Il Fatto di domani. 80 tank per Kiev: Berlino cede, Biden conferma gli Abrams. 150 mila firme per cacciare Nordio. I benzinai accorciano lo sciopero

Di FQ Extra
26 Gennaio 2023

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GIUSTIZIA, B. AGGRAPPATO A NORDIO RISCHIA LA CONDANNA PER CORRUZIONE. ELEZIONI CSM, UNO SCHIAFFO A MELONI. Le affinità elettive tra Carlo Nordio e Silvio Berlusconi sono sempre più evidenti. La riforma della Giustizia sul tavolo del governo dovrebbe includere una stretta sulle intercettazioni e sul reato di abuso d’ufficio, oltre all’abolizione della legge Severino. Un menù gradito per l’uomo di Arcore, sul quale pende l’accusa di corruzione giudiziaria nel processo Ruby Ter. Oggi al tribunale di Milano i legali berlusconiani hanno pronunciato le controrepliche. La sentenza è attesa per il 15 febbraio. In caso di condanna, due conseguenze. La prima: Silvio rischierebbe la decadenza dal Senato grazie alla Severino (come nel 2013 per via della frode fiscale). La seconda: il leader azzurro dovrebbe risarcire Palazzo Chigi (parte civile) con una “provvisionale di risarcimento da 10 milioni di euro”. Intanto, per definire il cronoprogramma della riforma della Giustizia, Meloni incontrerà Nordio domani (il Guardasigilli è atteso anche al Copasir). Da Renzi e Calenda arriva la consueta sponda al governo: il ddl costituzionale sulla separazione delle carriere (firmato da Enrico Costa di Azione e presentato ieri) sarà discusso in Commissione Giustizia il prossimo 2 febbraio. Sul Fatto di domani vi racconteremo a che punto è la partita sulla Giustizia e poseremo la lente sul sistema delle intercettazioni. Oggi i nuovi componenti del Consiglio superiore della magistratura hanno eletto come vicepresidente il leghista Fabio Pinelli, già difensore di Luca Morisi, Luca Zaia e Armando Siri. Un uomo di fiducia del Carroccio, ma uno smacco per Giorgia Meloni, uscita sconfitta dalla trattativa su Palazzo dei Marescialli. Intanto, la nostra petizione per cacciare Nordio dal ministero della Giustizia ha superato 150 mila firme.


RIAPRONO I BENZINAI, REVOCATO IL SECONDO GIORNO DI SCIOPERO. GASOLIO, ECCO PERCHÈ IL PREZZO SALIRÀ. Si è chiusa alle 19, in anticipo di un giorno, la protesta dei distributori di carburanti. Le sigle Fegica e Figisc/Anisa hanno annunciato la riapertura del servizio dopo un nuovo incontro con il ministro delle imprese Adolfo Urso. Una decisione “a favore degli automobilisti e non certo per il governo”, dichiarano. Cruciale sarebbe stato l’aver visto scritte nero su bianco le modifiche al decreto del governo su sanzioni e trasparenza, che ieri Urso aveva solo citato a voce. La promessa era di alleggerire le multe (fino a un decimo della somma stabilita ora) e aveva già incassato il plauso di Faib Confesercenti. Le critiche delle associazioni dei benzinai però non si ammorbidiscono: “Ogni tentativo di consigliare al Governo ragionevolezza e concretezza non può o non vuole essere raccolto”, scrivono, spiegando che le ragioni della protesta non sono placate. La battaglia ora si sposta in Parlamento per verificare le modifiche. Alle associazioni dei distributori non era piaciuto lo scaricabarile del governo sul rialzo dei prezzi dei carburanti, dopo il taglio dello sconto sulle accise nella prima finanziaria firmata Meloni. Il governo aveva additato i distributori come “speculatori”, varando un decreto draconiano: obbligo di esporre i prezzi medi e sanzioni pecuniarie per chi non si adegua. Sul Fatto di domani oltre alla cronaca della giornata leggerete un approfondimento sulle prospettive dei prezzi dei carburanti: secondo gli esperti si va incontro ad altri sensibili aumenti a partire dal 5 febbraio, quando entrerà a regime il blocco alle importazioni del petrolio russo.


