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ALTRI MISSILI PER ZELENSKY (NON QUELLI CHE VOLEVA). NUOVO REPULISTI NEL GOVERNO DI KIEV. IL FRONTE DELLA PACE: PARLA AZZARITI. Gli Stati Uniti sono pronti a investire altri 2 miliardi di dollari in aiuti militari per l’Ucraina. Lo ha rivelato l’agenzia Reuters. Il pacchetto dovrebbe essere annunciato in settimana e per la prima volta dovrebbe includere anche missili a lungo raggio: 150 km addirittura, contro gli 80 raggiungibili dalle attuali dotazioni Himars. Si tratta dei razzi detti GLSDB, che montano testate progettate nei primi anni 2000 con lo scopo di ridurre danni collaterali e hanno un costo relativamente basso: 40 mila dollari a pezzo. I missili, però, non sono immediatamente disponibili negli arsenali del Pentagono, dovranno essere costruiti ad hoc per fornirli a Kiev (pagata da Washington) dalla joint venture tra Saab e la Boeing. Inoltre, non è questo il modello che aveva chiesto Zelensky, ossia gli Atacms con gittata fino a 300 km e una capacità esplosiva più ampia e meno “intelligente”. Sul Fatto di domani continueremo anche a dar voce alle anime del pacifismo, con un’intervista a Gaetano Azzariti, che denuncia come le scelte dei governi Draghi e Meloni stiano stravolgendo la Costituzione. Kiev intanto ha annunciato un nuovo repulisti generale contro la corruzione della classe dirigente. A seguito degli scandali degli ultimi mesi, oggi è stata licenziata “l’intera dirigenza dell’agenzia delle dogane” ed è stata perquisita l’agenzia delle entrate, la cui responsabile ad interim è accusata di operazioni illegali per 375 milioni di euro. A casa della funzionaria sarebbero stati trovati circa 1,3 milioni di euro in contanti, gioielli, orologi e due auto di grossa cilindrata. I media locali parlano anche di “avvisi di garanzia ad alti funzionari del ministero della Difesa” per lo scandalo delle forniture alimentari dell’esercito. Tutto ciò accade in vista dell’inizio dei colloqui tra Kiev e l’Unione Europea sulla richiesta di pre-adesione, venerdì. Zelensky promette riforme, ma secondo indiscrezioni dei media i funzionari di Bruxelles getteranno acqua fredda sulle sue speranze. Non ci sarà alcuna tempistica certa per l’adesione di Kiev prima del raggiungimento dei traguardi stabiliti dalla Commissione.
COSPITO, NORDIO IN AULA: “41 BIS NON SI TOCCA”. SU DONZELLI E LE INFORMAZIONI RISERVATE INDAGA LA PROCURA. Il governo tuona contro le rivelazioni abusive delle intercettazioni, ma a svelare informazioni riservate potrebbe essere stato Giovanni Donzelli, il braccio destro della premier. Ieri, nel suo intervento Montecitorio, l’uomo di fiducia di Giorgia Meloni ha raccontato i colloqui in carcere di Alfredo Cospito con un uomo dei clan: uno spunto per accusare il Pd di contiguità con mafiosi e terroristi. Peccato che le parole di Cospito “non fossero divulgabili”, secondo fonti del ministero della Giustizia raccolte ieri dal Fatto. Donzelli giurava che quelle informazioni fossero contenute nei documenti di via Arenula, “non secretati e consultabili da qualsiasi deputato”. Invece gliele ha spifferate il coinquilino e collega di partito Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia con delega al Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria). Entrambi lo hanno confermato oggi. Le opposizioni invocano le dimissioni del tandem meloniano. “A Donzelli ho rivelato informazioni non secretate”, si difende Delmastro, che propone addirittura di condividerle con tutti i deputati di Montecitorio. La procura di Roma ha aperto un fascicolo dopo l’esposto del leader dei Verdi Angelo Bonelli. Meloni tace, ma ha parlato Carlo Nordio, in una informativa alla Camera. Il Guardasigilli ha detto che il 41bis non si tocca: l’anarchico era in grado di avere contatti con l’esterno, cedere al ricatto dello sciopero della fame aprirebbe una breccia anche per i mafiosi. Tuttavia, il ministro sui colloqui di Cospito rivelati da Donzelli svicola. Ammette che “in linea di principio tutti gli atti riferiti ai detenuti al 41bis sono sensibili”, ma non va oltre e dice che sul merito deve essere la procura a stabilire se c’è stata o meno una violazione. Sul Fatto di domani faremo il punto sulla vicenda e le sue conseguenze politiche.
