Che superati i cento giorni a Palazzo Chigi, agli occhi del Pd, una come Giorgia Meloni rappresenti il male minore (o forse addirittura il niente male) non lo dicono solo Enrico Letta (“meglio di quanto ci aspettassimo”) o Stefano Bonaccini (“è capace”) ma la realtà dei fatti. In perfetta continuità con il draghismo contabile targato Unione europea e dunque attenta a non farsi nemica Bruxelles (i soldoni del Pnrr molti, maledetti e subito). Attraverso il superatlantismo filo-ucraino benedetto da Casa Bianca e Nato. E, adesso, con il brusco no alla commissione d’inchiesta sui giudici, urlata dai Gasparri bava alla bocca contro la sinistra. Segno che pur “contenta per lui”, dopo l’assoluzione del Silvio bunga-bunga, la premier ritenga comunque archiviata la stagione dello scontro politica-magistratura, come sempre si dovrebbe a una istituzione super partes.
Insomma, se alla opposizione divisa e vieppiù sgarrupata dal voto regionale poteva andare molto peggio, anche alla Meloni converrebbe non infierire troppo su un avversario esterno abbastanza inoffensivo. Nel momento in cui gli avversari interni (Berlusconi e Salvini), ringalluzziti da Lombardia e Lazio potrebbero rialzare la testa. Tutto si tiene.
E se davvero Io sono la premier puntasse ad allontanarsi, necessariamente, dalla destra ruspantona di Io sono Giorgia, allora non desse troppo ascolto ai tardivi consiglieri che con la testa rivolta al passato invocano la resa dei conti in Rai o la presa, libro e moschetto, del Salone di Torino. Non per imporre una “diversa narrazione dopo la nostra vittoria elettorale” (il Mazzi sottosegretario FdI) bensì per fare il solito bottino di poltrone e prebende. Anche perché la pretesa contraddizione tra la sinistra egemone a Sanremo e la sinistra presa a calci nel sedere nelle urne (o, se si vuole, della destra “umiliata” dai baci in bocca e trionfante ai seggi) ha poco senso.
Perché non ritenere che le persone sappiano distinguere tra situazioni diverse e contesti distanti (come si addice agli esseri pensanti)? E poi, detto con un pizzico di becero realismo, non siamo forse il Paese (la nazione) del chiagni e fotti? Sì, tutto si tiene, anche il Pd con la Meloni e viceversa.