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RUBY TER, FRATELLI D’ITALIA DICE NO A BERLUSCONI: “NESSUNA COMMISSIONE D’INCHIESTA”. Fratelli d’Italia boccia senza appello la proposta di Forza Italia: non ci sarà alcuna commissione d’inchiesta sull’uso politico della magistratura. La proposta è stata lanciata ieri nell’aula di Montecitorio dal capogruppo azzurro Alessandro Cattaneo, subito dopo l’assoluzione di Silvio Berlusconi nel processo Ruby ter. Oggi Daniela Santanché ha respinto al mittente la richiesta e Licia Ronzulli ha subito ingranato la retromarcia: era un’idea della scorsa legislatura, nessuna fretta e nessun diktat agli alleati. Gli azzurri però non frenano l’assedio alle toghe. Per Gasparri, uno dei cancri dell’Italia è la magistratura politicizzata. Il senatore forzista ha annunciato un’interrogazione al ministro della Giustizia invocando un’ispezione alla procura di Milano: all’onorevole non è piaciuto il commento alla sentenza della procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano. Secondo la pm, l’assoluzione è il frutto di un ragionamento “giuridico”. In pratica, un cavillo: le ragazze delle “cene eleganti” sono state pagate da Silvio e hanno mentito; l’errore – durante i processi Ruby 1 e Ruby 2 – sarebbe stato quello di considerarle come testimoni e non indagate. Sul Fatto di domani torneremo sull’assoluzione di Berlusconi con un tuffo nel passato: se l’uomo di Arcore abbia corrotto o meno, lo capiremo meglio leggendo stralci di intercettazioni e dichiarazioni dei protagonisti della vicenda. Poi vi racconteremo chi è il giudice Tremolada: l’uomo che ha scagionato Silvio è lo stesso che ha assolto gli imputati del procedimento Eni-Nigeria. Intanto, Ruby (al secolo Karima El Mahroug) ha presentato il suo libro nuovo libro. Di una cosa si dice sicura: non rientrerebbe a casa di Berlusconi.
CASO COSPITO, DELMASTRO INDAGATO PER LE RIVELAZIONI IN AULA DI DONZELLI. Il sottosegretario alla Giustizia di Fratelli d’Italia Andrea Delmastro Delle Vedove è indagato nell’inchiesta della procura di Roma sulla rivelazione di documenti riguardanti il caso Alfredo Cospito. Potrebbe essere interrogato già domani. Il fascicolo è stato aperto (su esposto del parlamentare verde Angelo Bonelli) dopo che il 31 gennaio Giovanni Donzelli, compagno di partito, aveva riportato alla Camera alcune conversazioni tra l’anarchico e altri detenuti al 41 bis durante l’ora di socialità. Delmastro aveva già ammesso di aver raccontato quelle circostanze a Donzelli perché a Roma sono coinquilini. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio aveva difeso entrambi in aula, sostenendo che quei dialoghi erano riservati ma non secretati. Cospito, arrivato al quarto mese di sciopero della fame, è ancora ricoverato all’ospedale San Paolo di Milano e ha ripreso ad assumere gli integratori e mangia yogurt e biscotti: dice di voler arrivare lucido all’udienza del 24 febbraio, dove la Cassazione deciderà il ricorso sull’applicazione del 41bis al suo caso. Secondo fonti interne al penitenziario, le sue condizioni di salute sarebbero leggermente migliorate. Il ministro Carlo Nordio è tornato a spiegare in Aula le ragioni della scelta di non revocargli il regime di carcere duro, basandosi sul parere della Direzione nazionale antimafia. Rimbalza l’eco mediatica di un proiettile e un volantino dattiloscritto firmato Fai, la Federazione anarchica informale di cui fa parte Cospito, recapitato stamattina a un manager dell’azienda Iveco Defence di Bolzano, che produce mezzi blindati militari, inviati anche in Ucraina. Il documento contiene minacce di morte a un dirigente dello stabilimento. Sul Fatto di domani i nostri aggiornamenti sul caso.
LETTA-MELONI, I GIORNI DEGLI AMOROSI SENSI. INTERVISTA A PIERFRANCESCO MAJORINO. A dieci giorni dall’apertura delle primarie per eleggere il nuovo segretario, il partito democratico ritrova unità sull’informazione televisiva, sempre più meloniana. Come abbiamo scritto oggi, Tg1 e Tg2 sono quasi un monologo delle destre. Oggi i dem sono partiti all’attacco, chiedendo un riequilibrio e l’insediamento della Commissione di Vigilanza Rai. La presidenza di San Macuto spetta per prassi all’opposizione, ma l’accordo è lontano: Matteo Renzi preme per Maria Elena Boschi ma il Movimento 5 stelle fa muro. Del resto, nemmeno i partiti hanno designato i loro rappresentanti in Vigilanza. Sulle altre commissioni bicamerali, i partiti sembrano aver trovato l’accordo: al partito di Giorgia Meloni toccherebbero 7 presidenze (tra cui Antimafia, Commissione d’inchiesta sul Covid e sulla morte di David Rossi); 4 andrebbero alla Lega; a Forza Italia spetterebbero 3 o 4 presidenze. L’impasse, dunque, resta sulla Rai. Chissà cosa ne pensa Pierfrancesco Majorino, il candidato giallorosa alla regione Lombardia sconfitto da Attilio Fontana. L’esponente dem ha annunciato le dimissioni dall’Europarlamento per sedere nei banchi dell’opposizione al Pirellone. Sul Fatto di domani intervisteremo il politico lombardo per capire le prospettive della sinistra e della (fu) alleanza giallorosa, andata in frantumi anche per le scelte di Enrico Letta dopo la caduta di Mario Draghi. In un colloquio con il New York Times il segretario dimissionario si è mostrato piuttosto indulgente con Meloni. Sul giornale riavvolgeremo il nastro per tornare ai tempi degli amorosi sensi tra Letta e la premier.