MESSINA DENARO RINUNCIA A UN’ALTRA UDIENZA. IL PRESTANOME BONAFEDE NON RISPONDE AL GIP. È rimasto in silenzio Andrea Bonafede, l’incensurato arrestato per avere prestato la sua identità al boss Matteo Messina Denaro e considerato dagli inquirenti un suo fedelissimo. Nell’interrogatorio di garanzia, davanti al Gip, Bonafede si è avvalso della facoltà di non rispondere. Contemporaneamente Messina Denaro ha rinunciato a comparire all’udienza preliminare del processo sulla mafia agrigentina, in cui finora risultava latitante. Oggi pomeriggio a Campobello di Mazara, mentre le forze dell’ordine continuano a setacciare le abitazioni di boss e affiliati con i georadar e altro (sono stati trovati i Ray-Ban che il boss indossava nelle vecchie foto usate per gli identikit), si è tenuta una manifestazione antimafia, con due diversi cortei guidati dai sindaci di Campobello e Castelvetrano e a cui hanno preso parte anche i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil. Con l’abituale piglio satirico, il collettivo palermitano Offline (quello dei manifesti “Forza mafia”), ha affisso nel centro del capoluogo palermitano cartelloni che annunciano le “elezioni primarie di Cosa nostra” per eleggere un nuovo capo.


UCRAINA, KIEV AVRÀ I TANK TEDESCHI E AMERICANI. KULEBA: “ORA I CACCIA”. La decisione è presa, infine. La Germania invierà all’Ucraina 14 Leopard 2, modello A6. Dopo un’anticipazione di stampa ieri sera, stamattina è arrivata la nota ufficiale della cancelleria di Olaf Scholz. Berlino autorizzerà anche gli invii di tutti gli Stati che vorranno consegnare le loro forniture a Kiev. Si contano circa 12 Paesi, tra cui la Polonia, i baltici e anche la Spagna (lo ha svelato oggi El Paìs), ma non la Repubblica Ceca, che aveva ricevuto una partita di Leopard in cambio dei suoi carri sovietici spediti a Kiev l’anno scorso, ma ora si tira indietro per non sguarnire la sua sicurezza. Secondo le stime, saranno circa 80 i carri inviati, giusti per formare due battaglioni. Zelensky ringrazia sentitamente, il suo ministro degli Esteri Dmytro Kuleba parla di “coalizione dei tank” e rilancia: dopo i mezzi pesanti, ora Kiev vuole i caccia. Lo sblocco della partita, dopo settimane di pressioni di Washington su Berlino, è avvenuto solo dopo la conferma che anche gli Usa manderanno anche 31 dei loro M1 Abrams. Joe Biden lo ha annunciato in conferenza stampa. Qualche ora prima c’era stata una telefonata tra il presidente americano lo stesso Scholz, Emmanuel Macron, il premier britannico Rishi Sunak e Giorgia Meloni. L’altra notizia militare del giorno è che gli americani prevedono anche di moltiplicare per sei la produzione di proiettili da mortaio da 155 mm, molto usati dalle forze ucraine: la produzione salirà del 500% in due anni, 90 mila proiettili al mese. Sui tank e sulle altre forniture resta la questione dei tempi di consegna e di addestramento dei militari ucraini. Sul Fatto di domani metteremo a fuoco la questione militare insieme a quella politica, che passa dall’analisi del ruolo della Germania nella partita, ancora una volta locomotiva delle decisioni europee. Quanto all’Italia, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha detto che con l’invio di armi a Kiev le forze armate dovranno avviare una grande campagna acquisti.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Euromazzette, domani tornano libere Silvia Panzeri e Maria Dolores Colleoni. Non luogo a provvedere per la figlia e la moglie di Antonio Panzeri, l’ex eurodeputato in carcere per lo scandalo Qatargate. Nei giorni scorsi la magistratura belga aveva inviato alla difesa un atto con cui rinuncia alla loro consegna. Le due donne hanno intenzione di farsi interrogare dal giudice istruttore Michel Claise. Sempre domattina si terranno a Bruxelles le udienze per il riesame della custodia cautelare di Francesco Giorgi e Niccolò Figà-Talamanca.

Geo Barents sfida Piantedosi: rotta deviata per effettuare tre interventi. Sono 237 in tutto i naufraghi recuperati dalla nave dell’ong di Medici senza Frontiere, che ha scelto di non ottemperare all’ultimo decreto governativo, secondo cui si può effettuare un solo salvataggio. L’imbarcazione attraccherà a La Spezia tra sabato notte e domenica. Il Viminale fa sapere che a quel punto scatteranno gli accertamenti del caso.

Netflix e i 10 anni che sconvolsero il cinema. Da House of Cards alle ultime serie: il bilancio del primo decennio di piattaforme tv.


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