Uno spaghetto conficcato in gola, crudo. Quando ripenso alla sensazione di quel sondino nella faringe, che entra dal naso e arriva dritto allo stomaco, ho ancora i brividi. Sì, parlo di quel tubicino di gomma che solitamente viene utilizzato per nutrire obesi o anoressici nelle situazioni irreparabili, nel quale viene pompata una soluzione a base di latte in polvere per un numero di settimane da definire col medico. Niente cibo, niente di niente. Infallibile per dimagrire.
A tu per tu con la chetosi – il principio della dieta chetogenica – ho perso circa 1 chilo al giorno eppure, qualche settimana più tardi, mi sono riassestato su un parziale di +3 kg. Così mi sono messo alla ricerca di nuovi metodi per perdere peso. Mi hanno proposto i bibitoni dimagranti, comodi per chi fa una vita in movimento e ha un problema con i pranzi “fuori”. Non devi né fare la spesa, né cucinare. Shakeri un paio di cucchiai di polvere proteica in una borraccia piena d’acqua e il pasto è servito. Mestolo dopo mestolo, ho capito che non era la strada giusta ed era pure pericolosa.
Ho cercato una soluzione alle mie intolleranze seguendo la dieta del gruppo sanguigno. Una teoria molto curiosa. Non contento, ho provato le gocce dimagranti, tutti gli estratti naturali di questo pianeta e una sfilza di integratori. Li consiglia un giornalista sulle tv locali. Dice che grazie al suo stile di vita potremmo vivere tranquillamente 120 anni e guarire da uno svariato numero di patologie. Basta eliminare i carboidrati, nutrirsi di carne, pesce e verdure e compensare le carenze con integratori specifici. Volevo farli prendere anche a mio nonno, malato d’Alzheimer: 250 euro al mese, ma ne sarebbe valsa la pena. Mi sono fidato e li ho comprati.
Poi ho studiato i principi nutrizionali, ho consultato i migliori esperti d’Italia e passato ai raggi X tutti gli studi pubblicati sull’argomento, dieta per dieta. Ho cambiato approccio al cibo, liste della spesa, porzioni e ricette. Più indagavo e più scoprivo che chi millantava di voler raccontare verità sottaciute stava giocando spudoratamente con la salute, e il portafogli, dei poveri incappati. Il business delle diete, da quelle estreme alle barrette, oggi – nel mondo – rende 170 miliardi di dollari. Ad alimentarlo, però, non sono medici ma “giornalisti”, personal trainer e pure commesse o impiegate nelle pulizie. Tra loro, per convincerci ad aprire il portafogli, c’è chi sostiene che la medicina tradizionale abbia fallito, chi dice che sia corrotta dalle multinazionali del farmaco e chi ha capito come inserirsi tra tutti questi dubbi insoluti per proporre soluzioni facili e veloci. Ed è in questo minestrone di balle che, mese dopo mese, chilo dopo chilo, Diete e bugie ha preso forma. È il frutto di 16 anni di domande e 6 anni di ricerche, una guida per destreggiarsi tra verità scientifiche e falsi miti, consigli medici e ciarlatani. Al tramonto di una pandemia che ci ha resi mediamente più pesanti di almeno 3 o 4 kg – e consapevoli che con la salute non si scherza – Diete e bugie sviscera i principali modelli alimentari sui quali sarete sicuramente incappati o che vi avranno addirittura proposto.
In un’epoca in cui il paziente è visto come un consumatore e il business è il principale motore di ogni servizio, si scopriranno i meccanismi oscuri del sistema e quale sia il vero prezzo da pagare. Mentre indagavo sugli aspetti scientifici ed economici, li ho provati sulla mia pelle. Guidato dai migliori medici, racconto così gli effetti sul mio corpo e sulla mia mente, nel breve e lungo termine.