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TRAGEDIA IN TURCHIA E SIRIA: TERREMOTO DI MAGNITUDO 7.8, OLTRE 2600 MORTI. IL DISASTRO PIÙ GRAVE DAL 1939. Erano le 4.17 del mattino (le 2.17 in Italia) quando una prima scossa di terremoto, di magnitudo 7.8 della scala Richter, ha devastato il sud est della Turchia e il nord ovest della Siria. Sarebbe stato uno spostamento di tre metri della “placca araba” a provocare una faglia lunga almeno 150 km. Alla prima scossa ne sono seguite decine (le più forti ancora di magnitudo 7.5 e 6.0). Il bilancio è agghiacciante: secondo una stima che purtroppo va aggiornandosi di ora in ora, ci sarebbero quasi 2600 morti, tra turchi e siriani; quasi 10 mila i feriti. Sono oltre 3700 gli edifici crollati: tra questi anche un orfanotrofio a Sarmata, in Siria. Proprio da Aleppo arriva il drammatico appello di padre Bahjat Elia Karakach, frate della Custodia di Terra Santa: “Rimuovete o sospendete le sanzioni alla Siria almeno per permettere l’arrivo degli aiuti umanitari. Tantissime persone stavano cominciando a riparare le loro case distrutte dalla guerra, adesso sono di nuovo a terra”. Migliaia di persone si trovano ancora sotto le macerie. I sopravvissuti devono fare i conti anche con il freddo, che in questo periodo attanaglia le due regioni. Sono pronti gli aiuti da tutto il mondo, anche dalla Russia e ovviamente dall’Italia. E, a proposito del nostro Paese, all’alba si è registrata un’allerta tsunami: si temeva che un’onda anomala potesse raggiungere le coste meridionali. Sono state interrotte per un paio d’ore le linee ferroviarie. Poi l’allarme è rientrato. Sul Fatto di domani oltre agli aggiornamenti di cronaca sul sisma, leggerete un’analisi su come il presidente turco Erdogan potrebbe sfruttare la situazione a suo vantaggio, in un periodo di aspra campagna elettorale.
ZELENSKY A SANREMO, IL VIDEO DIVENTA UNA LETTERA. AMADEUS: “NON È UNA RETROMARCIA”. Il presidente ucraino non invierà un messaggio video all’Ariston, alla serata finale del Festival, ma un testo scritto che verrà letto sul palco da Amadeus. A dare l’inattesa notizia, dopo settimane di polemiche, è stato oggi il direttore dell’intrattenimento Rai Stefano Coletta, durante la conferenza stampa della 73a edizione. Coletta e Amadeus hanno negato si tratti di una retromarcia: “Zelensky non aveva detto ‘sarò in presenza o in video’. Lo avevamo pensato noi”, ha affermato Amadeus. La versione ufficiale, illustrata da Coletta, è che la scelta della lettera sia stata presa dal governo di Kiev, attraverso il suo ambasciatore in Italia. E sarebbe stata comunicata alla direzione artistica del Festival già il 2 febbraio. Quindi la notizia è rimasta nei cassetti di viale Mazzini per quattro giorni. Il sospetto è che la vicenda vada al di là di quello che racconta la versione ufficiale. L’annuncio di un intervento in video di Zelensky a Sanremo è stata data da Bruno Vespa il 15 gennaio, in una puntata di Domenica In. Il presidente ucraino è già intervenuto in video a vari festival internazionali, dai Golden Globes alla Mostra del cinema di Venezia. Il Cda Rai aveva chiesto un incontro a Coletta e per giorni si era parlato di controllo preventivo del video da parte della dirigenza Rai, prima della messa in onda. Sul Fatto di domani vedremo com’è andata la partita di queste due settimane, chi è stato a cambiare idea e perché. Ricordando anche il peso avuto dalle proteste (sul nostro giornale sono già intervenuti Moni Ovadia e Carlo Freccero). Mentre sotto viale Mazzini si terrà domani un sit-in del movimento di destra Magnitudo, di Gianni Alemanno, contro la presenza di Zelensky al Festival.
