E così i politici sono riusciti a trasformare anche il dramma di Cospito in una farsa: la rissa da ballatoio fra il capogruppo FdI Donzelli che accusa il Pd di stare coi terroristi che parlano coi mafiosi senza crederci nemmeno lui, e il Pd che si scatena perché Donzelli l’ha saputo dal suo governo e improvvidamente l’ha detto (ma la notizia, senza i nomi, era già su Repubblica di ieri). Nella caciara generale, si perdono i fondamentali di una vicenda che comunque la si pensi, è drammatica. Cospito è un terrorista anarco-insurrezionalista (gli anarchici storici erano altra cosa) che teorizza, pratica e rivendica la lotta armata: ha gambizzato un dirigente Ansaldo e s’è preso 10 anni e 8 mesi; ha messo una bomba alla caserma di Fossano per fare una strage di carabinieri, fortunatamente fallita, e s’è beccato 20 anni in appello, poi la Cassazione ha disposto un nuovo appello per aumentargli la pena. Tipico curriculum da 41-bis: chi altri se non i gambizzatori e gli stragisti – mafiosi o ideologizzati che siano – va sigillato in cella per evitare contatti con le rispettive organizzazioni? Spetta poi ai giudici valutare eventuali ravvedimenti o dissociazioni (possibili solo collaborando con la giustizia) e l’attualità del pericolo. Il governo e il Parlamento possono sempre decidere di abolire il 41-bis, però assumendosene la responsabilità senza ipocrisie né sotterfugi. Cioè per tutti, non per uno.
E qui casca l’asino del Pd, che chiede di lasciare al 41-bis mafiosi e terroristi, ma vorrebbe esentarne Cospito senza neppure avere il coraggio di dirlo, ma sottolineando che sta malissimo e “non bisogna farne un martire”. Cospito sta malissimo (ha perso 40 chili in 100 giorni), ma non perché lo Stato lo stia torturando: perché fa lo sciopero della fame per abolire il 41-bis. E chiunque – anche il peggiore dei criminali – mette in gioco la propria vita per una causa – anche la più sbagliata – merita rispetto. Ma rispettarlo non significa esaudirlo. Altrimenti domani Messina Denaro e gli altri mafiosi e terroristi al 41-bis potrebbero iniziare il digiuno (ne hanno già fatti diversi, invano) e chi usa l’argomento della salute da tutelare e del martirio da evitare dovrebbe battersi anche per loro. È ciò che fa Cospito contestando la legge sul 41-bis: il che rende perfettamente credibili i suoi contatti in carcere con un mafioso nel suo stesso stato. E rende ancor più ipocrita la battaglia dei politici e intellettuali favorevoli al carcere duro per tutti fuorché per lui. Anche perché, malgrado il trasferimento da Sassari a Opera, dove le strutture terapeutiche e nutrizionali sono più all’avanguardia, Cospito ha già annunciato che continuerà a rifiutare il cibo finché il 41-bis non sarà abolito. E questo ricatto, per quanto rispettabile, nessuno Stato lo può accettare.