C’era una volta una volta una vedova che aveva due figlie bruttissime, odiose e con due nomi orrendi: Anastasia e Genoveffa. Insomma… io mi chiamo Maria Amalia Caratozzolo che è tutto un programma e che fa subito Maria Addolorata, e ogni volta che mi trovo a dover firmare un documento, nella mia testa parte inesorabile il jingle di un cult horror di tutto rispetto e l’impiegata inizia a sembrarmi Saw L’enigmista. Inizio a sudare come se non ci fosse un domani, guardando inorridita quella minuscola riga in cui dovrebbe entrare il mio nome e cognome. Alla fine, Caratozzolo finisce sempre in verticale e il documento sembra un’opera dadaista. Ma Anastasia o Genoveffa proprio non si può, alla stregua di Kevin o Chanel!
Un bel giorno, la vedova di cui sopra, sposò un ricco gentiluomo che aveva una figlia e così la famiglia si allargò. La giovane donna, al contrario delle sorellastre, era bellissima e con un buon carattere, e così la matrigna e le figlie fecero proprio come fanno certe donne invidiose e insidiose, riservandole una dolce e amorevole accoglienza, che consisteva nel farle fare i lavori più pesanti e nel lasciarla vestita di stracci, in pratica la consideravano la loro personale serva. Che bel nucleo familiare… quanta affettività! Ma la cosa più inquietante è che la giovane donna era sempre allegra e sorridente, dolce e amorevole. Tutti i giorni subiva le peggiori angherie da parte di quelle due sorellastre stronze e di quella sociopatica e sadica matrigna, ma lei sorrideva candida e beata. In tutto questo mi piacerebbe anche sapere di suo padre… ma dove cazzo era? Capisco che la qualità migliore degli uomini non sia certo il coraggio, ma mai, e dico MAI, in nessun punto della storia, quest’uomo fa una qualche cosa a favore della sua povera e maltrattata figlioletta, mai prende una posizione o mette in pratica una qualche azione. Praticamente è come se fosse un ologramma!
Ma la peggiore di tutti resta la nostra Cenerentola, tenero nomignolo attribuitogli dalle dolcissime Anastasia e Genoveffa. Quando la povera fanciulla aveva un po’ di respiro, tra una schiavitù e l’altra, amava accomodarsi davanti al camino, riempendosi di cenere, ed è così che nacque l’idea dell’amabile soprannome. Osservava quel fuoco con l’energia di un bradipo, parlava con i suoi amici topolini e il giorno dopo era di nuovo allegra e sorridente, pronta a farsi torturare dalle perfide sorellastre. A me sinceramente viene voglia di darle due tumpulate*! A voi no?!
Nel mezzo di quel bel quadretto familiare, arrivò un proclama dal castello in cui il figlio del re, il principe erede al trono, annunciava che si sarebbe tenuto un ballo a cui erano invitate tutte le ragazze in età da marito. Testuali parole. E dico TESTUALI PAROLE. Già il concetto di un ballo ideato con lo scopo di cercare moglie mi fa rabbrividire… ma poi, cosa significherebbe esattamente in età da marito? Forse che dopo i quarant’anni la vita amorosa e sessuale di una donna è finita? Come fossimo un prodotto da supermercato con tanto di scadenza, da consumare entro la data indicata. E se menzamaddiu* avessimo anche un figlio che si fa… ci si prepara all’apocalisse? Raggelo di fronte ai modelli e ai messaggi diseducativi con cui tutte noi siamo cresciute.
E così, iniziarono i preparativi per quel giorno tanto speciale. La nostra Cenerentola ovviamente non avrebbe partecipato a quel ballo, l’idea non era neanche stata presa in considerazione. In realtà quelle due arpie delle sorellastre senza volere le stavano facendo un favore, ma lei non poteva saperlo… troppa era la pressione sociale e culturale che rendeva tanto ambito quel ballo. Ma, cara Cenerentola, sarebbe stato molto meglio se tu a quel ballo non ci fossi mai andata!
La ricerca sfrenata dell’abito perfetto si concluse con matrigna e sorellastre agghindate e vestite stile Festa del canuzzo*, pronte per andare al ballo e lasciare Cenerentola sola e triste a casa, che infatti, non appena uscirono, scoppiò immediatamente in un pianto a dirotto, avvilita dall’idea di non poter partecipare a quel ballo. Persino i suoi amici topolini non sapevano proprio come consolarla!
Ed è a questo punto della storia che compare una fatina tutta vestita di rosa, un po’ come quella lontana zia che ogni volta che ti vede è pronta a chiederti quando ti sposerai e farai quattordici figli? Con il pathos di una che sembra dover partecipare attivamente all’intera gestazione. In un batter di ciglia, la zia fatina fece un mega incantesimo trasformando una zucca in una carrozza, gli amici topolini in due cavalli bianchi, una talpa in cocchiere, e infine gli stracci della nostra Cenerentola in un vestito meraviglioso con tanto di scarpine di cristallo. Tutto molto realistico e credibile! Inoltre, la magia durerà soltanto fino alla mezzanotte. Al dodicesimo rintocco dell’orologio, la carrozza tornerà a essere zucca, i cavalli topolini e i gli abiti della nostra protagonista, stracci.
Da qui in poi parte una vera e propria odissea. Cenerentola andrà a quel ballo in incognita, ballerà con il principe in persona ma ovviamente a due minuti dalla mezzanotte, quindi dovendo scappare prima della fine dell’incantesimo, sul più bello, come una pazza in piena possessione demoniaca e dimenticando una scarpetta di cristallo. Ma è proprio grazie a quella scarpetta che il principe, mobilitando l’intero palazzo, ritrovò quella bellissima fanciulla sparita nelle nebbie.
E così, vissero felici e contenti per i primi sei mesi. Sfornarnono quattro marmocchi con la sindrome dell’abbandono a cui pagheranno la psicoterapia almeno per i prossimi dieci anni. Saranno felici di quell’unione tanto desiderata, giusto il tempo di dare il via ai numerosi tradimenti da parte del principe e giusto il tempo che le due famiglie inizino a odiarsi a vicenda stile Montecchi e Capuleti in Romeo e Giulietta. In seguito, Cenerentola chiederà il divorzio, discutendo a lungo sugli alimenti, e sfuggirà più volte agli attacchi violenti della suocera. Si sposerà altre due volte, e vivranno felici e contenti (per i primi sei mesi).
MORALE DELLA FIABA: Chiediamoci davvero se vogliamo andare a quel ballo e perché. Fossi in voi andrei al cinema!
*Tumpulate: Schiaffi
*Menzamaddiu: Per carità di Dio
*Festa del canuzzo: Indossare vestiti esagerati e di cattivo gusto per occasioni speciali come feste e cerimonie