UCRAINA, IL FATTORE TEMPO NELLA CONSEGNA DEI LEOPARD. Il Festival della Canzone italiana interessa anche Mosca, da dove è arrivata la stoccata ironica di Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, che si è detta rammaricata perché “Zelensky avrebbe potuto vincere”. Si discute anche di un’altra comparsata di Zelensky prevista nei prossimi giorni. Si parla di una sua visita di persona a Bruxelles, per il vertice europeo del 9 e 10 febbraio. La notizia arriva da fonti della Commissione, che ufficialmente non commenta. A domanda, il presidente ucraino ha risposto che un viaggio nella capitale dell’Ue è “inevitabile” e ha ammesso di averne discusso con Charles Michel, senza dare certezze sulle date. Del resto, quando il 22 dicembre scorso è andato a trovare Joe Biden a Washington, la conferma ufficiale del viaggio è arrivata solo poche ore prima. Sul fronte del conflitto, intanto, mentre l’esercito russo sembra prossimo a conquistare la città di Bakhmut, è cominciato l’addestramento di militari ucraini all’uso dei carri armati Leopard e dei lanciamissili Samp-T. Restano i dubbi sui tempi di consegna dei carri armati tedeschi Leopard 2, anche se Berlino ancora oggi ha garantito tempi rapidi “insieme agli alleati europei”. Il primo Leopard 2 per Kiev è in viaggio ed è partito dal Canada, mentre potrebbero essere fino a 160 i vecchi modelli (Leopard 1) che si riuscirebbero a garantire all’Ucraina recuperandoli dalla dismissione. I servizi occidentali ipotizzano una nuova offensiva russa tra 10 giorni. Sul Fatto di domani leggerete anche un aggiornamento sulla questione del pallone spia cinese, abbattuto sabato. Mentre le autorità Usa cercano i rottami per capire che cosa facesse la mongolfiera, Pechino ha detto oggi che Washington ha “gravemente danneggiato i progressi nella stabilizzazione delle relazioni sino-americane”.
PNRR E FONDI EUROPEI, IL TAGLIANDO DELLA CORTE DEI CONTI. Oggi si è tenuta la prima cabina di regia tra governo e le società partecipate Eni, Enel, Snam e Terna, per avviare il confronto sui fondi del piano Repower Eu, il piano europeo di risposta alla crisi energetica che prevede investimenti in infrastrutture di approvvigionamento e fonti rinnovabili (e non). Un tema delicato, e infatti a presiedere c’era anche la premier Giorgia Meloni, che ha usato l’occasione per rilanciare sul piano di trasformare l’Italia in un hub del gas. Contemporaneamente, è uscita oggi una relazione della Corte dei Conti sul Pnrr italiano e la gestione dei fondi europei relativi. I magistrati contabili rilevano che per la prima volta l’Italia diventa percettore netto di fondi, cioè riceve più denaro di quello che invia all’Europa. Non mancano però le preoccupazioni, legate in particolare alla capacità di spesa delle risorse da parte degli enti che ne sono beneficiari. È noto infatti che il nostro Paese su questo punto non brilla. Analizzeremo il documento sul Fatto di domani.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Attacco hacker: “Nessuna infrastruttura critica colpita”. Stamattina il sottosegretario con delega alla cybersecurity Alfredo Mantovano si è riunito con il direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale Roberto Baldoni e la direttrice del Dis Elisabetta Belloni a proposito dell’allarme hackeraggio diffuso domenica. Al termine, Palazzo Chigi ha fatto sapere di aver verificato che “pur nella gravità dell’accaduto, in Italia nessuna Istituzione o azienda primaria che opera in settori critici per la sicurezza nazionale è stata colpita”. Sul Fatto di domani la nostra ricostruzione.
Il Manchester City nella bufera. La Premier League ha deferito i Citizens a una commissione indipendente per presunte numerose violazioni dei regolamenti finanziari, avvenute tra il 2009 e il 2018, quando la squadra ha vinto tre scudetti. Tra le irregolarità contestate anche l’assenza di trasparenza sullo stipendio dell’allenatore Mancini.
“La città della vittoria”. Esce domani l’ultimo romanzo di Salman Rushdie, scampato a un’attentato a colpi di coltello da parte di un estremista islamico lo scorso agosto, a seguito del quale ha passato sei settimane in rianimazione e ha perso l’uso di un occhio.
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