Inizia domani al cinema Farnese a Roma una iniziativa culturale animata dalla “Scuola del Fatto” diretta dal professor Domenico De Masi (qui il programma completo) un “un assaggio” della scuola di cittadinanza avviata dalla nostra società editrice.
Ci spiega in che consiste questa iniziativa “Destra e Sinistra nella società e nella politica”?
Per lanciare la “Scuola del Fatto” abbiamo pensato di offrire un “assaggio” del nostro spirito e della nostra metodologia. In questo momento storico ci troviamo di fronte a un governo di destra, fatto inedito nella storia della Repubblica, con una sinistra spiazzata dal fatto di non conoscere il tipo di cultura di cui la destra è portatrice. E viceversa. Abbiamo pensato quindi di approntare un “pronto soccorso intellettuale”. Si tratta di un ciclo di sette incontri, organizzato la domenica mattina, alle 11, quasi un aperitivo, in cui abbiamo scelto le tre parole più importanti della destra (Dio, Patria e Famiglia) e le tre più importanti della sinistra (Uguaglianza, Libertà e Felicità), ognuna illustrata sia da un prestigioso intellettuale di destra che da uno di sinistra. Nella storia repubblicana credo sia la prima volta che si verifichi un confronto del genere.
Come avete scelto i temi?
Dio, Patria e Famiglia sono i concetti più fortemente identitari della destra, che quasi li ostenta ripetutamente. I concetti di sinistra, ugualmente identitari, sono riassunti in una triade che parte dalle più note categorie di Uguaglianza e Libertà, dal rapporto tra Individuo e Società a cui abbiamo aggiunto anche il tema della Felicità.
Come avete scelto i nomi degli invitati?
È stato estremamente complicato costruire il palmares dei nomi. Mai come in questo caso è stato difficile scegliere gli interlocutori. Anche perché trattandosi di una “prima”, ci vuole anche coraggio a presentarsi come un campione rappresentativo di una cultura politica. Ne ho parlato con più persone, di destra e di sinistra, raccogliendo una rosa di nomi e poi scegliendo quelli che avevano avuto più preferenze.
C’è però una sola donna.
Sì, ma non è una mia scelta deliberata, quanto il frutto di un intreccio di indicazioni diverse e anche di alcuni impedimenti alla partecipazione. L’alchimia per mettere insieme questi nomi non è stata semplice. In generale però, nella “Scuola del Fatto” non ci porremo il problema se i docenti debbano essere uomini o donne, ma cercheremo di assicurare ai partecipanti dei nostri corsi i migliori in assoluto.
Come funzionerà il confronto al cinema Farnese?
Non ci saranno interruzioni né scontri. Ogni docente terrà una lezione di mezz’ora senza interruzioni. Mezz’ora sarà poi riservata alle domande del pubblico e ci saranno eventuali integrazioni o risposte a seconda della situazione. Quindi si viene per capire e imparare, non per replicare un talk show televisivo.
Metà lezione e metà dibattito?
Avevamo due culture che ci hanno accompagnato nel corso dei decenni, quella accademica e quella popolare. In mezzo si è inserita la cultura giornalistica che ha mille meriti e ci consente ogni giorno, e con i social media di minuto in minuto, di restare aggiornati, ma è una terza cultura, di immediata reazione e riflessione. Vorremmo invece realizzare un quarto tipo di cultura: non il libro impegnato o il corso quadriennale universitario. Una cosa più compatta ma di notevole completezza e assoluto prestigio.
In che modo questa iniziativa è propedeutica alla Scuola del Fatto?
È un “assaggio” della “Scuola del Fatto”, una ouverture. Si tratta di un corso di dieci ore, molto leggero, ma che darà l’idea di un confronto senza la frammentazione o la dispersione che prevale nel dibattito pubblico e televisivo.
E come sarà organizzata invece la Scuola?
Avrà lezioni molto più complesse, unità didattiche di quattro ore l’una composte da una lezione di un’ora cui seguono esercitazioni di due ore e poi un dibattito con il docente di un’altra ora. Il fine è preparare un cittadino che fa politica e quindi ben attrezzato sia come cittadino che come soggetto politico. Dopo l’assaggio del Farnese avvieremo il corso propedeutico sul “Sistema sociale” nel passaggio da una società industriale a una società post-industriale. Un corso per tutti, consigliabile anche a deputati e senatori. Poi un corso sull’“Ambiente” affidato ai dieci docenti numeri uno sul tema. Ancora, su “Guerra e Pace” quindi la geopolitica, il cui significato è evidente vista la situazione attuale e infine un corso sulla “Costituzione”. Sono corsi di 150 ore ciascuno e quindi molto solidi.
Qual è l’obiettivo culturale?
Siamo stati colpiti dal fatto che i grandi eventi corposi e forti del nostro tempo ci hanno trovato spesso impreparati, sia dal lato dei governi che degli esperti e dei cittadini. In qualche modo azzerano la nostra cultura precedente e rendono difficile dare loro un senso. La Scuola vuole coprire questi vuoti che si stanno aprendo con frequenza sempre maggiore. Lo faremo con dei corsi “corposi” affidati a degli esperti di comprovata qualità. Coltiveremo la tradizione, affidandoci a docenti ordinari dell’Università italiana e sperimenteremo l’innovazione con una modalità di fruizione moderna basata interamente sulla piattaforma digitale. Tutti potranno così partecipare.