor Paola se ricorda quest’episodio. Il medico ha risposto così: “Sì, ma queste sono questioni di trasparenza pubblica, non c’è bisogno di chiederle a me, basta andare sui siti internet”. Proprio su internet, tra l’altro, si trova una ricostruzione di questa vicenda: secondo Report, infatti, tra i punti all’ordine del giorno di quelle audizioni in prefettura c’era il ruolo di un altro medico di Castelvetrano, pure lui massone affiliato sempre alla Ferrer: Claudio Germilli, che in passato era stato oggetto di un’inchiesta televisiva della stessa trasmissione Rai, relativa ad affari nel campo dello smaltimento rifiuti con Giovanni Risalvato, condannato a 14 anni per mafia e ora libero dopo aver scontato la sua pena.
Va sottolineato che su Germilli non c’è alcun tipo di contestazione giudiziaria. Risalvato, invece, è il fratello di Errico Risalvato, l’inquilino dell’appartamento di Campobello di Mazara dove gli investigatori hanno scoperto una stanza bunker piena di gioielli e scatole. Alcune erano vuote.