Indignarsi perché un potente viene assolto per aver fatto cose che, anche divise per un milione, porterebbero chiunque altro all’ergastolo, ormai è inutile. Trent’anni e più di controriforme della giustizia hanno trasformato i Codici in un inesauribile catalogo di cavilli per avvocati azzeccagarbugli, ma anche per giudici del quieto vivere e delle carte a posto: quelli che prima decidono di assolvere il colpevole, poi si arrampicano sugli specchi per cercare uno straccio di motivazione. Un tempo non l’avrebbero trovata, ora hanno l’imbarazzo della scelta.
La storia dei processi a B. è una collezione di perle: tutti pezzi unici. Previti, avvocato di B., compra con soldi di B. il giudice della sentenza su Mondadori, che passa da De Benedetti a B.: Previti e il giudice condannati, B. prescritto perché il suo è un reato minore (è solo il mandante). Fininvest di B. paga quattro mazzette alla Finanza perché non scopra le frodi di B.: condannati i finanzieri e il fratello Paolo, B. assolto. B. paga 600 mila dollari a Mills che deve testimoniare contro di lui in due processi, poi Mills scrive al suo commercialista il perché: “La mia testimonianza ha tenuto Mr. B. fuori da un mare di guai in cui l’avrei gettato se avessi detto tutto quel che sapevo” sulle società estere usate per frodare il fisco: Mills condannato in primo e secondo grado e prescritto in Cassazione, B. prescritto subito da una giudice che scrive di non poterlo condannare comunque perché la lettera-confessione di Mills su B. vale per Mills, ma non per B.. Quindi Mills va condannato per essere stato corrotto da B., ma B. non va condannato per avere corrotto Mills.
Il tutto, al netto delle 7 prescrizioni perché B. ne ha dimezzato i termini e delle 3 assoluzioni per falso in bilancio perché lui l’ha depenalizzato. Ora la comica finale. Il Codice penale vieta all’imputato di pagare sia i testimoni sia i coimputati che possono inguaiarlo, ci sono montagne di prove che B. ha pagato 28 testimoni che potevano (e spesso minacciavano di) inguaiarlo dicendo la verità sul caso Ruby, e il Tribunale che fa? Lo assolve con tutte le testimoni prezzolate, perché queste non andavano sentite con l’obbligo di rispondere e dire la verità: bisognava indagarle come sue coimputate e interrogarle col diritto di tacere o mentire (in Italia mentire alla Giustizia è un diritto, nei Paesi civili è un crimine). E pazienza se è pure vietato pagare i coimputati perché mentano. E pazienza se 2 gup, 3 giudici d’appello e 9 giudici delle sezioni unite di Cassazione avevano stabilito il contrario.
Perciò indignarsi è inutile. Meglio approfittarne: se delinquere e poi pagare testimoni e complici per fregare i giudici non è più reato, diamoci da fare. Poi, se ci beccano, diciamo che ci manda Silvio.