Le cartelle cliniche e le interviste ai medici sul percorso esatto delle metastasi su per le budella del boss. Tutta la chemio minuto per minuto nel carcere dell’Aquila. L’armadio di casa con vestiti e mutande, si spera pulite. I video del Gico che perquisisce il “covo” in presa diretta. I preservativi e il Viagra nei cassetti e i poster del Padrino e del Joker alle pareti. I testi dei pizzini a tizio e caio. I selfie, gli sms e i vocali a complici, sanitari e pazienti. I nomi e le foto di “favoreggiatori” indagati e di parenti e amici non indagati. Vespa che domanda al colonnello del Ros: “Le donne andavano a letto con Bonafede o con Messina Denaro?”. Perfino la conferenza stampa dei procuratori col nome dell’arrestato e i dettagli dell’arresto, per non parlare del filmato del défilé sulla scala della clinica, dell’audio dell’arrestato che declina le sue generalità, delle altre frasi dette agli inquirenti e ai compagni di cella.
Tutto ciò che avete saputo dai media (incluso il Fatto) della cattura di MMD è proibito dalle leggi: quella sulla Privacy (vietate le notizie sulla salute), il Codice di procedura penale che tutela il segreto investigativo (vietate le notizie penalmente rilevanti e a maggior ragione i video dei blitz), il bavaglino Orlando (vietato divulgare e pure trascrivere intercettazioni e altri elementi penalmente non rilevanti), il bavaglio Cartabia (vietato agli inquirenti dire i nomi degli arrestati e i motivi per cui sono finiti dentro). Se al posto di MMD&C. ci fosse un qualsiasi politico o imprenditore, oggi non assisteremmo ai festeggiamenti per lo storico successo dello Stato, ma a un bombardamento a tappeto contro i pm, le forze dell’ordine e i giornalisti che violano più leggi che l’arrestato, esponendolo alla gogna e rovinandogli la reputazione. Perché nessuno protesta? Perché l’arrestato è un mafioso. I politici si pavoneggiano per i meriti di pm e forze dell’ordine, ben felici che siano prodighi di notizie e immagini (vietate). E i giornali devono soddisfare le curiosità dei lettori, quelle lecite e pure quelle morbose. Tanto, almeno finora, non è uscito nessun nuovo politico colluso e quelli vecchi già condannati (Dell’Utri, Cuffaro, D’Alì ecc.) si finge che colludessero con un’altra mafia. Noi abbiamo sempre combattuto tutti i bavagli – di B., di Orlando, di Draghi e Cartabia – e rivendicato l’obiezione di coscienza per dare ai lettori tutte le notizie di pubblico interesse, penalmente rilevanti o irrilevanti che siano. Su mafiosi, criminali comuni e colletti bianchi. Ma contro i bavagli Orlando e Cartabia eravamo soli e tacciati di “voyerismo giustizialista”. E ora siamo curiosi di sapere perché i giornaloni che li esaltavano se li strappano, e solo su MMD: il vostro “garantismo” è uguale per tutti, o vale solo per lorsignori?