“Quando lo scorso luglio visitai Ekaterinburg, nella regione degli Urali, davanti alla ‘Cattedrale sul sangue’, la chiesa costruita sul luogo dove i bolscevichi assassinarono i Romanov, c’era una mostra fotografica sulle vittime russofone del Donbass, in particolare sugli orfani della guerra che lì va avanti dal 2014. Dopo l’assassinio dello Zar, ortodossi e monarchici sono stati dall’altro lato della barricata rispetto all’Armata rossa, creazione dei bolscevichi. Oggi la Chiesa ortodossa e le Forze armate russe, nonché i nostalgici del comunismo, sostengono l’Operazione Speciale, il modo ipocrita con cui Putin ha definito l’invasione dell’Ucraina.
La Russia è un Paese immenso quanto complicato, abitato da un popolo eccezionale come eccezionale è stato il sacrificio che ha compiuto durante la Seconda guerra mondiale. Un popolo europeo sebbene una parte abiti nella steppa, nella taiga o nel far-east asiatico. Un popolo di putiniani e anti-putiniani che l’Occidente ha preferito evitare di comprendere. E comprendere non significa approvare. La comprensione dell’altra parte è necessaria se si intende lavorare alla pace. Se al contrario quel che si vuole è la sconfitta dell’altro, allora si sceglie la propaganda. C’è propaganda in Russia. Si raccontano menzogne sull’andamento della guerra o sugli obiettivi raggiunti. Vi è propaganda in Occidente. Si raccontano menzogne su quel che accadde in Donbass, sull’efficacia delle sanzioni, sulla ricerca di una “pace giusta” da ottenere inviando armi. È un anno che si combatte in Ucraina, la Russia non è crollata, Putin non è morto e i missili non sono finiti.
Tutto questo era prevedibile. Sono andato in Russia per conoscere l’Altra Parte, la Russia profonda. Ho percorso 13.000 km da Belgorod, al confine ucraino fino a Vladivostok, sul Mar del Giappone. Mi sono allontanano dall’Europa, che poi è quello che sta facendo (o la stiamo costringendo a fare) la Russia. “La Russia è un rebus avvolto in un mistero che sta dentro a un enigma” disse Churchill. È vero e non è semplice risolvere l’enigma. È tuttavia necessario raccontare il “mistero” altrui anche per combattere la fobia dell’altro. La russofobia non serve a nulla d’altronde e può divenire deleteria nel bel mezzo di un’escalation militare.
“L’altra parte – Viaggio nella Russia profonda” è un doc in 5 puntate di Alessandro Di Battista con la collaborazione di Matteo Billi, Sahra Lahouasnia ed Emiliano Martino, produzione esecutiva Luca Motta, ideazione grafica di Pierpaolo Balani e Giulia Segoni, prodotto da Loft Produzioni. Da oggi disponibile su TvLoft (tvloft.it e app TvLoft).