Castaldo (M5S): “Elezioni perse, serve un confronto nel Movimento”
di Luca De Carolis
Ora anche lui, un contiano di certa fede, lo scrive nero su bianco: “Abbiamo perso, e adesso nel Movimento serve un confronto aperto, inclusivo e partecipato”. Firmato Fabio Massimo Castaldo, europarlamentare del M5S. A conferma che nei Cinque Stelle tramortiti dalle urne di Lazio e Lombardia non si parla d’altro. Della struttura da creare sui territori, con veri poteri per coordinatori regionali e provinciali e veri gruppi territoriali. E del vincolo dei due mandati, l’ultimo totem, che ormai in tantissimi chiedono di rimuovere, “perché se non candidiamo volti noti non prenderemo mai le preferenze, nelle amministrative, e figurarsi nelle Europee” come sussurra un big.
UCRAINA, IL PARLAMENTO EUROPEO DICE SÌ AI CACCIA. PECHINO TORNA A PARLARE DI NEGOZIATI. La Cina vuole contribuire alla pace in Ucraina. O almeno questo ha riferito il capo della diplomazia di Pechino Wang Yi dopo l’incontro con il presidente francese Emmanuel Macron. La Cina, che non ha condannato l’invasione russa ed è rimasta un partner commerciale stretto di Mosca, sostiene di avere una posizione “imparziale” sul conflitto e conferma che il suo obiettivo è arrivare a “un cessate il fuoco il prima possibile”. Dopo Parigi, Wang Yi, oggi era a Roma dove ha incontrato il ministro degli Esteri Tajani. A Bruxelles, il parlamento europeo ha approvato oggi una risoluzione che chiede di fornire a Kiev “aiuti militari per tutto il tempo necessario” e di “prendere in seria considerazione” la fornitura di aerei da combattimento ed elicotteri, in aggiunta ai sistemi missilistici e munizioni che già si inviano. Washington ha annunciato un incontro tra il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente americano Joe Biden alla Casa Bianca, il 3 marzo. I due leader discuteranno di armi a Kiev e sanzioni, fanno sapere gli Usa, ma anche di Cina e dei problemi del Pacifico. Sul campo di battaglia, in Ucraina, i media del Paese hanno dato notizia di una forte esplosione in Crimea. Il sito di informazione Politico riferisce di una conversazione riservata in cui il segretario di Stato americano Antony Blinken avrebbe espresso scetticismo sull’utilità di riconquistare la penisola occupata dal 2014, come è ufficialmente nei piani di Kiev. Per Putin, la Crimea è “una linea rossa”, avrebbe argomentato Blinken, quindi si rischia un’escalation. Sul Fatto di domani, oltre alla cronaca della giornata, leggerete una testimonianza di due giornalisti freelance, collaboratori del nostro giornale, che sono stati bloccati a Kiev con l’accusa di essere collaboratori dei russi.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
La relazione sul Pnrr. Il consiglio dei ministri di oggi pomeriggio si è aperto con la relazione sull’attuazione della politica di coesione europea, che comprende la valutazione degli obiettivi raggiunti del Pnrr. Sul Fatto di domani vedremo cosa è emerso.
La Francia in piazza. Mélenchon: “blocchiamo tutto”. Proseguono le proteste contro la riforma delle pensioni voluta da Emmanuel Macron, che prevede l’innalzamento dell’età pensionabile a 64 anni. Oggi si è tenuta la quinta giornata di mobilitazioni e il leader della France insoumise Jean-Luc Mélenchon ha lanciato un appello per scioperi a oltranza dal 7 marzo, se il governo non ritirerà il progetto.
Come eravamo. Un viaggio nella genetica alla scoperta dei primi uomini, migranti dalla pelle scura, in un saggio di Guido Barbujani.
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Cartabia, la Camera Penale di Napoli: “Sarà impossibile celebrare l’appello”
Il presidente Marco Campora: “Siccome il 60% dei processi viene celebrato con avvocati d’ufficio, ci saranno un sacco di disgraziati e di ultimi che entreranno in carcere perché impossibilitati a impugnare una condanna di primo grado”. Leggi l’articolo di di Vincenzo Iurillo. Iscriviti alla newsletter Giustizia di Fatto.
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