Per un report del 1984 il leader di FN viveva con l'estremista di destra a Londra: lui ha sempre negato di conoscerlo
LEGGI – “Camerata” Fiore: ancora secretato il file sull’estradizione in Uk (42 anni dopo) ASCOLTA – Omicidio Pecorelli: la pista di destra e la strage di Bologna “Se ho mai conosciuto Gilberto Cavallini? No, ma il processo facciamolo in aula…”. Così Roberto Fiore, leader di Forza nuova, aveva risposto ai giornalisti il 31 ottobre 2018 […]
LEGGI – “Camerata” Fiore: ancora secretato il file sull’estradizione in Uk (42 anni dopo)
ASCOLTA – Omicidio Pecorelli: la pista di destra e la strage di Bologna
“Se ho mai conosciuto Gilberto Cavallini? No, ma il processo facciamolo in aula…”. Così Roberto Fiore, leader di Forza nuova, aveva risposto ai giornalisti il 31 ottobre 2018 a Bologna, prima di testimoniare nell’aula della Corte d’Assise nel processo a Gilberto Cavallini, poi condannato in primo grado all’ergastolo per la strage che nel 1980 causò la morte di 85 persone e il ferimento di almeno altre 200. Anche durante la testimonianza davanti al giudice, rispondendo alle domande del sostituto procuratore generale Nicola Proto, Fiore lo aveva ribadito: “Non ho mai visto, mai conosciuto Cavallini. Mai incontrato. Ma non penso di essere l’unico che lo dice, mi sembra che tutti siano d’accordo in questo”. E invece così non è. Non tutti sono d’accordo.
A smentire la versione di Fiore è un documento finora inedito che il Fatto è in grado di pubblicare.
Si tratta di un fonogramma dell’Interpol datato 1984, partito da Londra e ricevuto dall’ufficio di Roma in cui si legge che Cavallini e Fiore hanno vissuto insieme a Londra, allo stesso indirizzo, sotto falso nome, nei primi anni ’80, subito dopo la strage di Bologna e la fuga nel Regno Unito.
Nel documento, i poliziotti dell’Interpol di Londra scrivono in inglese ai loro omologhi italiani che, durante le indagini nei confronti di Cavallini e di Paolo Bellini, hanno individuato due italiani che vivono nella capitale britannica sotto falso nome. Si fanno chiamare Stefano Sorrentino e Stefano De Michelis, ma in realtà – spiegano gli agenti britannici – sono Roberto Fiore e Gilberto Cavallini ed entrambi lavorano come addetti alle pulizie: Fiore è impiegato al Lansdale Club; Cavallini al prestigioso Royal Overseas League, club privato “dedito alla promozione dei rapporti internazionali” e allora patrocinato dalla Regina Elisabetta II.
Il fonogramma è entrato soltanto di recente nel processo per la strage di Bologna – è stato presentato dagli avvocati dei familiari delle vittime e depositato agli atti nel luglio 2021 – e porta con sé anche una strana anomalia: le due righe fondamentali in cui la polizia inglese informava i colleghi italiani della allora convivenza di Cavallini e Fiore, nella traduzione italiana non ci sono. Se omesse per una precisa volontà o per dimenticanza, a distanza di quasi quarant’anni rimane un giallo. Nel fonogramma originale, in inglese, è riportato che Cavallini e Fiore hanno condiviso un appartamento al 9b di Tabor Road a Londra, nella traduzione italiana questo passaggio manca del tutto.
Il fonogramma aggiunge un nuovo tassello alla storia della bomba scoppiata alla stazione di Bologna, già caratterizzata da diversi depistaggi. Le sentenze a oggi hanno individuato come responsabili dell’attentato Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini (condannati in via definitiva), Paolo Bellini (primo grado) e Gilberto Cavallini (primo grado). Tutti estremisti di destra legati ai Nuclei armati rivoluzionari (Nar) e ad Avanguardia nazionale. Per la strage – il più grave atto terroristico avvenuto in Italia dopo la Seconda guerra mondiale – Fiore, è bene ricordarlo, non è mai stato condannato. Fu inizialmente ricercato dalla polizia insieme ad altri esponenti di Terza posizione, la sigla di estrema destra di cui era leader: riuscì ad evitare l’arresto proprio fuggendo nel Regno Unito e poi venne prosciolto da ogni accusa per la strage. Fu però condannato in via definitiva per banda armata e associazione sovversiva come capo di Terza posizione: avrebbe dovuto scontare almeno cinque anni e mezzo di reclusione in Italia, invece rimase a Londra, da latitante, fino al 1999, prima di tornare in patria da uomo libero grazie alla prescrizione.
Fu proprio durante la latitanza britannica, quindi, che Fiore – secondo il fonogramma trasmesso all’Interpol – meno di un anno dopo la strage di Bologna, avrebbe convissuto con Cavallini. Il documento, secondo quanto detto dal sostituto procuratore Proto durante una delle udienze del processo di Bologna, “non ci dice nulla su Bellini, ma ci dà un’informazione importante su Gilberto Cavallini e Fiore Roberto. Per un certo periodo hanno condiviso lo stesso appartamento a Londra, siamo nell’aprile 1981”.
Il documento dell’Interpol contraddice dunque la versione di Fiore, che ha sostenuto davanti ai giudici di Bologna di non aver mai visto né conosciuto Cavallini. Alle domande inviate dal Fatto al suo legale, il leader di Forza Nuova ha risposto di “non aver memoria dei numerosi indirizzi’ presso i quali ha abitato in quegli anni a Londra e che “una conoscenza o una vicinanza con Cavallini esiste solo nell’immaginazione, visto che è noto e conclamato che Cavallini e i suoi avessero propositi bellicosi nei miei confronti”.