GREEN DEAL EUROPEO O “BIG DEAL” TEDESCO? ANNUNCIATO IL PIANO UE, MA L’ACCORDO NON C’È. Ursula von der Leyen e Margarethe Vestager hanno presentato oggi il Green Deal Industrial Plan, il nuovo piano europeo di sussidi alle imprese che reagisce all’imponente stimolo varato dall’amministrazione statunitense di Joe Biden a fine 2022, l’Inflation Reduction Act. L’Ue vuole semplificare le norme sugli aiuti di Stato per decarbonizzare l’industria, anche riutilizzando parte dei fondi già erogati. La promessa è di arrivare entro l’estate alla costituzione di un fondo sovrano comune, mentre nel breve termine si introdurrà più flessibilità sugli aiuti di Stato, cercando comunque di evitare squilibri tra i Paesi membri, tra chi sarà in grado di investire di più e chi meno. Queste le intenzioni, ma il piano dovrà passare sul tavolo del Consiglio europeo del 9 e 10 febbraio e potrebbe uscirne modificato. Come vedremo sul Fatto di domani, come al solito le posizioni degli Stati sono eterogenee e confliggenti e si ritrova la solita spaccatura tra falchi del debito, come Germania e Olanda contrari alla cassa comune europea, e Paesi come l’Italia che rischiano di restare svantaggiati. Vedremo anche come sta andando il negoziato sull’embargo dei prodotti petroliferi russi, che entra in vigore tra quattro giorni.
REGIONI, FORMIGONI E MAUGERI DOVRANNO RISARCIRE LA LOMBARDIA. IL FRIULI RIVUOLE LE PROVINCE (E VIETA IL TAGLIO DEI SEGGI). Mentre Roma discute se dare maggiori poteri alle Regioni con la legge sull’Autonomia, dai territori arrivano storie non sempre edificanti. Il Friuli Venezia Giulia guidato dal leghista Massimiliano Fedriga ha approvato una proposta di legge nazionale per far tornare in auge le province, con tanto di elezione diretta delle nuove (o antiche) cariche istituzionali. Inoltre per essere sicuri che le poltrone non diminuiranno, il consiglio friulano ha fissato a 49 il numero degli eletti a prescindere dalla popolazione regionale, al contrario di quel che avviene oggi con la previsione di 1 consigliere ogni 25 mila residenti. L’iter legale ora proseguirà in Parlamento. In Lombardia, invece, l’ex presidente Roberto Formigoni – insieme alla Fondazione Maugeri – dovrà risarcire il Pirellone con la somma di oltre 47 milioni di euro per la vicenda di corruzione con al centro un “gravissimo sistema illecito di storno di denari pubblici a fini privati”. La cassazione ha confermato il verdetto d’appello della Corte dei conti: nel 2021, i giudici contabili avevano imposto il risarcimento del danno erariale.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Killer di ’ndrangheta evade dai domiciliari. Nel 2021 era stato condannato all’ergastolo per l’omicidio del boss Vincenzo Femia nel 2013. Era stato scarcerato da Terni il 12 gennaio scorso e sottoposto al regime del braccialetto elettronico.
Usa, un altro nero ucciso dalla polizia. L’uomo era in sedia a rotelle, con le gambe amputate. È stato ucciso da alcuni agenti (in una dinamica non chiarita) a Huntington Park, nel sud della California. L’incidente, l’ennesimo, alimenta le polemiche sull’uso eccessivo della forza da parte della polizia americana.
L’horror di H.G. Welles. Dodici racconti introvabili del maestro della fantascienza: dalle piante carnivore agli animali mostruosi, una celebrazione della natura che trionfa sull’uomo, sul Fatto di domani.
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