I PRIMI 100 GIORNI DI MELONI, PIÙ IMPEGNATA A BADARE AGLI ALLEATI CHE A GOVERNARE. La presidente del Consiglio oggi è volata a Tripoli, dove l’Eni ha siglato un accordo per aumentare la produzione di gas e rifornire il mercato interno libico, oltre a garantire l’esportazione di volumi in Europa. Meloni ha anche firmato un’intesa per potenziare la cooperazione la guardia costiera libica. “Sta facendo un lavoro eccezionale”, si è affrettato a twittare Matteo Salvini. Sappiamo, però, che in questi primi cento giorni di governo la coalizione è stata tutt’altro che compatta. Sul giornale di domani la nostra analisi di questi tre mesi e mezzo dall’insediamento del primo esecutivo a guida femminile della Storia italiana: tema per tema, le promesse disattese e i disastri già compiuti.
I MAGISTRATI DIFENDONO LE INTERCETTAZIONI E ATTACCANO LA CARTABIA. LO SMEMORATO NORDIO SBUGIARDA SE STESSO. È stato il giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario e da Palermo a Milano si sono levate le voci dei giudici, preoccupati per le riforme annunciate, in particolare quella sulle intercettazioni. “La mafia non è vinta e noi dovremmo avere sempre più strumenti per potere svolgere indagini incisive – ha detto il procuratore generale del Piemonte, Francesco Saluzzo –, eppure si sta affacciando la possibilità che lo strumento essenziale delle operazioni di ascolto venga depotenziato se non addirittura ridotto a un mero spunto investigativo”. “L’esperienza investigativa ha dimostrato che le intercettazioni disposte per delitti comuni, comunque gravi (come la corruzione), hanno permesso di disvelare pericolosi intrecci mafiosi”, ha ribadito il procuratore generale di Roma facente funzioni, Salvatore Vitello. “Il nuovo intreccio criminale tra mafia e corruzione richiede scelte strategiche di sistema, e le intercettazioni sono tra gli strumenti necessari a tali fini”, il pensiero del presidente della Corte d’Appello di Palermo, Matteo Frasca. I magistrati hanno sottolineato anche i disastri provocati dalla riforma Cartabia che, secondo la procuratrice generale di Milano Francesca Nanni, rischia di “lasciare prive di effettive tutela molte vittime”. Insomma, una levata di scudi. Di fronte alla quale il ministro della Giustizia ha fatto orecchie da mercante. Anzi Nordio, dimenticando quanto da se stesso dichiarato in Parlamento, ha provato a difendere il lavoro dei pm: “L’indipendenza e l’autonomia della magistratura” saranno elementi non trattabili, ha dichiarato. Sul Fatto di domani vi racconteremo le voci preoccupate che si sono levate dalle Corti d’Appello. La nostra petizione per cacciare Nordio sta per raggiungere le 160mila firme. A proposito di Giustizia, torneremo anche sulla notizia con cui abbiamo aperto il giornale di oggi, il vitalizio all’ex senatore D’Alì, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.
SANREMO, CANZONETTE E CARRI ARMATI: I CATTOLICI CONTRO LA PRESENZA DI ZELENSKY. “Anche i santi potrebbero finire per odiare le canzoni”, scrisse in un libro Mogol a proposito di Sanremo. E quest’anno l’affermazione rischia di trovare riscontro, se la Rai confermerà – come sembra – il collegamento con il presidente ucraino Zelensky. Oggi sul caso è intervenuta Pax Christi: “C’è già il vincitore o vincitrice di Sanremo: l’industria delle armi! – ha dichiarato don Renato Sacco, consigliere del movimento cattolico – C’è chi sostiene che le armi servano per finire la guerra in Ucraina; bisogna essere realistici: ad oggi quali sono stati i risultati? Morti, cadaveri, distruzione. Scegliere di invitare Zelensky a Sanremo si inserisce in questa follia di coinvolgere un presidente di un Paese in guerra perché sono sempre i capi che decidono le guerre, non certo il popolo”. Sul giornale vedremo che la decisione dell’azienda, che come abbiamo scritto oggi è stata gestita da Bruno Vespa, sta creando non pochi malumori anche all’interno della stessa Rai. E continueremo a dare voce al movimento pacifista, che si ritroverà in piazza il 24 febbraio, con un’intervista al coordinatore della Tavola della Pace, Flavio Lotti. Cresce ancora il numero degli italiani contrari all’invio di armi in Ucraina.
ARMIAMOCI E MORITE: I DUBBI OCCIDENTALI SCHIACCIATI DALLE LOBBY DELLE ARMI. Mentre in Ucraina si continua a morire (oggi almeno tre vittime in un attacco missilistico a Kostyantynivka, nella regione di Donetsk), il resto del mondo si piega al volere dei signori della guerra. “I Paesi occidentali invieranno più di 300 carri armati a Kiev” ha detto l’ambasciatore ucraino in Francia, Vadym Omelchenko. E sempre da Parigi arriva una notizia che ci riguarderebbe, ma che la Difesa ha smentito: secondo il quotidiano l’Opinion, Italia e Francia avrebbero concordato l’acquisto congiunto di 700 missili Aster-30 per il sistema di difesa aerea Samp-T, da destinare all’Ucraina. Ma sappiamo che Zelensky e i suoi non si accontentano, e stanno già rilanciando per ottenere i caccia militari. “Non se ne parla”, la risposta del ministro degli Esteri tedesco, Pistorius: abbiamo visto, però, che la Germania fa presto a cambiare idea. Unica voce fuori dal coro, finora, è quella del presidente brasiliano Lula, che avrebbe posto il veto persino alla fornitura di munizioni per i carri armati. Da registrare oggi un curioso botta e risposta tra il nostro ministro della Difesa e il vicepresidente del consiglio di sicurezza russo Medvedev: quest’ultimo ha classificato Crosetto come “un raro sciocco” per aver definito la fornitura di veicoli blindati e di altre armi all’Ucraina un modo per evitare la terza guerra mondiale. “Mi ostino a pensare che sia giusto aiutare una nazione aggredita senza alcuna ragione e alcun motivo – la risposta del nostro –. Sarei stato pronto a farlo anche per il popolo russo, a parti invertite”. Sul Fatto di domani faremo il punto sulla situazione armi: oggi anche il New York Times ha ammesso che i tank non bastano e serviranno mesi, se non anni, per addestrare le truppe ucraine.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Anarchici, attacco alle sedi diplomatiche italiane a Berlino e Barcellona. A Torino bruciato un ripetitore. Non si placano le irruzioni a sostegno di Alfredo Cospito, detenuto al 41 bis in sciopero della fame da mesi. Oggi gli anarchici hanno incendiato un’automobile a Berlino, rotto vetrate e imbrattato una parete dell’ingresso al consolato di Barcellona. A Torino sono stati dai alle fiamme i cavi di un ripetitore.
Giarrusso nel Pd, la parabola dell’ex Iena. Lo ha annunciato all’evento milanese di Stefano Bonaccini: da essere un detrattore dei dem, il giornalista ex 5S entra nel partito proprio a sostegno del presidente emiliano candidato alla segreteria.
I Sanremo di Mario Maffucci. La tradizionale intervista della domenica al giornalista, autore e dirigente tv che per anni ha guidato il Festival da dietro le quinte.
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